Allarme povertà, Caritas: mai così tanti senza casa nel Reggiano

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Ha scritto la Caritas reggiana, in occasione della Giornata Mondiale per l’eliminazione della povertà che cadeva ieri, giovedì 17, denunciando dati allarmanti e in crescita delle situazioni di disagio e indigenza sul territorio di Reggio Emilia.

“Nel 2023, il Centro di Ascolto Caritas di via Adua ha registrato un allarmante incremento del numero di persone senza dimora, con 553 incontri effettuati. Questo dato segna il livello più alto dal 2015 e supera anche il picco di 534 persone registrato nel 2020, anno in cui la Caritas diocesana aveva già attivato interventi specifici in preparazione al progetto Reggiane-OFF.

Oltre il 60% delle persone incontrate dal Centro di Ascolto nel 2023 si trova in condizioni di grave esclusione abitativa, un dato che desta preoccupazione. In particolare, il fenomeno colpisce in modo marcato il 63,43% degli uomini e le dinamiche variano tra italiani e stranieri. Gli stranieri tendono a trovarsi in difficoltà durante la fase centrale della vita, mentre per gli italiani le problematiche emergono spesso con l’avanzare dell’età e la diminuzione delle reti di sostegno familiare e amicale.

Inoltre, la condizione di senza dimora va oltre la semplice mancanza di un’abitazione. Le persone che vivono in situazioni di instabilità non solo affrontano la povertà economica, ma sperimentano anche una povertà di legami relazionali. Questa mancanza di supporto sociale può portare a una forte deriva verso la marginalità, un percorso che, se prolungato nel tempo, può diventare uno stile di vita consolidato. In questo contesto, la possibilità di essere espulsi dai circuiti di assistenza sociale rende fondamentale il ruolo di organizzazioni come la Caritas, che fungono da punto di riferimento e supporto per mantenere un legame con la comunità.

La povertà abitativa non è un fenomeno omogeneo e la sua complessità richiede un’analisi e una conoscenza approfondita.

Le persone senza dimora possono essere suddivise in quattro categorie (secondo la classificazione ETHOS): senza tetto, senza casa, sistemazione insicura e sistemazione inadeguata. Questa nuova catalogazione facilita la raccolta dei dati e aiuta a visualizzare la gravità delle condizioni abitative delle persone coinvolte.

L’emergenza abitativa è un problema che richiede una risposta collettiva urgente e coordinata. È essenziale che la comunità e le istituzioni locali si uniscano per sviluppare strategie e politiche che affrontino in modo diretto queste sfide. Investire in progetti di inclusione sociale e di sostegno abitativo è cruciale per garantire un futuro dignitoso a tutti, evitando che la situazione delle persone senza dimora diventi una realtà sempre più invisibile e trascurata.

Non è più possibile affrontare il problema abitativo dei senza dimora soltanto con l’allestimento di dormitori. Il tentativo intrapreso dalla nostra Caritas diocesana per superare una risposta storica ad un fenomeno in evoluzione (oltre che in aumento), si chiama “Locanda”.

Le Locande (ad oggi sono 3 a Reggio Emilia: Locanda “Don Luigi Guglielmi, Locanda “San Francesco” e Locanda “Bruna e Dante”) sono innanzitutto luoghi abitati, non solamente un posto dove si dorme e basta. Sono luogo vivo dove si prende dimora, dove le persone accolte e le persone accoglienti si mescolano, fanno comunità e camminano insieme, in una parola si “compromettono”. È infatti nella condivisione della quotidianità, nel preparare insieme da mangiare, nel sedersi a prendere un caffè, nel raccontarsi delle proprie preoccupazioni e delle proprie gioie che risiede la vera forza di questa esperienza. Sono luoghi dove si sa che i percorsi saranno necessariamente lunghi perché serve tempo per creare dei legami, per conoscersi, per fidarsi, per imparare a gioire e soffrire insieme e ad avviarsi verso l’autonomia.

Ora stiamo progettando iniziative e percorsi nell’ottica dell’Housing First, ovvero quell’approccio innovativo che mette come punto di partenza il diritto alla casa, per intervenire nel contrasto alla grave emarginazione adulta che riesce a mettere al centro la persona e le sue capacità, partendo dalla voglia di riscatto e fornendo strumenti (prima di tutto abitativi) per riguadagnare l’autonomia di vita e di sussistenza.

Va in questa direzione “’Na cà in cò”, progetto per aiutare chi sta cercando di ricostruire una vita dignitosa fornendo una soluzione abitativa, un investimento sociale protetto dalle garanzie economiche e di gestione del rapporto con l’affittuario messe in campo da Caritas (maggiori info qui).

Per rendere possibili questi percorsi, c’è bisogno di tutti, c’è bisogno di una città che si coinvolga con tutte le risorse possibili e di una politica attenta e pronta ad investire per passare da un approccio assistenzialistico alla promozione della persona, fornendo strumenti per l’autonomia”.



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