Il candidato a voto zero. E’ questo un dato che non sfugge all’occhio nella lettura delle liste scrutinate alla recente tornata elettorale per il comune di Reggio Emilia, un fenomeno bipartisan che si verifica sia a destra sia a sinistra.
Qualcuno allora si potrebbe chiedere, ma chi sarà mai quell’aspirante politico o quel sostenitore di una lista che nel segreto dell’urna non vota neppure per se stesso? Probabilmente in qualche casa si tratta di persone che non risiedono nel comune in cui si vota e che, almeno stando al risultato conseguito, non hanno avuto un grande appeal sull’elettorato. Ma ci sarà pure qualcuno che nel seggio, posto davanti alla scheda con il suo nome davanti, ha perso fiducia nelle proprie capacità? O magari si dovrà pescare anche tra quei tanti che si sentono dire: “Mi hanno chiesto di entrare in lista li, ma a me della politica non interessa niente”.
E’ un fatto curioso, un fenomeno nuovo che fa da contraltare a quella che si definisce “la malattia della politica”, che colpisce generalmente il candidato sul finire della campagna elettorale e che moltiplica i suoi sforzi, si impegna e suda per procacciarsi ogni un singolo voto in più e ben figurare.
Ma per capire meglio, passiamo ai freddi numeri. E c’è poco da contare. Nella lista Reagire (in testa alla originale classifica) i candidati con zero voti sono ben 10 su 32. Mentre in quella Pane Pace e Lavoro, lo zero si conta 8 volte. Quattro zero voti anche nel Movimento Reggio Emilia e due nel Movimento Cinquestelle. Uno zero non manca poi tra i 32 di Alleanza Civica e ben 4 sono quelli che compaiono nella squadra della Lega. Due zero voti anche per Azione Reggio, superata in questo frangente da Forza Italia che ne schiera 4. Per la par condicio, sono tre gli zero per Verdi e Possibile, mentre due sono quelli in Sinistra in Comune.
Breve calcolo, i candidati rimasti bocca asciutta sono ben 40. Una lista intera, più le riserve.
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