Il presidente del consiglio Giuseppe Conte, nel suo intervento di martedì 20 agosto davanti all’aula del Senato, ha messo ufficialmente fine all’esperienza del governo gialloverde, annunciando che al termine del suo discorso si recherà al Quirinale per presentare al presidente della Repubblica Sergio Mattarella le proprie dimissioni dall’incarico. A nulla, quindi, sono valsi i tentativi in extremis di ricucire la crisi tra gli alleati Lega e Movimento 5 Stelle; anzi, Conte è stato molto duro con il leader del Carroccio Matteo Salvini, tra gli applausi dei senatori pentastellati e le risatine dell’altro vicepremier Luigi di Maio.
“Ho chiesto di intervenire per riferire sulla crisi di governo innescata dalle dichiarazioni del ministro dell’interno e leader di una delle due forza di maggioranza”, ha detto Conte esordendo in Senato. L’8 agosto, ha ricordato il premier, “Salvini ha diramato una nota con cui si diceva che la Lega poneva fine alla sua esperienza e voleva le urne. Ha quindi chiesto la calendarizzazione di comunicazioni. Oggetto grave che comporta conseguenze gravi”.
Questo passaggio, ha sottolineato Conte, “merita di essere chiarito in un pubblico dibattito che consenta trasparenza e assunzione di responsabilità da parte di tutti i protagonisti della crisi. Io ho garantito che questa sarebbe stata un’esperienza di governo all’insegna della trasparenza e del cambiamento e non posso permettere che questo passaggio possa consumarsi a mezzo di conciliaboli riservati, comunicazioni rilasciate sui social o per strada”.
“I tempi di questa decisione espongono a gravi rischi il nostro Paese”, ha aggiunto Conte: “Questa crisi interviene in un momento delicato dell’interlocuzione con le istituzioni europee. In questi giorni si stanno per concludere le trattativa per i commissari e io mi sono adoperato per garantire all’Italia un ruolo centrale. È evidente che l’Italia corre il rischio di partecipare a questa trattativa in condizioni di oggettiva debolezza”.
“La decisione di innescare la crisi è irresponsabile”, ha sostenuto Conte: “Per questa via il ministro dell’Interno ha mostrato di seguire interessi personali e di partito. Aprire la crisi in pieno agosto per un’esperienza di governo giudicata limitativa da chi ha rivendicato pieni poteri e la scelta di rinviare fino ad oggi la decisione presa da tempo è un gesto di imprudenza istituzionale irriguardoso per il Parlamento e porta il paese in un vorticosa spirale di incertezza politica e finanziaria”.
“Le scelte compiute in questi giorni dal ministro dell’Interno – ha aggiunto il premier – rilevano scarsa sensibilità istituzionale e grave carenza di cultura costituzionale. Non abbiamo bisogno di persone e uomini con pieni poteri, ma che abbiano cultura istituzionale e senso di responsabilità”.
“Le crisi di governo, nel nostro ordinamento, non si affrontano e regolano nelle piazze”, ha affondato il colpo Conte, “ma nel Parlamento. In secondo luogo, il principio dei pesi e contrappesi è fondamentale perché sia garantito l’equilibrio del nostro sistema e siano precluse vie autoritarie. In coincidenza dei più importanti Consigli europei non sei riuscito a contenere la foga comunicativa creando un controcanto politico che ha generato confusione”, ha accusato il presidente del consiglio.
Al termine del dibattito a Palazzo Madama, ha quindi annunciato Conte, “mi recherò dal presidente della Repubblica Mattarella per dimettermi. Ora il presidente guiderà il Paese in questo passaggio delicato. Colgo l’occasione per ringraziarlo per il sostegno che mi ha dato”.
«La libertà consiste non nell’avere un buon padrone, ma nel non aver nessun padrone. Non voglio la catena lunga come i cagnolini, non voglio catene. Punto. Siamo il Paese più bello e potenzialmente più ricco del mondo, e non mi va che ogni nostra decisione debba dipendere dall’Unione Europea. Abbiamo in testa un’Italia che non cresce dello 0 virgola, ma un’Italia che merita libertà». Cosa significa questo per l’UE? Nel libro di Daniele leggiamo: “[il re del nord = Russia a partire dalla seconda metà del XIX secolo. Daniele 11:27)] ritornerà nel suo paese con grandi ricchezze [1945], e il suo cuore sarà contro il patto santo [l’ostilità nei confronti dei cristiani], e agirà [attività in ambito internazionale], e tornerà al suo paese [1991-1993. La disintegrazione dell’Unione Sovietica e del Patto di Varsavia. Le truppe russe restituito alla paese]. Al tempo fissato tornerà.” (Daniele 11:28, 29a) Il ritorno della Russia significa qui crisi, che eclisserà la Grande Depressione, la disgregazione non solo dell’area euro, ma anche dell’Unione europea e della NATO. Molti paesi dell’ex blocco orientale tornerà nella sfera d’influenza della Russia.