Facebook, centro sociale per anziani

Facebook FB

* Nicola Fangareggi ha postato nella propria pagina personale su Facebook una riflessione che qui volentieri riproponiamo.

Facebook è sempre più un social per persone anziane. La gran parte di esse sono catalogabili tra i baby-boomer, hanno scoperto il web in età già adulta, non hanno voglia o non riescono proprio a stare al passo con i tempi e tendono a sostituire in rete, con un gruppo più o meno solido di “amici” e conoscenti, quel bisogno di socialità che la velocità dei tempi e l’età che avanza non cessa di reclamare il suo legittimo spazio. Il problema di FB, almeno in Italia, che è un paese di anziani, è l’assenza sostanziale di un’educazione di base rispetto alle relazioni tra i propri iscritti.

La netiquette a cui tra iniziati ci si atteneva alla fine del secolo scorso è materia oscura per i frequentatori ineducati e tendenzialmente molestatori. Ne consegue la completa inconsapevolezza di chi si muove sulle pagine altrui come se si trovasse nella toilette di casa, del tutto incurante delle regole fondamentali del dialogo, le quali non vengono esposte al pubblico ludibrio da una banale concessione di “richiesta di amicizia”, quando richiedono invece attenzione, educazione, massimo rispetto. Il problema vale principalmente nel rapporto tra uomini che disturbano donne e le discussioni di calcio e di politica. Lascio perdere la feccia permanente, che purtroppo esiste anche in questo social e si infila ovunque, compresi i luoghi di massimo standard di sicurezza.

Mi riferisco a persone semplici, comuni, di assoluta normalità, che invadono gli spazi altrui con commenti, considerazioni, polemiche, di norma sentendosi in diritto e in libertà di poterlo fare, violando le minime regole di civiltà e di relazione e conducendo invariabilmente alla degenerazione dei toni e dei contenuti simili alle liti nei bar sport di una volta. Ho deciso di sottrarmi, da giornalista professionista, alla schiavitù dei commenti. In passato ho “bannato” parecchi stalker, ma oggi non ho più tempo né voglia di occuparmi di scocciatori (e scocciatrici, ci sono anche quelle) digitali. D’ora in poi chiunque invierà a commento di un mio pezzo sgradevoli e ineducate opinioni non richieste sarà bannato all’istante.
Diversamente da un celebre passo di Gaber, molto popolare a sinistra negli anni Settanta, non credo che “la libertà sia partecipazione”. Sono convinto dell’opposto: la libertà consiste nella non prevaricazione. Il culto della “discussione” è un rottame novecentesco che lascio volentieri a chi è rimasto legato mani e piedi a ideologie fallimentari. Preferisco di gran lunga i pensieri alti, i maestri autentici, la conoscenza, l’esperienza delle vette, la storia e, naturalmente, la filosofia. Spero che codesta intemerata allontani di qui persone non fortemente motivate a leggere ciò che scrivo. E confido di aver sempre meno lettori, perché anelo alla selezione e a una certa discreta felice solitudine nella quale amo vivere.