Andrea Rossi (Pd) interviene alla Camera deputati

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Il deputato democratico Andrea Rossi è intervenuto mercoledì alla Camera per chiedere un’informativa urgente alla ministra del Lavoro e delle Politiche Sociali, Marina Elvira Calderone, riguardo alle recenti notizie legate al caso Bibbiano e all’indagine ‘Angeli e Demoni’, con particolare attenzione alle conseguenze sulle politiche di affido familiare in Italia “È fondamentale fare chiarezza – ha affermato Rossi –. Il sistema di affido familiare, cruciale per la protezione dei minori in difficoltà, ha subito un duro colpo a seguito della distorta narrazione mediatica e politica legata ai fatti di Bibbiano”.

Questo l’intervento del deputato reggiano del Partito democratico alla Camera: “Intervengo sull’ordine dei lavori per chiedere una informativa urgente alla ministra del lavoro e delle politiche sociali, relativamente alle ultime notizie che hanno riguardato le note vicende dibattute in questi anni su Bibbiano con l’indagine Angeli e Demoni; con particolare attenzione alle politiche sull’affido famigliare nel nostro Paese.

Prima di sedere in quest’Aula, come tanti di noi ho avuto l’onore di servire come sindaco di un comune in provincia di Reggio vicino a Bibbiano: una comunità che, come molte altre in Emilia-Romagna, ha sempre fatto della solidarietà e del sistema di welfare i pilastri su cui costruire la propria convivenza civile. Conosco bene, dunque, il valore e la dedizione dei tanti attori protagonisti di quel sistema di welfare, che è da sempre un esempio riconosciuto e apprezzato anche oltre i confini regionali. Un sistema che ha cercato di prendersi cura dei bisogni, di chi vive situazioni di disagio, delle fragilità, con l’obiettivo di non lasciare indietro nessuno.

Per anni questo monito è stata la forza degli amministratori emiliano-romagnoli, che hanno sempre perseguito, ognuno con le sue diverse caratteristiche e le diversità del territorio che rappresentava, il bene comune e la diffusa equità che da sempre contraddistingue una zona, lo sapete, dove i divari sociali ed economici sono il più possibile ridotti rispetto ad altre zone d’Italia.
Eppure, tutti noi ricordiamo come, a un certo punto, la narrazione pubblica attorno ai fatti di Bibbiano abbia seguito una piega perversa e negativa. Un racconto che ha travolto persone, istituzioni, e una comunità intera. Su questo punto, vorrei essere molto chiaro: non mi aspetto scuse da chi ha orchestrato quella campagna. Non mi aspetto neppure una rettifica da chi ha riempito le prime pagine di giornali con titoli atroci, che associavano un’intera città, e il nome del suo sindaco, Andrea Carletti, a fatti orrendi, senza che ci fosse alcuna sentenza, alcuna verità giudiziaria che lo affermasse. Per chi, come noi, ha fatto parte di quel sistema, di quella comunità, di quel sistema di relazioni anche personali, quegli attacchi rimarranno un ricordo difficilmente sanabile, così come lo saranno le magliette esposte in queste aule con Parlateci di Bibbiano, le foto sotto i cartelli stradali, “siamo stati i primi ad arrivare e saremo gli ultimi a andarcene, l’associazione della nostra comunità politica quella del Partito democratico al partito di Bibbiano: una strumentalizzazione, soprattutto per le conseguenze che ha prodotto sulla rete dei servizi, che andò ben oltre la contesa e la disputa politica.

Perché vedete, colleghi, le conseguenze non sono state solo sulla vita di un amministratore come Andrea Carletti, la cui serenità è stata rovinata da anni di accuse e processi. Non si tratta solo della vita di un mio coetaneo, che ha visto improvvisamente, come accade a molte persone che sono indagate per i reati più disparati, capovolgersi la propria vita, con la tempesta che arriva a lambire anche le famiglie e i propri figli, vittime di una campagna d’odio social inimmaginabile.
Le conseguenze si sono abbattute su un’intera comunità, su Bibbiano e dintorni, un paese che ha vissuto anni immersa nella paura e nell’incertezza. Una paura che ha fatto breccia nei rapporti umani, che ha incrinato la fiducia verso le istituzioni e i servizi sociali. Conseguenze che si sono abbattute sui bambini, sui più piccoli, sui più deboli, quelli che le istituzioni dovrebbero proteggere.

E sono da quel risulta i numeri a testimoniare ciò.

Registriamo, per esempio, un netto calo del ricorso all’istituto dell’affido, che dal 2019 ha visto quasi dimezzare i propri numeri, a fronte di un aumento di reati sui minori del 34% negli ultimi 10 anni. I maltrattamenti in famiglia nello specifico sono più che raddoppiati nello stesso lasso di tempo. Le ricadute di questi fatti si sono fatte pesantemente sentire, tra l’altro, anche sui bilanci pubblici, perché all’affidamento in famiglia si è preferito l’affidamento in comunità, ben più costoso ma più rassicurante per gli amministratori terrorizzati. A titolo di esempio, il Comune di Reggio nell’Emilia, a fronte del calo pocanzi segnalato, ha visto incrementare i propri costi da 2,2 a 4,1 milioni di euro. È l’esempio perfetto della sconfitta di un sistema, meno qualità e fronte di maggiori costi.

L’affido, giova ricordare, non è né un vezzo né una semplice scelta, è uno strumento fondamentale per proteggere i più deboli.

Tutto questo è inaccettabile, ed è il risultato di una narrazione politica e mediatica irresponsabile, che ha lucidamente scelto di fare della paura e del sospetto uno strumento di lotta politica e di guadagno elettorale. Sappiamo tutti noi che il sistema dell’affido e della tutela dei minori è complesso: esso è fatto di persone, di operatori sociali, di psicologi, di famiglie che si impegnano ogni giorno per proteggere chi è in difficoltà. Distruggere la fiducia in questo sistema significa minare la sicurezza dei più fragili, di coloro che dovremmo difendere con più forza, un istituto quello dell’affido sicuramente migliore per l’individuo coinvolto rispetto ai percorsi in comunità.
Per questo oggi chiedo questa informativa, per portare in questa Aula un dibattito pubblico su “se e come si sono trasformate le politiche dell’affido in questi anni, quali sono i numeri, l’andamento e le ricadute in termini di costi eventuali nei confronti degli EELL”.
Chiudo rinnovando anche in quest’aula, le mie felicitazioni personali, e quelle di tutto il mio gruppo politico, per l’assoluzione di Andrea Carletti, che vorrei ricordare che prima dell’abuso d’ufficio era già stato assolto per altri capi d’imputazione. Un sindaco che ha servito la sua comunità con onore e che merita di vedere riconosciuta la propria innocenza dopo anni di sofferenza e di accuse ingiuste.

Oggi, chi ha posato sotto la foto del cartello all’ingresso di Bibbiano con il famoso slogan “siamo stati i primi a arrivare saremo gli ultimi ad andarcene”, può smobilitare la tenda e spegnere la luce. Per il bene di noi tutti e dei nostri figli”.



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