Segnala un lettore ed esercente del centro storico, un ristoratore, del quale scientemente omettiamo il nome, suo e dell’attività: “Oggi un ragazzino (a volto scoperto, sui 14 anni) ha dato dei calci alla mia distesa. E quando l’ho rimproverato è partito con una serie di offese e poi mi ha tirato una sigaretta accesa in faccia, per fortuna io porto gli occhiali. Mi hanno poi detto che è seguito da una comunità ed è molto conosciuto dalle forze dell’ordine, ma evidentemente liberissimo di girare di giorno e di notte.
Mi chiedo e vi chiedo, allora: a cosa servono le comunità, solo a prendere i nostri soldi? Perché non pagano i danni perpetrati dai loro ‘protetti’?”.
Poi il lettore ammonisce che tali episodi che ripetono costantemente nel tempo, in particolare nel centro storico cittadino, portano all’esasperazione chi li subisce e andrebbero arginati prima che possano sfociare in atti ancora più gravi.
spedirlo a casa a calci nel qlo è abbastanza accogliente ed inclusivo ?