“Noi intendiamo il socialismo come un crescere di civiltà e di umanità e di ragione”. Giovanni Zibordi. La Giustizia 18 febbraio 1907.
Fin dal loro sorgere i socialisti sentirono la necessità e il dovere di sconfiggere l’analfabetismo e di elevare l’istruzione del proletariato, come condizione indispensabile allo sviluppo e all’affermazione del socialismo in Italia. Vissero questo compito come una missione, al compimento della quale sentirono d’essere chiamati per costruire una società più libera e giusta.
Ogni comune da loro amministrato fu pertanto chiamato a elaborare un dettagliato e coraggioso programma educativo- culturale, alla attuazione del quale vennero chiamati, senza nessuna esclusione, tutti i soggetti attivi sul territorio: Comune, Provincia, partiti, sindacati, cooperative, provveditorato agli studi, banche, associazioni imprenditoriali.
Nel caso di Reggio Emilia, grazie all’opera del sindaco Luigi Roversi e del suo collaboratore dott. Giuseppe Soglia, giunto in città nel 1904 come direttore didattico, ciò significò la costruzione di scuole elementari in ogni frazione, l’aiuto economico perché anche i figli dei più poveri potessero frequentarle, l’approntamento di mense scolastiche, l’apertura di negozi “Pro Schola”, dove poter acquistare, anche a rate, libri di testo e tutto necessario materiale di cancelleria a prezzi contenuti e controllati.
Oltre a favorire l’educazione primaria, i socialisti volsero la loro attenzione anche alla formazione culturale e professionale degli adulti.
Allo scopo venne immaginata e realizzata una Istituzione che potesse rappresentare un valido aiuto per chi desiderasse acquisire maggiori conoscenze culturali o tecniche, utili a facilitarli nel lavoro e ad elevare la loro condizione di vita.
Una delle realizzazioni più innovative fu senz’altro l’apertura della “Università Popolare”. Fondata nel 1902 dalla Camera del Lavoro, auspice il suo segretario Antonio Vergnanini in collaborazione con le associazioni degli insegnanti, comprese anche una sezione istruzione e divertimenti che organizzò diversi spettacoli teatrali.
Altri illustri promotori dell’Università furono il pittore e sindaco socialista di Reggio Gaetano Chierici, il provveditore agli studi Ugo Brilli, il direttore dell’ospedale psichiatrico dottor Augusto Tamburini, l’avvocato socialista onorevole Alberto Borciani, l’igienista dott. Guatteri e l’ex bibliotecario Ferrari.
Il maggior letterato reggiano del tempo e liberale illuminato Naborre Campanini fu nominato presidente.
Il programma elaborato si dimostrò molto ricco d’argomenti e denso d’appuntamenti. Furono previsti corsi serali per facilitare la presenza dei lavoratori, che si tennero due volte a settimana presso l’ex convento delle Agostiniane (poi Casa del Mutilato) a Porta Castello.
Il successo fu immediato e insperato. Dai 592 soci del 1902, dopo pochi anni si arrivò infatti agli oltre 5.000. Si tennero corsi popolari di cultura generale, letteratura, storia, geografia, arte, musica, scienze sociali, igiene, fisica, medicina, meccanica e tecniche di lavorazione. A sostegno dell’insegnamento orale l’Università pubblicò i sunti delle lezioni, mettendoli in vendita anche per il pubblico non iscritto ai corsi.
A rafforzare l’opera educativa della Università sorse nel dicembre del 1904 il “Circolo giovanile di studi sociali” e nel 1906 il settimanale Le Giovani Guardie. I giovani socialisti inoltre organizzarono a Coviolo le scuole serali e a Cavazzoli la biblioteca circolante.
Ricordare tutti coloro che svolsero attività didattica, conferenze o incontri a Reggio risulta un’impresa quasi impossibile. Per farsi un’idea della qualità dell’insegnamento offerto, è sufficiente citare solo alcuni tra i più illustri professionisti: avv. Alberto Borciani, prof. Roberto Paiotti, prof. Pietro Petrazzani, Guido Podrecca, Adalgisa Fochi, Giovanni Zibordi, Rodolfo Magnani, Telemaco Dall’Ara, Clelia Fano, Gaetano Chierici. I contenuti di questi corsi vennero poi riprodotti in dispense e messe a disposizione dei partecipanti.
Il 1° maggio 1908 vennero premiati coloro che avevano frequentato i corsi serali. Il discorso ufficiale fu affidato al dott. Giuseppe Soglia e pubblicato in seguito ne La Giustizia settimanale. Alla Università Popolare subentrò nel 1910 un’altra importantissima istituzione: la Biblioteca popolare.
Il 7 marzo 1910 fu infatti inaugurata la Biblioteca Popolare che, come affermato dal maestro e collaboratore de La Giustizia Giudo Raise era da considerare la vera scuola del popolo. Direttore della Biblioteca fu designato Virgilio Mazzelli e presidente Camillo Prampolini.
Il manifesto, firmato dal sindaco Luigi Roversi, affisso in città per la inaugurazione recitava: “Questa Amministrazione- nell’intento di favorire, coerentemente al proprio programma, l’elevamento morale ed intellettuale del popolo ed integrare efficacemente l’opera della Scuola, – ha istituita una Biblioteca Popolare, con sede nei locali a terreno dell’edificio comunale in Via S. Pietro Martire n. 9. La Biblioteca verrà aperta al Pubblico col giorno 7 corr. e con l’orario qui appresso indicato: Nei giorni feriali- dalle ore 11 alle 13 e dalle 19 alle 22. Nei giorni festivi dalle ore 16 alle 22. L’Amministrazione Comunale è certa che alla nuova istituzione, la quale risponde a un sentito bisogno della Cittadinanza, non mancherà il concorso assiduo della classe lavoratrice e la simpatia di quanti comprendono ed apprezzano i benefici derivanti alla Società dalla diffusione della istruzione e della cultura”.
Sita in via S. Pietro Martire n. 9, la Biblioteca Civica Popolare di Reggio, completamente finanziata dal Comune, fu tra le poche in Italia a permettere il prestito gratuito a tutti i cittadini. Richiestissimi risultarono essere, a testimonianza dello sviluppo economico in atto in provincia, le opere di cultura tecnica e professionale da parte degli operai.
In occasione, nel 1014, della apertura di una biblioteca popolare per iniziativa del Circolo socialista locale a San Martino in Rio, Amilcare Storchi rispondendo all’arciprete che l’aveva condannata in chiesa, replicò con queste parole su La Giustizia del 1° marzo 1914: “Il libro precede il partito. È il libro che semina l’idea, la coltiva, l’affina, la rinvigorisce, la preserva e la difende dalle nebbie e dalle deviazioni. Chi legge pensa, critica, indaga, discute.
Se le biblioteche popolari dovessero servire solo alla propaganda socialista sarebbero molto povere di libri, e coltiverebbero un solo ordine di idee, mentre invece esse devono aprirsi a tutte le correnti del pensiero umano”.
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