Reggio Emilia e l’Emilia-Romagna si confermano aree da primato per la cooperazione italiana sia sul versante del fatturato (in regione si sviluppa il 30% di quello nazionale) che dell’occupazione.
I dati, emersi dal convegno “Cooperazione, il valore del lavoro” promosso da Confcooperative Reggio Emilia, sono espliciti: su un totale di 1.350.000 occupati nelle cooperative italiane (il 6% sul totale degli occupati in Italia), l’Emilia-Romagna detiene una quota del 18,6%, con le cooperative reggiane in pole position con quasi 45.000 addetti.
“Cifre rilevanti – sottolinea il presidente di Confcooperative, Matteo Caramaschi – che sono apparse in crescita anche negli ultimi anni (+0,9% nel 2018), ma che raccontano solo una parte del contributo della cooperazione in tema di lavoro; rispetto alla media, infatti, la cooperazione appare più inclusiva per le donne (la quota del lavoro al femminile è al 52% rispetto al totale delle imprese, che si ferma al 37,7%) e per i cittadini provenienti da altri Paesi (22,3% contro l’11,5%), con l’aggiunta di una vocazione senza uguali nell’inclusione lavorativa di persone segnate da fragilità di varia natura”.
“Parlare di valore del lavoro – aggiunge Caramaschi – per noi significa anche valutare quanto e come la cooperazione sta contribuendo a contrastare precarietà e disuguaglianze sociali, che certamente si inseriscono tra le grandi questioni che in prospettiva dovranno essere affrontate con maggiore incisività”.
Proprio di questi risultati, ma anche di un futuro in cui – come ha detto il direttore dell’Ufficio studi di Unioncamere Emilia-Romagna, Guido Caselli – “il 65% degli studenti di oggi svolgerà un lavoro che non è stato ancora inventato”, si è parlato nel convegno di Confcooperative, inserito tra le manifestazioni celebrative del 70° di fondazione della centrale cooperativa e concluso dal prof. Tiziano Treu, presidente del Cnel e già ministro del lavoro.
Un dibattito intenso che ha visto alternarsi le cifre fornite da Caselli e da Pierpaolo Prandi dell’Ufficio studi nazionale di Confcooperative, la testimonianza di Chiara Nasi, presidente di Cir Food, le indicazioni di prospettiva offerte dal presidente nazionale di Confcooperative Lavoro e Servizi, Massimo Stronati, ma anche le preoccupazioni e le proposte di una Confcooperative reggiana che tra le condizioni per ulteriori crescite dell’occupazione e della tutela del lavoro ha posto senza mezzi termini il tema della regolarità del lavoro e delle relazioni tra fornitori di beni e servizi e la committenza pubblica e privata.
Ancora troppo spesso – ha detto al proposito Caramaschi – si fanno i conti con appalti e concorrenti che speculano sul valore del lavoro e con una committenza che esternalizza lavori e servizi deprimendo la componente rappresentata dal lavoro, potendo agire non solo senza ritegno, ma soprattutto senza sanzioni”.
Secondo Confcooperative, in sostanza, occorre un “nuovo patto” per la tutela delle imprese e dei lavoratori, soprattutto negli ambiti dei servizi che hanno la maggiore densità occupazionale: “da tempo – ha detto Caramaschi – abbiamo posto il tema alle istituzioni, dalle quali attendiamo una risposta concreta per rendere sostenibile anche questa parte del percorso che stiamo facendo per tutelare impresa e lavoro, ma anche per generare nuove opportunità”.
Un appello a “fare insieme” che, tra analisi di dati e prospettive relative alle nuove vie d’impresa e alle professioni del domani (esperti di cybersecurity, esperti di fog computing, di meccatronica, di realtà virtuale, intelligenza artificiale e machine learning), nel convegno di Confcooperative è stato sintetizzato da una citazione di Bauman: “o torneremo a guardare al futuro prendendoci per mano o finiremo in una fossa comune”.
Ultimi commenti
Anche l' Ordine degli Avvocati di Reggio Emilia .
Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
Diranno, sia a sinistra che a destra, che c'è un disinteresse della politica, in particolare dei giovani, diranno che molti non votano perché pensano che, […]