Prime ombre nella trattativa tra il Movimento Cinque Stelle e il Partito Democratico in vista della possibile formazione di un nuovo governo congiunto, alternativo alla maggioranza gialloverde M5S-Lega che ha governato il Paese negli ultimi 14 mesi.
Il nodo è quello relativo al ruolo del presidente del consiglio dimissionario Giuseppe Conte, che i Cinque Stelle vorrebbero in campo come premier anche nell’eventuale governo giallorosso; il Pd, invece, aveva posto come condizione per la formazione di un nuovo esecutivo una chiara discontinuità (di temi e di rappresentanti) rispetto a quello precedente, discontinuità che non potrebbe che passare dall’indicazione di un nome nuovo per Palazzo Chigi.
La rischiosa accelerazione alla trattativa è stata impressa venerdì 23 agosto dal capo politico del Movimento 5 Stelle Luigi di Maio, che ha incontrato personalmente il segretario del Pd Nicola Zingaretti ponendo questa nuova condizione: Conte premier anche dell’eventuale governo Pd-M5S.
Zingaretti, per il momento, non ha ceduto, rimarcando la necessità di un “governo di svolta” anche nei suoi elementi. La partita, in ogni caso, non è chiusa, ma soltanto rimandata a un altro incontro che sarà organizzato a breve. Secondo alcune fonti, infatti, Di Maio avrebbe chiesto una risposta sul nome di Conte entro 24 ore dal primo faccia a faccia.
Il presidente del consiglio uscente ha ricevuto anche un endorsement piuttosto pesante, quello di Beppe Grillo, che sul suo blog ne ha tessuto gli elogi: “Giuseppe Conte non si lancia in strambe affermazioni, mostra e dimostra un profondo senso di rispetto per le istituzioni, insieme a una chiara pacatezza ricca di emozioni normali, senza disturbi della personalità”, ha scritto il fondatore del Movimento.
La trattativa, in ogni caso, è stata avviata, anche se l’esito non è affatto scontato. Sul tavolo, infatti, oltre ai nomi c’è la necessità di risolvere il rebus dei punti programmatici, effettuando una mediazione tra i cinque punti indicati dalla direzione nazionale del Pd (appartenenza leale all’Unione europea, pieno riconoscimento della democrazia rappresentativa, sviluppo basto sulla sostenibilità ambientale, cambio nella gestione dei flussi migratori, svolta delle ricette economiche e sociale in chiave redistributiva) e i dieci impegni di legislatura proposti dai pentastellati, primo tra tutti il taglio di 345 parlamentari.
Nel pomeriggio di domenica 25 agosto si riuniranno i sei tavoli di lavoro del Pd per elaborare i dossier da portare poi al confronto con il Movimento 5 Stelle. Zingaretti, pur ottimista sull’esito finale della trattativa, si è augurato che non ci sia nessun “doppio forno” da parte dei pentastellati, con riferimento a una possibile ricomposizione (per quanto clamorosa) dell’accordo di governo tra Cinque Stelle e Lega.
“Mi auguro non esista l’ipotesi del doppio forno”, ha detto Zingaretti ad Amatrice, dove si trovava per le commemorazioni del terzo anniversario del devastante terremoto del 2016 in centro Italia.
“Noi crediamo – ha poi scritto su Facebook – che sia importante aprire con tutte le nostre forze una nuova fase politica, è necessario dar vita a un governo di svolta, per il lavoro, per la crescita, che affronti la situazione politica con un nuovo modello per aprire una nuova stagione. Per questo abbiamo chiesto un governo in discontinuità con quello che ci ha visto tra gli oppositori. Io sono sempre ottimista, credo che questa fase però vada fatta ascoltando e rispettandoci l’uno con l’altro”.
Non ci sono punti accettabili sul m5s e PD. Manca la fiducia. Tutto qui. La festa dell’ umidita’ a Sant’ Ilario o Villalunga porta soldi ma non consensi. Continuate con gli stends e le offerte libere. Piuttosto aumentate gli stipendi e le pensioni, e impegnatevi contro il malaffare e le banche rovistare. Vi voteranno………booooo ????