Costerà 76.728 euro al mese – 920.000 euro all’anno – la nuova giunta nominata ieri dal sindaco di Reggio Emilia, Marco Massari. Al primo cittadino andrà infatti una indennità di carica mensile di 11.040 euro, a cui si sommano i 8.280 euro del vicesindaco Lanfranco De Franco e i 7.176 euro previsti per ognuno degli altri 8 assessori. Tutti importi lordi (le tasse si porteranno via circa due/terzi degli importi) sia chiaro. Così come è importante precisare che si parla di indennità di carica, quindi senza contributi e nemmeno tredicesima.
Tanto? Poco? Tutto è relativo. Presidenti, assessori (e in questo caso anche i consiglieri) di Regione guadagnano molto di più. I presidenti delle Province, dopo l’infelice riforma Delrio del 2014, fino a pochi mesi fa lo facevano gratis (ora prendono circa come il sindaco del capoluogo di provincia).
Certo, soprattutto per i primi cittadini e comunque per tutti gli amministratori pubblici che firmano atti ogni giorno, le responsabilità sono tante. Si pensi a Chiara Appendino, ex sindaca di Torino condannata (in primo grado e in appello) a 18 mesi di carcere per le due donne che persero la vita e le 1.600 persone che rimasero ferite nel 2017 in piazza San Carlo la sera della finale di Champions League Juventus-Real Madrid, in seguito alla calca e al panico scatenati da un gruppo di maghrebini che spruzzò spray urticante per razziare oggetti di valore tra la folla.
Gli aumenti col Goveno Draghi
Per molto tempo il ruolo di sindaco è stato appunto tratteggiato dagli stessi interessati come un incarico dalle rilevanti responsabilità (anche di fronte alla legge) in cambio di un relativamente scarso riconoscimento economico: con un lamentato sbilanciamento tra il grande impegno richiesto – soprattutto nel caso dei Comuni di medio-grandi dimensioni – e i rischi legati alla firma degli atti più importanti (le accuse di abuso d’ufficio, più o meno fondate, per i primi cittadini italiani sono sempre dietro l’angolo), da una parte, a fronte dall’altra parte di un compenso ritenuto largamente inadeguato.
Negli ultimi anni, tuttavia, qualcosa (anzi, molto) è cambiato, almeno sul versante economico: la legge di bilancio 2022 dello Stato, approvata alla fine del 2021 dal governo dell’allora presidente del consiglio Mario Draghi, ha infatti introdotto un graduale, ma significativo aumento delle indennità di funzione dei sindaci delle Città metropolitane e dei Comuni delle regioni a statuto ordinario; indennità che sono state “agganciate” (in percentuali diverse a seconda della popolazione dei rispettivi territori comunali) al lauto trattamento economico riservato dalla legge ai presidenti di Regione – attualmente pari a 13.800 euro lordi mensili, secondo quanto stabilito dalla Conferenza Stato-Regioni nel 2012.
Dopo gli aumenti intermedi del 2022 e del 2023, all’inizio del 2024 è scattato l’ultimo e definitivo aumento, che ha reso strutturali le cifre che guadagneranno i sindaci nei prossimi anni di legislatura. In particolare, i sindaci delle Città metropolitane (come quello di Bologna Matteo Lepore) vengono equiparati del tutto sul piano economico ai presidenti di Regione, con un’indennità prevista pari dunque proprio a 13.800 euro lordi mensili.
Per i sindaci dei Comuni capoluogo di regione (ma che non sono città metropolitane) e dei Comuni capoluogo di provincia con popolazione superiore a 100.000 abitanti, invece, l’indennità è stata fissata all’80% del termine di paragone (per un totale di 11.040 euro lordi mensili – è il caso ad esempio del neo-sindaco di Reggio Marco Massari e di quello di Modena Massimo Mezzetti); percentuale che scende al 70% nel caso dei sindaci dei Comuni capoluogo di provincia con popolazione inferiore ai 100.000 abitanti (per loro sono previsti 9.660 euro lordi mensili).
