Profughi e sistemi di accoglienza, Reggio capitale degli studi europei

Si è concluso oggi lo scambio internazionale che per 5 giorni ha fatto di Reggio Emilia una sorta di "capitale europea" del confronto e delle analisi dei sistemi di accoglienza ed integrazione di profughi e richiedenti asilo.

Un progetto finanziato dall’Unione Europea che ha coinvolto realtà pubbliche e private, cooperative sociali e associazioni di volontariato in uno scambio di esperienze  che vede in campo Paesi quali Austria, Germania, Croazia, Svezia e che, per l’Italia, ha visto il ruolo trainante dell’Unione dei Comuni della Val d’Enza (Bibbiano, Campegine, Canossa, Cavriago, Gattatico, Montecchio, S Ilario e San Polo).

 
La "full immersion" dei Paesi europei nel sistema di accoglienza ed integrazione reggiano ha chiamato in causa esperienze quali la Dimora d’Abramo, la Polveriera di Reggio Emilia, gli enti di formazione Ciofs e La Cremeria, "Rosemary Project" i Centri Provinciali per l’Istruzione degli Adulti (CPIA), l’associazione "Granello di Senapa", società sportive e realtà sanitarie del nostro territorio, fino ad una conclusione che, proprio oggi, ha registrato un confronto anche con alcuni amministratori dei comuni della Val d’Enza.
 
"Abbiamo parlato di integrazione e di accoglienza – sottolinea Nadia Campani, Responsabile dell’Ufficio di Piano dell’Unione dei Comuni della Val d’Enza – partendo direttamente dalle buone prassi reggiane, che evidenziano, innanzitutto, un sistema fortemente integrato sui tanti e complessi aspetti che i flussi migratori comportano".
 
"Proprio per questo – prosegue Nadia Campani – abbiamo affrontato le questioni legate alla prima accoglienza, ai percorsi sanitari e formativi, alla tratta delle donne e alla scolarizzazione in quell’ottica di integrazione che orienta il lavoro dei tanti attori impegnati nel nostro territorio e risorsa preziosa tanto per i richiedenti asilo quanto per le comunità locali. Con tutti questi soggetti è attivo un confronto permanente su come affrontare e presidiare le criticità inevitabilmente presenti in percorsi così complessi".
 
"Ai partner europei – sottolinea la referente del progetto per l’Unione Val d’Enza, Elisabetta Zen – abbiamo presentato i risultati e anche gli elementi di criticità che i percorsi di accoglienza e integrazione presentano, ponendo l’accento, in particolare, su una caratteristica che il sistema reggiano cerca di tutelare sia in Provincia che in città, ovvero quello di un’accoglienza diffusa finalizzata ad evitare la concentrazione in poche zone di gruppi di richiedenti asilo e a favorire il loro inserimento nelle comunità locali".
 
Negli otto comuni della Val d’Enza, a questo proposito, vivono oggi circa 150 richiedenti asilo, accolti in appartamenti della capienza di 5/6 persone ciascuno.
 
Molto ascoltate, nelle 5 giornate di confronti, anche le voci e le esperienze di giovani richiedenti asilo e delle associazioni di volontariato che li seguono nelle attività di utilità sociale.
 
Il progetto europeo che ha fatto tappa nel nostro territorio è nato in seno al programma Erasmus+ e vede come capofila la municipalità Svedese di Linköping ed ha potuto svilupparsi col supporto di SERN – Sweden Emilia Romagna Network.  E proprio in Svezia, a settembre, sarà fatto il bilancio di questi scambi internazionali e delle iniziative ritenute più valide nell’ambito dell’accoglienza e dell’integrazione.