Si è spenta a Reggio Emilia, all’età di 98 anni, la staffetta partigiana Giacomina Castagnetti.
Protagonista della Resistenza e testimone fino agli ultimi giorni, partecipando sempre con passione agli incontri di Istoreco con le scuole per tramandare i valori della Memoria ai giovani.
Giacomina era nata l’11 novembre del 1925 e a partire dal 1940 in piena Seconda guerra mondiale, raccoglie contributi per il cosiddetto ‘Soccorso Rosso’, la rete di aiuto clandestina comunista che durante il regime nazifascista sosteneva gli antifascisti perseguitati raccogliendo contributi, cibo e vestiti, nella zona di Quattro Castella.
Entrò nella Resistenza dopo l’8 settembre 1943, nei Gruppi di difesa della Donna, un’organizzazione femminile creata dal Comitato di Liberazione Nazionale. Nel Dopoguerra è stata anche sindacalista. La provincia reggiana perde con lei un altro pezzo di storia dopo la morte negli scorsi giorni del Partigiano Alì, al secolo Giglio Mazzi.
Il ricordo del sindaco Massari
Nella Resistenza era stata Staffetta: aveva il compito, spesso difficile e rischioso, di tenere i collegamenti fra i diversi nuclei e brigate partigiane, di portare appunto ‘il testimone’, ovvero messaggi, informazioni, oggetti particolari. Nel nostro tempo, ha continuato a essere Staffetta, mantenendo senza sosta e con grande passione i ‘collegamenti’ tra la Resistenza e il mondo contemporaneo, negli incontri pubblici o trasmissioni televisive in cui veniva invitata a testimoniare, a raccontare.
E’ stata questo Giacomina Castagnetti, scomparsa a 98 anni nella sua Castelnovo Monti, dopo una vita piena, vissuta con forte spirito di autonomia e libertà, impegno civile, sindacale e politico, militanza per i diritti, e con un amore veramente grande per la propria famiglia, che aveva realizzato con il marito, avvocato Onelio Coli, conosciuto proprio a Castelnovo.
Proveniva da una famiglia antifascista e perseguitata della pianura, gestì a Reggio Emilia durante il fascismo e nella Resistenza la Casa di latitanza di Castellazzo. Toccò a Giacomina soccorrere Otello Montanari e Giglio Mazzi, partigiani feriti nello scontro a fuoco coi fascisti lungo la via Emilia Ospizio, che come Castellazzo era inserita nella zona operativa a Est della città.
Fece inoltre parte dei Gruppi di difesa della donna e dell’Udi e proprio con Giglio Mazzi, scomparso pochi giorni fa, è stata per lunghi anni Staffetta e Testimone insieme di un periodo storico vissuto in prima persona, con coraggio, in tanti incontri con i giovanissimi, ragazze e ragazzi a cui ha trasmesso il senso e i valori della sua esperienza nella lotta di Liberazione e nell’impegno politico e sociale che ha caratterizzato tutta la sua lunga vita. Al figlio Paolo, a tutti i famigliari e a quanti hanno incontrato e potuto conoscere Giacomina Castagnetti, il cordoglio mio personale e dell’Amministrazione comunale.
Marco Massari
sindaco di Reggio Emilia
Giacomina non è più con noi.
L’amica più cara, la più intensa, quella capace sempre di darci energie e spunti nuovi ci ha lasciato. Giacomina Castagnetti, scomparsa a 98 anni a Castelnovo Monti, non lascia solo Istoreco, lascia Reggio, lascia una provincia intera, una comunità che ha tanti motivi per dirle grazie. E ci lascia nemmeno una settimana dopo Giglio Mazzi, il partigiano “Alì”, e a nemmeno due mesi da Francesco Bertacchini, “Volpe”. Doveva accadere, l’anagrafe non ha mai perdonato, ma per noi è dura. Tanto dura.
Giacomina: giovane antifascista, partigiana, militante per i diritti delle donne, impegnata per i primi asili, consigliera comunale, sindacalista, sempre in prima linea in tutte le battaglie di giustizia e di valore. E poi, per decenni per cui le saremo eternamente grati, una testimone fantastica. Umana, empatica, energica, era capace di ammaliare i bimbi delle elementari, i ragazzi delle superiori, i gruppi stranieri, i migranti appena arrivati in Italia, gli adulti, i giornalisti e gli storici che arrivavano da mezza Italia per conoscerla.
