Un aiuto concreto alle famiglie, per permettere ai genitori che lavorano e non possono contare su supporti esterni di mandare i propri figli ai centri estivi: una realtà funzionale e molto varia sul territorio, da Piacenza a Rimini, che tuttavia può rivelarsi gravosa per il bilancio domestico.
Per il secondo anno consecutivo la Regione Emilia-Romagna finanzia con 6 milioni di euro il progetto per alleggerire il costo delle rette di iscrizione, favorendo così la conciliazione dei tempi lavoro-famiglia. E lo fa con una novità: salgono fino a 336 euro (erano 210 nel 2018) i contributi previsti per ogni figlio: 84 euro la settimana per un massimo di 4 settimane (o una durata maggiore nel caso in cui il costo settimanale della retta sia inferiore a 84 euro).
Nel 2018, primo anno di sperimentazione del progetto finanziato dal Fondo sociale europeo, sono stati oltre 13.000 i bambini e ragazzi – da 3 a 13 anni d’età – iscritti ai 1.200 centri estivi “accreditati” dai Comuni, cioè in possesso dei requisiti stabiliti dalla direttiva regionale, e 314 i Comuni coinvolti.
Questo il primo bilancio del “Progetto per la conciliazione tempi cura lavoro: sostegno alle famiglie per la frequenza di centri estivi”, presentato oggi in Regione a Bologna, nel convegno dedicato alla rete e all’ulteriore qualificazione dei centri estivi dell’Emilia-Romagna.
Dall’analisi dei risultati ottenuti nella prima estate di sperimentazione emerge che a organizzare le attività sono stati prevalentemente gli stessi Enti pubblici (Comuni, Unioni di Comuni, Aziende pubbliche di servizi) e privati (Cooperative, Onlus, Associazioni gestori di servizi educativi e sociali, Enti religiosi) che gestiscono le scuole o i servizi educativi anche nel periodo scolastico. Accanto a queste realtà, si sono attivate quelle messe in campo da parrocchie, oratori, Fondazioni e associazioni sportive e culturali. Una proposta che in regione è molto ampia e varia, con attività che vanno dal gioco alla scoperta della natura, dallo studio allo sport, fino ai laboratori teatrali e linguistici. Diversi anche gli orari di frequenza previsti, da qualche ora all’intera giornata.
Requisiti per beneficiare del contributo. Possono beneficiare del sostegno finanziario per il pagamento delle rette di frequenza dei centri estivi le famiglie con figli in età 3-13 anni residenti in Emilia-Romagna composte da entrambi i genitori, o uno solo in caso di famiglie mono genitoriali, occupati, in cassa integrazione oppure senza lavoro ma iscritti ai centri per l’impiego, con un reddito Isee annuo entro i 28 mila euro.
Come fare domanda. Per quanto riguarda l’iter di compilazione dell’offerta alle famiglie, entro il 30 maggio i Comuni stileranno l’elenco dei centri – gestiti direttamente o, per quelli privati, individuati tramite bando – aderenti al progetto. Successivamente, i Comuni potranno ricevere le richieste di contributo: i genitori dovranno scegliere uno dei centri inseriti nell’elenco comunale e presentare la dichiarazione Isee. Spettano al Comune l’istruttoria, il controllo dei requisiti e la successiva compilazione della graduatoria delle famiglie individuate come possibili beneficiare del contributo, fino ad esaurimento della disponibilità finanziaria.
I centri estivi possono essere pubblici (organizzati direttamente dai Comuni) o privati (associazioni, cooperative, parrocchie e altri Enti religiosi) “accreditati” dai Comuni in base alla direttiva regionale del 2018 che ha previsto una revisione delle norme organizzative. La novità più significativa ha l’obiettivo di mettere i più piccoli al riparo dal rischio di maltrattamenti e abusi: il personale dei centri estivi, infatti, deve presentare il proprio casellario giudiziario, secondo quanto previsto dalla legge nazionale contro la pedopornografia. Altri requisiti riguardano la somministrazione dei pasti, che deve rispettare le linee guida regionali per l’offerta di alimenti e bevande salutari, e dunque garantire l’igiene e la correttezza alimentare. I centri, inoltre, devono dotarsi di servizi igienici separati per i bambini e gli educatori. Nelle strutture è poi richiesta la presenza di un responsabile con ruolo di coordinatore, in possesso del diploma di scuola secondaria di secondo grado e possibilmente del titolo di educatore o insegnante o, comunque, fornito di esperienza in campo educativo. I centri, inoltre, devono elaborare un progetto educativo sul quale informare adeguatamente le famiglie.
Dal 2020 per il responsabile del centro che accoglie più di 20 bambini, sarà invece indispensabile possedere una formazione più specifica in uno dei seguenti ambiti: educativo, formativo, pedagogico, psicologico, sociale, artistico, umanistico, linguistico, ambientale o sportivo.
Ultimi commenti
Anche l' Ordine degli Avvocati di Reggio Emilia .
Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
Diranno, sia a sinistra che a destra, che c'è un disinteresse della politica, in particolare dei giovani, diranno che molti non votano perché pensano che, […]