di Elisa Alloro – Ieri sera la prima, al Teatro Nazionale CheBanca! di Milano di Balliamo sul Mondo, il musical di Chiara Noschese ispirato alle canzoni di Luciano Ligabue e alla presenza del rocker di Correggio in sala, acclamato dal pubblico come ad un proprio concerto.
Partiamo da un presupposto, il musical è un genere artistico che o si ama o si odia, ma fare un musical – e questo devono saperlo anche gli scettici – è cosa complicata. Il cast deve saper ballare, muoversi, recitare e cantare contestualmente.
La Noschese, scelto di imbastire la storia senza ballerini professionisti, ha voluto puntare su giovani ed abili attori-cantanti, capaci al punto d’essere in grado di cantare live ma suonare in playback, e perfettamente in sinc (più complesso di quanto si pensi, anche per le star rodate), sulle basi originali “ricostruite” ad hoc per l’occasione dallo storico collaboratore del Liga, Luciano Luisi e suonate in realtà dalla band del rocker di Correggio.
Un bel fardello, per farla breve.
E’ vero, i pezzi del Liga cantanti da chiunque altro sono ben altra cosa dall’originale, ma non è questo lo scopo di un musical che vuole invece utilizzare per la prima volta le parole di un grande cantante per farli diventare testi, capovolgendo quella che invece è la struttura classica del musical, che fa diventare invece i testi canzoni.
Per una volta, ci ritroviamo all’interno di una commedia musicale dove non sono i tratti di sceneggiatura a diventare canzone, ma le parole dei più celebri brani di un grande cantante, a diventare dialoghi.
Ma i testi del Liga – per struttura e celebrità – del resto, sono già diventati bracciali, incisi su pendenti ed anelli, meme, libri e se ci avessero pensato prima, sarebbero potuti essere anche negli anni dipanati all’interno di una scatola di cioccolatini.
Perché le canzoni del Liga parlano alla gente della gente, sono dirette ed immediate, appunto popolari, come lui.
In risposta, quindi, a chi puntava il dito contro l’elementarità di una struttura e di una storia già sentita, va in scena una commedia musicale semplice ma pura, genuina, a tratti anche molto divertente, capace di coinvolgere – vista la risposta in sala – uno spettro di età molto ampio.
Uno spettacolo concreto e credibile.
La wild card? Un talentuoso e nostrano attore teatrale e cinematografico, Bob Messini, già noto al pubblico del cinema per avere lavorato con grandi registi del calibro di Pupi Avati e Paolo Virzì, qui ad incarnare perfettamente il ruolo di Mario, ancora oggi dietro il bancone del bar, solo poco più in là dello storico River di San Martino in Rio, diventato per tutti negli anni il Bar Mario.
In cartellone al Nazionale di Milano fino al 27 ottobre, arriverà l’8 dicembre a Bologna, al Teatro Europauditorium di Piazza della Costituzione.
Ultimi commenti
Anche l' Ordine degli Avvocati di Reggio Emilia .
Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
Diranno, sia a sinistra che a destra, che c'è un disinteresse della politica, in particolare dei giovani, diranno che molti non votano perché pensano che, […]