La sinistra italiana non riesce nemmeno a 35 anni di distanza a festeggiare la caduta del Muro di Berlino come uno tra gli eventi politicamente più importanti della storia europea (e non solo). Schlein e compagni hanno lasciato nelle mani della destra la riconquista della libertà della Germania e, al tempo, la provvisoria fine della guerra fredda.
Fallito ovunque nel mondo il sistema comunista, che dalle teorie rivoluzionarie di Marx ed Engels ha prodotto miseria, fame, morte e negazione della libertà, in Italia la sinistra è talmente ancora intrisa di settarismo e nostalgismo da consolarsi con la santificazione cinematografica di Berlinguer e il tabù identitario del non potersi definire serenamente socialista, come avviene nel resto d’Europa, poiché la demonizzazione di Craxi in vita, cui la storia politica ha dato ragione in tutto, è tuttora banalizzata nel non propriamente candido lavacro della magistratura militante. Questa sinistra vincerà comodamente in Emilia, come sempre, ma la chiazza rossa si restringe sempre più a vantaggio delle destre, nell’assordante silenzio dei cattolici, dei riformisti, dei sedicenti ecologisti, del mondo laico, liberale e repubblicano, tutti impegnati nella pantomima di un passato che non torna, aggrappati a qualche una poltrona laterale.
Delirano di campo largo, inseguono Landini che vorrebbe la “rivolta sociale”, flirtano con estremisti e fuoricorso, sposano qualsiasi scemenza woke e, guarda caso, perdono le elezioni ovunque si voti. Avanti così che andiamo bene, ci sarà sempre un filmino di Veltroni a ricordarci che era bello quando avevamo vent’anni.
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