Un piano di Legacoop per 5.000 alloggi per l’affitto calmierato in Emilia-Romagna

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In Emilia-Romagna ci sono 64.703 famiglie potenzialmente interessate ad avere alloggi in locazione ad un canone compreso tra i 60 e i 75 euro al metro quadro\anno (tra i 400 e i 500 euro al mese per un appartamento di 80 metri quadri). Di queste, il 52% è residente nei comuni capoluogo e con maggiore densità abitativa. È la cosiddetta “fascia grigia” che si rivolge all’Edilizia Sociale Residenziale (ERS) per abbattere l’incidenza del costo dell’affitto sul reddito: 57.264 famiglie emiliano-romagnole pagano un canone che è superiore del 50% del reddito Isee (dati 2022). La maggior parte di loro, 15.135, risiede a Bologna; seguono Parma (6.433), Modena (5.807), Rimini (5.383), Reggio Emilia (4.322).

I dati, contenuti in una indagine regionale di ART-ER sull’Edilizia Residenziale Sociale, sono stati presentati nel corso di “Abitare il futuro: rigenerazione urbana e territoriale in Emilia-Romagna”, la due giorni promossa dal Board della Rigenerazione Urbana e Territoriale per affrontare i temi dell’emergenza abitativa nel territorio e condividere proposte di rigenerazione.
Centrale il tema dell’offerta di alloggi a canone calmierato e il ruolo della cooperazione in Emilia-Romagna: le 29 cooperative di abitanti aderenti a Legacoop Emilia-Romagna (con un patrimonio di 800 milioni di euro e 86.000 soci) hanno assegnato 7.384 alloggi in locazione permanente ad un canone medio annuo di 55 euro a metro quadro. In aggiunta ai 50 mila alloggi realizzati per la vendita o la locazione a termine.

È stata rilanciata la proposta di Legacoop Abitanti per l’attuazione di un Piano Casa Nazionale: prevede la realizzazione di 50.000 alloggi di edilizia residenziale sociale, con canoni ridotti del 30% rispetto ai valori di mercato grazie al partenariato tra pubblico e privato. Una scelta che permetterebbe un risparmio di 277 milioni di euro per le finanze pubbliche, liberando risorse per l’edilizia residenziale pubblica, destinata alle persone con maggiore disagio economico. Circa 5.000 alloggi previsti dal piano, il 10% del totale, potrebbero essere realizzati in Emilia-Romagna, contribuendo in maniera significativa ad un allentamento della pressione abitativa.
Le cooperative a proprietà indivisa dell’Emilia-Romagna (offerta di alloggi in locazione permanente ai soci) applicano, nelle grandi città, un canone medio inferiore del 60% di quello di mercato. Ad esempio, il canone a libero mercato per un alloggio di 80 metri quadri è di oltre 1.000 euro\mese, le cooperative lo assegnano a 420 euro\mese.

Bologna è la città della regione con il maggior numero di alloggi assegnati in locazione permanente: 2.995. Seguono: Imola (650), Ferrara (610), Piacenza (554), Modena (532), Reggio Emilia (353), Ravenna (130), Carpi (49), Faenza (19). Altri 1.552 alloggi sono stati assegnati in altri comuni delle province di Bologna, Ferrara, Modena, Ravenna e Reggio Emilia.

“La cooperazione può rappresentare una risposta al bisogno di abitazione, soprattutto nelle città e nelle aree lungo la via Emilia. La casa non è solo un posto fisico ma un luogo che accoglie e rassicura, l’elemento essenziale e costitutivo di uno spazio di relazioni e di vita nel quale si realizza il nostro benessere per questo stiamo lavorando a formule innovative dell’abitare, favorendo la partecipazione attiva nell’insediamento abitativo, mantenendo occupati gli spazi adibiti a luoghi di condivisione e socialità per co-working, lavanderie, per corsi di ginnastica dolce, per la badante di condominio. – dichiara Barbara Lepri, coordinatrice di Legacoop Abitanti Emilia-Romagna e coordinatrice del Board della rigenerazione urbana e territoriale – La cooperazione continuerà a cimentarsi con il tema dell’accesso alla casa innanzitutto per rappresentare e rispondere a un bisogno presente nella società con il quale ci confrontiamo quotidianamente. Negli ultimi anni assistiamo ad un crescente numero di iscrizioni a socio nelle cooperative di abitanti, passate da 730 nuove iscrizioni nel 2022 a oltre 1.100 nel 2023, con un’esplosione di nuovi iscritti interessati ad ottenere un alloggio in godimento permanente a canone calmierato a gennaio 2024”.

La cooperazione è protagonista anche in diversi progetti innovativi di edilizia residenziale sociale, realizzati grazie a forme di partenariato pubblico-privato. A Parma, ad esempio, la cooperativa Parma 80, tramite la società Parma social house, gestisce 265 alloggi realizzati dal fondo Investire Sgr e si appresta a realizzare uno studentato in partenariato con l’Università. Il fondo ha realizzato e sta realizzando altri progetti simili in altre città dell’Emilia-Romagna. Altri progetti sono stati realizzati a Andria e Correggio (Caleidoscopio e Casa Claudia). A Ferrara è imminente la costituzione di Comunità energetica rinnovabile della Cooperativa La Castello.

All’evento è intervenuta anche Barbara Lori, assessore all’urbanistica, edilizia e alle politiche abitative della Regione Emilia-Romagna, che ha ribadito l’impegno sulla rigenerazione urbana come elemento che può aiutare lo sviluppo di nuove politiche abitative, con il recente bando che stanzia, nella prima fase, 24,5 milioni di euro.

“Le azioni che abbiamo messo in campo in questi anni sulle politiche di pianificazione urbanistica e abitative hanno rafforzato ed ampliato le linee di lavoro su vari fronti, per rendere la nostra capacità di risposta ad un bisogno abitativo crescente e diversificato, sempre più capace di offrire risposte concrete a famiglie, lavoratori e studenti – ha dichiarato l’assessore Barbara Lori – Dal Patto per la Casa per avvicinare la domanda all’offerta di abitazioni ai piani di manutenzione straordinaria degli alloggi di edilizia residenziale pubblica (Erp) e di edilizia residenziale sociale (Ers) fino al bando Housing Sociale per sperimentare nuovi modelli di abitare, promuovendo gli interventi ad elevato valore innovativo e sussidiario oltre che orientati alla rigenerazione urbana senza consumo di suolo. La rigenerazione urbana ha riguardato e potrà interessare sempre più interventi diffusi anche nelle zone periferiche e in Appennino, per favorire un abitare diffuso in cui anche la dimensione sociale e delle comunità possa contribuire ad una società più resiliente. In questo senso abbiamo operato sia con i bandi per le giovani coppie in montagna che con il bando rigenerazione 2021 e quello recentemente proposto. Il nostro impegno, anche per il futuro, dovrà essere sempre più capace di stimolare sinergie e offrire strumenti per il rafforzamento delle partnership tra pubblico e privato e al concorso a non più rinviabili interventi pubblici che, auspichiamo, possano rientrare in un nuovo e molto atteso piano casa nazionale”.



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