«Sulle infrastrutture occorre un approccio pragmatico e non ideologico, che tenga conto dei cambiamenti climatici come delle esigenze dell’economia e del vivere in società. E lo dico pensando nella fattispecie alla Via Emilia Bis come alla diga di Vetto: sono interventi necessari, è innegabile».
Claudio Guidetti ha le idee chiare su due temi che da anni dividono il territorio reggiano e non solo. Presidente regionale e segretario provinciale di Reggio Emilia di Azione, capolista dei “Riformisti Emilia-Romagna futura” a sostegno di Michele De Pascale nel collegio reggiano, il terzo per importanza dimensionale in Regione, ha da sempre mostrato grande attenzione alla questione infrastrutture, un aspetto fondamentale sia per la tenuta del territorio sia per il suo sviluppo in chiave produttiva e ambientale. E torna a ribadirlo ora, a pochi giorni dal voto regionale e poche settimane dopo l’ennesima allerta idrogeologica in grado di provocare forti danni in Emilia-Romagna. «E’ necessario un approccio pragmatico, non ideologico. Penso prima di tutto al progetto della Via Emilia Bis tra Reggio e Parma, aree che conoscono bene per il mio vissuto e il mio percorso professionale. Ma anche sul versante verso Modena è necessaria una riflessione seria. Quello verso Parma è un collegamento necessario, per tanti motivi, e non ha solo un valore locale. La Via Emilia è una statale, e lo dice il termine stesso, è una questione dello Stato, che la paga e deve curarla. Non ci si può fermare a un singolo Comune o a una singola Provincia», sostiene. «Per la Via Emilia Bis la Regione deve fare la sua parte, e deve indicarla e rafforzarla come una priorità da portare avanti e difendere sino alla sua realizzazione».
Il medesimo approccio deve esserci per la gestione degli invasi idrici, a partire dalla diga di Vetto sul torrente Enza. «I cambiamenti climatici di questi anni, con periodo di fortissime precipitazioni alternati a fasi di siccità, impongono la realizzazione di un bacino sull’Enza. Se, come detto, abbiamo un approccio pragmatico e non ideologico, è innegabile che la diga di Vetto sia necessaria. Ma dev’essere un percorso equilibrato, che tenga conto delle attuali sensibilità e delle attuali possibilità tecnologiche. Serve un bacino così ampio come nel progetto originale? No, va compreso meglio e serve equilibrio adeguato alle nuove tecnologie e sensibilità, per un progetto che non sia né una soluzione tampone né che abbia un approccio troppo speculativo come ricercato dalla destra che da posizione silenziose di Governo nazionale fa rumore localmente. Un progetto che sappia coniugare le esigenze idriche agricole con la produzione di energia e il mantenimento del minimo flusso vitale dell’Enza a tutela della flora e della fauna dell’ alveo.», sostiene il candidato di Azione. In generale, conclude, «la massima attenzione a uno sviluppo sostenibile deve essere una priorità, e non lo sostengo da oggi. La manutenzione idraulica è sempre più importante, lo Stato deve fare la sua parte e la Regione non mancherà di far la sua e deve rafforzare i propri investimenti. Occorre realismo e riconoscere che cambiamenti climatici che un tempo richiedevano secoli per realizzarsi oggi avvengono nel giro di pochi anni. Pensiamo a quel che è successo a Valencia. Parliamo di problemi globali di cui prendere atto».
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