Per i primi cittadini dei Comuni più piccoli la percentuale (sempre rispetto all’indennità di riferimento dei presidenti di Regione) scende progressivamente al calare del numero di abitanti: al 45% per i sindaci dei Comuni con popolazione superiore a 50.000 abitanti (indennità di 6.210 euro lordi mensili); al 35% per i sindaci dei Comuni con popolazione da 30.001 a 50.000 abitanti (4.830 euro lordi mensili); al 30% per i sindaci dei Comuni con popolazione da 10.001 a 30.000 abitanti (4.140 euro lordi mensili); al 29% per i sindaci dei Comuni con popolazione da 5.001 a 10.000 abitanti (4.002 euro lordi mensili); al 22% per i sindaci dei Comuni con popolazione da 3.001 a 5.000 abitanti (3.036 euro lordi mensili); al 16% per i sindaci dei Comuni con popolazione fino a tremila abitanti (2.208 euro lordi mensili).
In conseguenza a questi aumenti, inoltre, sono state rideterminate anche le indennità di funzione di vicesindaci, assessori e presidenti dei consigli comunali. Dall’inizio di quest’anno, l’indennità prevista per i vicesindaci è di 7.245 euro lordi mensili nei capoluoghi di provincia fino a 100.000 abitanti, di 8.280 euro lordi mensili nei capoluoghi di provincia oltre i 100.000 abitanti – come Reggio e Modena – e nei capoluoghi di regione, e di 10.350 euro lordi mensili nelle Città metropolitane come Bologna.
Per gli assessori di giunta e per i presidenti dei consigli comunali, invece, l’indennità prevista è di 5.796 euro lordi mensili nei capoluoghi di provincia fino a 100.000 abitanti, di 7.176 euro lordi mensili nei capoluoghi di provincia oltre i 100.000 abitanti e nei capoluoghi di regione, e di 8.970 euro lordi mensili nelle Città metropolitane.
Ai consiglieri comunali solo le briciole
Poi c’è il Consiglio comunale, ma qui si parla di tutt’altre somme. A parte il presidente che è appunto equiparato a un assessore (7.176 euro lordi mensili) la ‘riforma Draghi’ ha previsto al rialzo anche il compenso massimo mensile percepibile con i gettoni di presenza, ora pari a un quarto dell’indennità del sindaco del proprio Comune. Per Reggio e Modena, dunque, si parla di 2.760 euro lordi mensili. Ma attenzione: come importo massimo, a cui nessuno manco lontanamente si avvicina. Il gettone per ogni seduta di commissione e consiglio (e queste possono durare anche più di 4 o 5 euro) è infatti di appena 36,15 euro lordi, ben al di sotto del salario minimo. Basti dire che uno dei consiglieri più attivi e con più incarichi nelle passate legislature, Dario De Lucia, ha incassato complessivamente 5.961,60 euro nel 2022, 5.697 euro nel 2021, poco più di 4.000 euro nel 2020 segnato dalla pandemia. Mediamente, a Reggio Emilia un consigliere comunale grazie ai gettoni arriva a incassare intorno ai 300 euro lordi.
Di ben altre indennità godono invece i consiglieri regionali: in Emilia-Romagna (dove negli ultimi anni gli importi sono per altro stati diminuiti) 5.000 euro al mese, più almeno 2.258,65 euro di rimborso forfettario mensile. Oltre ai ricchi vitalizi che maturano ed incassano, anche per decenni, una volta cessata la carica: quest’anno, ad esempio, ai reggiani Emilio Severi e Ione Bartoli – che negli anni Settanta dello scorso millennio, per il Pci, furono anche assessori regionali – spetta un vitalizio lordo mensile rispettivamente di 3.925,43 e 2.873,16 euro, mentre l’ex presidente Pierluigi Bersani raggiunge addirittura i 4.974,05 euro.
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