La famiglia del detenuto: “Questa sentenza è una sconfitta per lo Stato”. E si appella a Nordio

Il giudice per l’udienza preliminare del tribunale di Reggio Silvia Guareschi ha condannato in primo grado per abuso di autorità contro detenuto in concorso – con pene variabili da quattro mesi a due anni – i dieci agenti della polizia penitenziaria imputati nel processo (con rito abbreviato) per il pestaggio ai danni di un giovane detenuto tunisino, avvenuto il 3 aprile del 2023 nel carcere di Reggio.

“Come familiare, ma soprattutto come cittadina sono delusa”, ha commentato all’agenzia di stampa Ansa la cognata della vittima, rincarando anche i toni: “La sentenza è stata una sconfitta per tutti, per noi familiari ma anche per lo Stato”. Poi un appello: “Vorrei che il ministro Nordio intervenisse”.

“Auspicavo una sentenza esemplare”, ha aggiunto: “Mi sembrava che anche da parte dei sindacati di polizia penitenziaria ci fosse una collaborazione per la ricerca della verità, a tutela di tutti. Invece è stata negata l’evidenza. I video sono palesi: oltre al cappuccio in testa, mio cognato è stato spogliato e picchiato senza motivo e siamo fortunati che non ci ha rimesso la vita”.

Con questa sentenza, secondo la cognata del detenuto, “la giudice ha espresso il suo consenso a questa modalità operativa. È una beffa anche per chi opera nella legalità: come lavoreranno ora gli operatori che seguono le regole dopo che questa gente l’ha fatta franca? Io non voglio schierarmi, c’è una grande parte di agenti che agiscono correttamente rispettando regole e protocolli. Ma questa sentenza ha sbeffeggiato anche loro”.



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