Reggio. L’economia arranca: frena la produzione, in flessione il mercato interno

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L’ultima indagine congiunturale del Centro Studi di Unindustria Reggio Emilia, riferita al secondo trimestre 2024, rivela un quadro economico in forte rallentamento, dopo un inizio d’anno già con un tono congiunturale di arresto.
L’economia reggiana si prepara, dunque, a un secondo semestre difficile, con un rallentamento della produzione, dovuto ad una debole domanda internazionale e a una flessione del mercato interno.

Sotto il profilo della produzione si registra un calo dei livelli produttivi del 9,2% rispetto a un anno fa.
Per quanto riguarda il fatturato, l’industria reggiana registra, complessivamente, una diminuzione del 12,1% rispetto all’analogo periodo del 2023.

Alla fine del secondo trimestre, il 65,9% delle imprese rispondenti ha segnalato una riduzione degli ordinativi totali, il 15,9% ha indicato una loro stabilità e il 18,2% un loro incremento.

La frenata del commercio mondiale, causata dalle crescenti tensioni globali che hanno caratterizzato il 2023, ha avuto riflessi negativi sugli scambi internazionali delle aziende associate, determinando una flessione delle vendite sia sul mercato interno sia esterno.
In particolare, il mercato interno registra un calo del 12,5%, mentre il fatturato estero segna -11%, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Nel secondo trimestre 2024 si registra un aumento significativo delle richieste di cassa integrazione.
A livello provinciale l’INPS rileva che nel comparto industriale sono state autorizzate 1.735.056 ore di cassa integrazione guadagni ordinaria, in aumento sia rispetto alle ore autorizzate nel secondo trimestre 2023 (+261%), sia rispetto alle ore autorizzate nel primo trimestre 2024 (+28,1%).

Complessivamente (considerando la cassa integrazione ordinaria, quella straordinaria e quella in deroga) nel secondo trimestre 2024 sono state autorizzate 3.604.854 ore di cassa integrazione guadagni nel comparto industriale, in aumento sia rispetto alle ore autorizzate nel secondo trimestre 2023 (+372,8%), sia rispetto alle ore autorizzate nel primo trimestre 2024 (+112,1%).

Il cambiamento dello scenario internazionale incide sul grado di incertezza.
Peggiorano, dunque, le aspettative delle imprese. La quota di imprese che si attende una diminuzione del livello di produzione (44,2%) supera la percentuale di imprese che segnala un aumento dell’attività produttiva (16,3%), mentre il rimanente 39,5% ritiene che l’attività rimarrà stabile.

Le previsioni sull’occupazione sono orientate a un sentiment di cautela.
È prevalente la quota di imprese che ritiene che i livelli occupazionali rimarranno stabili (il 70,5%), a fronte di un 11,3% che si aspetta una stabilità degli organici e un 18,2% che si si aspetta una contrazione.



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