Il giornale, forse più importante dei socialisti riformisti esuli in Francia negli anni 20/30, fu Rinascita Socialista, quindicinale edito a Parigi e diretto da Giuseppe Emanuele Modigliani (foto). Il foglio uscì dal 25 aprile 1928 al 15 luglio 1930 come organo ufficiale del Partito Socialista Unitario dei Lavoratori Italiani, quello per intenderci di Turati e Treves.
Oltre ad essere diffuso e letto all’estero, molte copie giunsero clandestinamente anche in Italia, permettendo ai compagni rimasti in patria d’essere informati dell’attività svolta dal partito in esilio.
Redatto prevalentemente da Modigliani, annotò fra i suoi collaboratori più assidui Claudio Treves, Filippo Turati, Giuseppe Saragat e Pallante Rugginenti. La finalità principale del giornale fu quella di accelerale il processo di unificazione delle due anime del socialismo italiano (massimalista e riformista), oltre alla necessità di precisare e diffondere la linea politica del partito presso tutti i socialisti in Italia e all’estero.
In 10/12 pagine si occupò di tutti gli argomenti all’ordine del giorno in Italia e all’estero, dei compagni in carcere o al confino, dello stato del movimento operaio soffocato nelle sue migliori espressioni dalla repressione e dalla paura.
Dalla lettura del quindicinale emerge la dimensione internazionale dell’operato antifascista di Modigliani e del suo incessante e convinto confronto con le altre formazioni aderenti alla Concentrazione antifascista.
Molto interessanti risultano le proposte avanzate dal giornale per lo sviluppo e il rafforzamento dell’Internazionale operaia socialista (I.O.S.), rinata in contrapposizione a quella comunista, la Terza Internazionale, diretta da Mosca.
A giudizio dei socialisti unitari, per sconfiggere il fascismo, il nazionalismo e ogni altra vocazione autoritaria, la I.O.S. avrebbe dovuto operare per la creazione degli Stati Uniti d’Europa nell’ambito della Società delle Nazioni.
L’apertura del primo numero fu affidata a Filippo Turati, che per l’occasione scrisse l’articolo intitolato “Primo maggio di rinascita”. L’articolo in questione si concludeva con una nota d’ottimismo circa le sorti del socialismo e della democrazia italiana.
“Noi celebriamo il Primo maggio nascendo. Questo simbolo, anch’esso parve sommerso. Ma viveva nella storia, perché era ed è la storia esso stesso.
Esso dice molto del passato e compendia tutto l’avvenire. Del proletariato, del Socialismo, della civiltà. Rifiorisce ogni primavera, ed è primavera dei popoli.
S’erano illusi di stuprare, di fascistizzare anche quello. Con un decreto- burletta, rinculando nei secoli, degradandolo, identificandolo col Natale di Roma, antica e guerriera, dandolo da allattare alla lupa che crebbe il dileggio e l’assassinio fraterno di Romolo e Remo.
Ma esso rifiuta quel latte impuro e venefico.
Di ben altri succhi si pasce. Esso vive e si nutre- o proletari del mondo- del sangue che voi stessi gli offrite, del sangue puro e ardente dei vostri cuori.
Verrà il giorno che ogni stagione sarà Primo maggio.
L’orgia immane sarà allora consumata e dimenticata.
Sui campi, sulle officine, su l’Orbe, la Pace del Lavoro- pietosa e magnanima- distenderà le sue ali!”.
A dimostrazione della loro ferma convinzione unitaria e per facilitare il processo d’unificazione in corso delle diverse anime socialiste, Modigliani e la segreteria del partito decisero, in segno di grande apertura e disponibilità, di cessare le pubblicazioni del giornale proprio alla vigilia del Congresso d’unificazione di Parigi del luglio 1930.
Non ci sono commenti
Partecipa anche tu