La Fondazione dei Teatri di Reggio Emilia nei primi mesi di quest’anno ha pubblicato il nuovo bando di gara per l’assegnazione dei servizi di accoglienza al pubblico (le maschere del teatro).
L’appalto è stato vinto dalla coop Rear, una cooperativa di Torino, che opera in tutta Italia in Teatri importanti come il Regio di Torino e il “Piccolo” di Milano.
La Coop Rear ha deciso di applicare il Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro della Vigilanza e dei Servizi Fiduciari, e non quello che il settore prevedrebbe, cioè il Ccnl dei Teatri, attualmente applicato ai lavoratori in appalto e a tutti i dipendenti diretti della Fondazione.
“Un contratto, quello della Vigilanza, che oltre ad avere una retribuzione oraria molto più bassa di quella dei Teatri, non risponde alle specificità dei profili professionali e normativi del settore, che rischia di determinare un peggioramento in termini di diritti e salario per i lavoratori. – sottolinea Mirco Pellati, segretario Slc Cgil provinciale – La Fondazione, di cui ricordiamo che il presidente è il sindaco di Reggio Emilia, più volte sollecitata da noi sul problema, in qualità di stazione appaltante, ha ribadito che il bando è stato fatto correttamente e che l’aggiudicatario è tenuto ad applicare il Contratto Nazionale di Settore”.
Alla prova dei fatti però la scelta della Cooperativa appare diversa, legata a scelte contrattuali interne alla azienda che prescindono dall’applicazione del contratto di settore, cioè quello afferente all’attività svolta in appalto.
“In altre parole negli appalti si continua a perpetrare l’applicazione contrattuale più conveniente per l’Azienda alla faccia dei Contratti siglati dalle Categorie del settore, dei diritti dei Lavoratori ed in barba ai protocolli che le Organizzazioni Sindacali siglano con le Amministrazioni Pubbliche sia comunali che regionali; – continua Pellati – protocolli sottoscritti con l’obiettivo condiviso di coniugare lo svolgimento dell’attività con la salvaguardia occupazionale e contrattuale in essere”.
Per la Slc Cgil la partita in atto non può finire così e l’obiettivo rimane la tutela contrattuale dei lavoratori attraverso la salvaguardia del corretto contratto di lavoro, in questo caso quello dei Teatri, dove trovano risposte il tema specifico della stagionalità (con il cambio di contratto si rischia viceversa di determinare il passaggio paradossale da lavoro precario a tempo determinato a lavorato precario a chiamata), dove si definiscono puntualmente i profili professionali delle Maschere, dove formazione e sicurezza sono specifici al settore, ed i minimi salariali sono congrui alla mansione svolta.
“Per questi motivi giudichiamo inaccettabile che il cambio appalto produca un peggioramento per i lavoratori, e riteniamo che tutti, a partire dalla Fondazione dei Teatri, debbano attivarsi perché non si riducano diritti e salari creando un dumping che viene pagato, sempre, dalla forza lavoro. – conclude il segretario della categoria – Continueremo a sostenere, verificando anche eventuali iniziative legali oltre che sindacali, l’illegittimità del cambio di Contratto di lavoro di applicazione e ci mobiliteremo perché negli appalti pubblici si rispettino gli accordi presi tra le Parti”.
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Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
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