Migliaia di persone, tra il Viaggio della Memoria, i Sentieri Partigiani e mille altre strade, l’hanno ammirata e apprezzata. Le infinite code che si formavano alla fine degli interventi, per saluti, abbracci e autografi, erano sempre il momento più bello. E lei non si tirava mai indietro.
Quanti chilometri abbiamo fatto, Giacomina. In Italia e non solo, a Berlino e ovunque ci fosse bisogno. Quanti chilometri, quante risate, quante feste, quante chiacchiere e quante discussioni, con quel sorriso bellissimo, quella vitalità che lasciava a bocca aperta. Meraviglia pura, per qualcosa che a noi sembrava lontano e, grazie alle sue parole, così vicine.
E di storie da raccontare Giacomina ne aveva così tante. Era nata a Roncolo per San Martino, l’11 novembre. Si chiamava Giacomina perché papà Giacomo era morto prima che lei venisse al mondo, in un incidente. La sua era una numerosa famiglia contadina, antifascista e di sinistra. Fiera di esserlo, senza paura di pagare il prezzo. Come accaduto a Giacomina alle elementari, unica bimba a non ricevere l’ovetto pasquale perché l’unica senza il vestito nero fascista. Nel dopoguerra, la sua casa si è sempre riempita di uova di cioccolato.
Alla fine degli anni ’30 i Castagnetti si spostano, come tanti mezzadri. Finiscono a Castellazzo, nella campagna al confine tra Reggio e San Martino in Rio. Entrano nella rete del soccorso rosso per gli antifascisti, il loro casolare è un porto sicuro, e dopo l’armistizio diventa il rifugio di tanti partigiani, disertori, prigionieri scappati. È una delle case di latitanza in cui passano persone, rifornimenti, armi, messaggi. Lei gira con la sua bici, che i tedeschi proveranno pure a toglierle, osserva, si muove in una città occupata, rischiando tanto. Il 1 gennaio 1945 va ad aiutare Giglio Mazzi e Otello Montanari, feriti dai fascisti. Fa parte dei Gruppi di Liberazione della Donna e poi dell’Udi, l’Unione Donne Italiane. Finita la guerra, si batte per costruire i primi asili, per ottenere più diritti per le donne.
Il grande smacco, mai digerito, è di non poter votare per il referendum monarchia-repubblica. All’epoca la maggiore età era a 21 anni, nel giugno 1946 le mancavano pochi mesi. Ma da allora non ha mai mancato un giro alle urne.
Diventa consigliera comunale del Partito Comunista Italiano a San Martino in Rio, tra le prime donne in provincia. Continua a battersi per i diritti di tutte e tutti, nel 1948, dopo uno sciopero a Rubiera, viene arrestata e rimane in carcere diverse settimane. Durante l’occupazione delle Officine Reggiane si impegna per aiutare gli operai, e sarebbe dovuta essere lei, figlia della campagna, a guidare il trattore R60 durante una grande manifestazione. E’ la foto più celebre del periodo, quella mentre conduce il trattore.
Negli anni ’50, accetta un’altra sfida, tutto tranne che facile. Va in montagna a lavorare per il sindacato, la Cgil la manda in giro per borghi, paesi, a conoscere, a organizzare, a mobilitare. Una giovane donna sola in un luogo rurale, non è stato facile. A Castelnovo Monti conosce Onelio Coli, il futuro avvocato Coli. Si sposano e mettono radici a Castelnovo. Lei non molla mai, con la Cgil, con il partito, con l’Anpi, con l’Auser, entra in consiglio comunale e la sua casa diventa il riferimento per mezza montagna.
Lo è sempre stata, e quell’abitazione in via Dante aveva sempre le porte aperte. C’erano sempre un caffè, un sorriso, una chiacchiera, una partita a carte, dei fiori freschi. C’era Giacomina. E con lei tutto il mondo.
E c’erano le sue parole e la sua forza, quella che l’hanno resa una testimone unica. E, privilegio ancora più grande, una nostra meravigliosa, splendida amica. E sempre lo sarà.
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