Settimana sociale dei cattolici, diocesi di Reggio distratta

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di Luigi Bottazzi *

Dal 3 al 7 luglio si svolge a Trieste la Settimana sociale dei cattolici. Un percorso che incrocerà anche il Cammino sinodale, che nella nostra diocesi si sta svolgendo. A Trieste sono attesi 1.500 delegati, con una significativa presenza giovanile, proveniente da diocesi, associazioni e movimenti, ed esperienze locali. Sono state cinque le tappe  svolte della 50a. Settimana sociale dei cattolici in Italia nelle varie, non sempre in tutte, Chiese locali. Hanno promosso incontri e confronti, sul tema conduttore “Al cuore della democrazia”, stimolante, ma che richiama a precise responsabilità. A Reggio Emilia, due eventi sono stati promossi, uno rivolto al giovani, “come cercare lavoro”, ed una tavola rotonda svolta nell’ambito di Festincontro, tradizionale sette giorni dell’Azione Cattolica.

Fra i temi che verranno toccati aTrieste, questi sono i principali: giovani e formazione, welfare, convivenza, lavoro, ambiente, pace, cultura e informazione. E’ prevista anche una importante presenza del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che interverrà con un discorso alla cerimonia di apertura; nonché Papa Francesco nella giornata conclusiva. È possibile accedere a tutta la documentazione, il calendario, gli accrediti, vari approfondimenti e altro ancora tramite il sito ufficiale //www.settimanesociali.it // .

E’ un tema impegnativo, lo sappiamo, ma in diocesi non si è fatto un gran che: forse si poteva fare più, anche da parte di singole associazioni di ispirazione cristiana, forse per una certa disattenzione, forse per un tema troppo impegnativo, che ha molte sfaccettature, quello della “democrazia “. Ove, forse sbagliando, si sconta una certa preoccupazione di mischiare i temi di “fede” con la “politica”, quando sappiamo tutti , che la politica per dirla con Paolo VI, è “la forma più alta di Carità “.

Alla crisi di partecipazione del ”popolo cattolico “ che spesso viene fatta coincidere con l’astensionismo elettorale, non credo che corrisponda una crisi di idealità, quanto il fatto che le persone più che essere contate amerebbero contare, avere spazi per dare il loro contributo, quando sono portatori di esperienze e competenze. Vorrebbero che la propria voce e il proprio pensiero potessero avere un impatto, o almeno una attenzione, una riflessione. Molte persone non cercano qualcuno a cui delegare ogni cosa, l’uomo, la donna soli al comando, che risolve i problemi di tutti , è una panzana ! Credo che in questo nostro tempo, sia uno dei grandi equivoci. L’uomo o la donna solo al comando può solo far naufragio: se naufragasse da solo non sarebbe niente, ma spesso porta a naufragare intere comunità, grandi e piccole che siano.

Si dice spesso che i cattolici ormai sono una minoranza nelle nostre comunità. Ma sui temi sociali sembrano aver ritrovato una nuova vitalità e fecondità. È solo un’impressione o ci sono davvero cammini e orizzonti nuovi ? La partecipazione delle periferie associative di ispirazione cattolica saranno messe alla prova proprio su questi temi, una “fede” quindi legata ai temi cruciali della nostra contemporaneità ( la cd “ lettura dei segni dei tenpi “ !). E’ ora di darsi un mossa !

Sinodalità e partecipazione sono due facce della stessa medaglia, così ci è stato detto negli incontri fatti in Diocesi nei mesi scorsi. Rappresentano la grande sfida sia per la società che per la Chiesa, in questo nostro tempo. Una sfida che richiede di assumere dei rischi , ma che qua e là comincia a farci osservare dei germogli belli e significativi. Non sono ribelli ma anime vive !

Dovremmo avere anche il coraggio di riconoscere che oggettivamente in questo tempo non sappiamo talvolta che pesci pigliare: si tratta di un salutare smarrimento. La pastorale sociale e del lavoro credo possa dare il suo contributo soprattutto per rigenerare una coscienza popolare, per fare seri e documentati confronti, far toccare con mano i problemi sociali scottanti, vederli da vicino, non cercare solo le analisi e le soluzioni con un freddo criterio economico e sociologico, ma anche e soprattutto etico !

In questi anni, in un certo senso, siamo vissuti sotto la dittatura dell’esperto, che sapeva risolvere tutti i problemi. La storia ci insegna che non necessariamente va così. C’è bisogno di ritornare a riconoscere il valore del concetto di ‘popolare’, che nel nostro tempo decliniamo troppo come forma di fama riconosciuta da parte dei più”. Popolare vuol dire che una cosa appartiene a un popolo. Rigenerare una coscienza popolare sui temi di fondo e sui valori credo che sia una delle grandi sfide da raccogliere nel nostro tempo, come cattolici in primis. Il tema della Settimana sociale “Al cuore della democrazia”, anche se non andiamo a Trieste, ci dovrebbe toccare da vicino.

(*) ex consigliere regionale Dc-Ppi



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