Tavares a Modena, sciopero: “L’ad guadagna quanto mille operai”

Maserati sciopero 8.3 (6)

Dice in una nota la Fiom Cgil, parlando delle difficoltà colpiscono lo storico e prestigioso marchio del Tridente di Modena. “La crisi industriale della Maserati Auto di Modena non si arresta, anzi continua a persistere senza soluzione di continuità.

Ormai la crisi generalizzata che l’automotive sta subendo a livello europeo e mondiale, dovuta alla sovrapproduzione e ad una transizione elettrica mai avvenuta di fatto, si sta manifestando in tutta la sua forza interessando anche l’indotto.

La Maserati resta però l’unica realtà industriale di vetture di lusso colpita dal vortice di questa crisi.

I giorni di lavoro si riducono sempre di più raggiungendo a fatica la media lavorativa di 4/5 giorni al mese e il 2025 non promette nulla di buono rispetto ad un 2024 indicato come l’anno peggiore di sempre.

A Carlo Tavares, amministratore delegato di Stellantis, in visita nel nostro stabilimento domani martedì 5 novembre, diremo che la Maserati ha bisogno subito di nuovi modelli per essere rilanciata altrimenti non sono chiari i motivi della sua venuta.

Le lavoratrici e i lavoratori continuano a perdere un’importante fetta di salario ogni mese, mentre il suo stipendio come quelli di ogni altro dirigente Stellantis continuano a crescere.

La sua remunerazione di 37 milioni di euro equivale a quella di mille operai solo quando hanno la possibilità di lavorare tutti i giorni.

Oltretutto, si parla di almeno 100 milioni di euro di buona uscita quando l’ad lascerà Stellantis il prossimo anno.

La crisi non riguarda tutti, ma solo quelli che la ricchezza dell’azienda la producono nei fatti con la loro manualità e la loro esperienza, senza i quali non si accenderà mai una lampadina e non girerà mai una ruota.

È giusto continuare a rivendicare integrazioni salariali e tredicesime piene.

C’è bisogno di un piano pubblico di conversione e sviluppo che ponga al centro il bene della collettività e dei lavoratori e non i profitti degli azionisti.

Finora la gestione da parte degli amministratori delegati ha determinato la garanzia solo dei loro lauti profitti, mancanza di investimenti e piani industriali e crisi per i lavoratori”.

 



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