L’Emilia-Romagna chiede un cambio di passo chiaro su tutele e diritti per i lavoratori delle piattaforme digitali. L’assemblea legislativa regionale ha infatti approvato oggi all’unanimità il progetto di legge proposto alle Camere sulla scia di quanto fatto in Regione Piemonte e di quanto viene fissato nella carta di Bologna. La proposta comprende un compenso minimo orario, il divieto della retribuzione a cottimo, il riconoscimento del rapporto di lavoro subordinato, prescrizioni per la sicurezza, turni di riposo e il diritto alla ‘disconnessione’.
Il consigliere regionale PD Luca Sabattini soddisfatto commenta:
“Oggi abbiamo approvato la legge a tutela dei lavoratori su piattaforme digitali, ovvero quelli impiegati nella cosiddetta gig economy: si è parlato spesso dei riders, ma i lavori sono anche tanti altri e in continuo aumento dove la tecnologia non è un ausilio per lavorare meglio ma diventa il lavoro diventa funzionale alla tecnologia. Quella approvata oggi è una scelta giuridica forte: ricomprendere nel rapporto di lavoro subordinato queste nuove professioni. Con questo provvedimento vogliamo tutelare i lavoratori e garantire a questo mondo i diritti sanciti nello statuto dei lavoratori”.
La proposta ora verrà inviata a Roma, dove dovrà essere discussa dalle due camere.
Per ora gli sforzi compiuti da Luigi Di Maio sono falliti davanti alle contestazioni delle aziende proprietarie delle piattaforme.
La prima legge regionale sul tema “riders” e piattaforme digitali risale al giugno 2016, approvata dalla Regione Lazio, che però trattava il diritto a una retribuzione minima, tutele per la sicurezza sul lavoro e l’istituzione di un portale per il lavoro digitale. La differenza più grande tra le due leggi regionali è che in quella dell’Emilia Romagna si chiede il riconoscimento della subordinazione, che sarebbe una vera svolta giuslaburistica.
Ultimi commenti
Anche l' Ordine degli Avvocati di Reggio Emilia .
Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
Diranno, sia a sinistra che a destra, che c'è un disinteresse della politica, in particolare dei giovani, diranno che molti non votano perché pensano che, […]