Zibordi e i riformisti di destra a Reggio

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In preparazione del Congresso nazionale del Psi convocato per il mese di luglio 1912 a Reggio Emilia, per decidere la posizione del Partito nei confronti del governo Giolitti e dirimere in merito alla frattura verificatasi nella corrente riformista a seguito della guerra di Libia e della visita di Bissolati al re reduce di un fallito attentato, la Federazione di Reggio convocò un’assemblea generale degli iscritti, per deliberare il documento da presentare e sostenere all’imminente Congresso nazionale.
Con Prampolini, trattenuto a Roma, toccò a Zibordi illustrare all’assemblea la posizione della maggioranza riformista di Reggio.

In quella occasione argomentò da par suo le motivazioni che lo portavano ad allontanarsi dolorosamente ma inevitabilmente dalle posizioni politiche sostenute da Bissolati, Bonomi, Cabrini e Bertesi.
La posizione di Bissolati che, pur non condividendo la guerra di Libia, si disse disposto a votare l’appoggio al Governo Giolitti per salvare le fondamentali riforme del monopolio assicurativo e del suffragio universale, non convinsero i riformisti di sinistra (Turati, Treves, Prampolini), né tantomeno Zibordi. Nell’assise di Reggio sviluppò un’analisi tanto precisa e profonda della situazione politica generale da togliere ogni validità alle scelte dei “destri” e relegarli ai margini del partito.

Giovanni Zibordi con Camillo Prampolini

“Noi, disse Zibordi, ci ribelliamo alla guerra e gridiamo la nostra protesta; loro, i destri, la disapprovano, ma poiché essa si compie malgrado le nostre proteste, trovano inutile agitarsi e pensano sia meglio cercare di ridurre al minimo i danni… Essi abituando la gente a trovar naturale la guerra, perché è un fatto compiuto…le fa perdere ogni volontà di reclamare anche quei rimedi subordinati che diminuiranno i danni della guerra per le classi meno agiate…Ed è vano d’altronde che i destri ci accusino di essere diventati dei rivoluzionari, bigotti dell’intransigenza”.

Zibordi concluse il suo discorso con queste parole: “Le alleanze, il ministerialismo, le mutevoli tattiche, sono per noi episodi, a cui in Italia si dette l’importanza di cose principali, perché si trascurò l’unica vera grande pregiudiziale necessaria: il lavoro socialista, tra il popolo, di propaganda, d’organizzazione, di educazione”.
Il discorso di Zibordi entusiasmò i presenti che l’approvarono a larga maggioranza e che riportarono nel dibattito congressuale Provinciale, convocato per il trenta giugno.
In quell’assise fu approvato un documento che conteneva 5 punti fondamentali da sostenere al Congresso nazione del mese successivo.

1) Deplorazione dell’esistenza d’una corrente transigente e ministerialista.
2) Impossibilità per il PSI di partecipare ad un governo ancora prevalentemente borghese.
3) Condanna di ogni impresa coloniale.
4) Intensificare la propaganda in vista delle prossime campagne elettorali per tenere distinto il partito socialista da tutti gli altri.
5) Dichiarare l’incompatibilità dei destri nel partito.

Al Congresso nazionale Zibordi non votò per l’ordine del giorno Mussolini che prevedeva l’espulsione dei “Destri”, e nemmeno per quello dei riformisti di sinistra di Turati di forte critica ma non di espulsione, ma votò per l’ordine del giorno Reina che auspicava un futuro ravvedimento che li riportasse disciplinatamente all’interno del partito.
Ziordi confessò che fu indotto a votare in modo perché: “sostenni e ripeto che i destri sono dottrinalmente e si sono messi praticamente fuori del partito, ma votai l’Odg Reina perché sentii che la parte più buona, più ingenua, più sana del Congresso- e la più umile e popolare- voleva condannare il destrismo, lasciando aperta una via ai destri che volessero convertirsi se non al pensiero, almeno nella disciplina”.

Leonida Bissolati

Come è noto vinse l’O.d.G. di Mussolini e Bissolati e company furono espulsi. Riunitisi subito dopo, fondarono presso l’albergo Scudo di Francia a Reggio il Partito Socialista Riformista Italiano.




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