Crisi di governo, il Pd si divide

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Ha detto il segretario del Pd Nicola Zingaretti: “No a un governo Pd-M5S. Mattarella ci guiderà, il Pd sia unito”. “Queste sono le mie opinioni – scrive il segretario del Pd nel suo blog – ne dovremo discutere senza demonizzare idee diverse, senza accuse o invettive perché davvero siamo in una fase difficile nella quale c’è e ci sarà bisogno del contributo di idee e di lavoro di tutte e di tutti. Se concordiamo sul pericolo Salvini il primo assoluto bene da preservare è l’obiettivo dell’unità. Ma il primo passaggio per costruire l’unità è evitare di instillare veleno tra noi: non si dica che chi sostiene queste idee è per far fuori qualcuno, perché, ripeto, gli avversari io li ho sempre considerati e li considero fuori di noi”.

Renzi: folle andare al voto. Dalle pagine del Corriere della Sera, Renzi dice oggi “è folle andare al voto”. E apre a un governo istituzionale “anche con il M5S”. La spaccatura all’interno del partito democratico si conferma, una volta di più, con la replica di Nicola Zingaretti, che poche ore dopo, dalle pagine dell’Huffington post, boccia l’ipotesi di un governo Pd-M5s e lancia l’ennesimo appello all’unità. Poi, è di nuovo Renzi a parlare: appello a tutti per un esecutivo ‘no tax’.

Su questa posizione l’apertura di Dario Franceschini, di Graziano Delrio, il sì di Matteo Orfini (purché si concordi un programma che includa anche temi come la cancellazione dei decreti sicurezza di Salvini) ma anche di zingarettiani come Roberto Morassut, che dice no alla soluzione “asfittica e mortale” per il Pd di un “governo istituzionale”, ma apre a un “governo istituzionale vero di risanamento e riforme non a tempo”.