Reggio, a ottobre l’opera “13 Silos” di David Tremlett all’ex mangimificio Caffarri

ex mangimificio Caffarri Reggio alto

Sarà “13 Silos”, un grande intervento artistico permanente ideato dall’artista britannico David Tremlett, a impreziosire dal prossimo autunno gli spazi rigenerati dell’ex mangimificio Caffarri in via Flavio Gioia, nel quartiere Santa Croce di Reggio, alle spalle della stazione ferroviaria storica, a pochi passi dal Centro internazionale Loris Malaguzzi e dai capannoni del Parco Innovazione.

L’intervento, annunciato dalla Fondazione Palazzo Magnani e dal Comune di Reggio, sarà inaugurato a ottobre e comprenderà – oltre all’opera d’arte all’ex Caffarri – anche la mostra “Another Step”, a cura di Marina Dacci, che sarà allestita negli spazi espositivi dei chiostri di San Pietro con un focus particolare su alcune costanti della ricerca artistica di Tremlett dagli anni Settanta a oggi.

L’obiettivo complessivo del progetto è quello di valorizzare un’area significativa per la storia economica e sociale della città (oggetto negli ultimi anni di numerosi interventi di riqualificazione urbana), creando un raccordo ideale tra il quartiere di Santa Croce e i chiostri di San Pietro, con questi ultimi che si candidano a diventare nei prossimi anni un importante polo dell’arte contemporanea nazionale e internazionale per rendere la città sempre più attrattiva.

Tremlett, ultimo tassello – solo in ordine di tempo – di una Reggio che negli ultimi vent’anni sta investendo nell’arte contemporanea per la riconfigurazione di aree problematiche o in corso di trasformazione urbana, può vantare un consolidato curriculum internazionale e sessant’anni di ricerca alle spalle: viaggiatore instancabile nell’incontrare nuovi territori e nuove comunità portatrici di diverse culture, si è sempre posto con sensibilità e rispetto verso l’ambiente, nei confronti delle architetture esistenti (spesso connotate da rilevanti funzioni sociali) e nelle relazioni con gli abitanti dei luoghi in cui opera. Tra i paesi europei in cui ha lavorato, è senz’altro proprio l’Italia quello in cui ha realizzato – a partire dagli anni Ottanta – il più grande numero di opere, sia pubbliche che private, intervenendo anche in Emilia, a Modena e a Bologna.

Invitato a visitare l’edificio ex Caffarri, complesso produttivo industriale un tempo adibito a mangimificio, Tremlett ha scelto di intervenire sulla facciata d’ingresso e sui 13 grandi silos per sottolineare la rifunzionalizzazione di un luogo che sarà dedicato alla formazione e all’aggregazione di comunità (soprattutto dei giovani) e che ospiterà realtà cittadine importanti come la Fondazione Reggio Children, il centro di riciclaggio creativo Remida, The Lego Foundation, il centro teatrale MaMiMò e una palestra di boxe.

“A Reggio – ha confessato l’artista britannico – percepisco un grandissimo potenziale: vedo aree che hanno bisogno che venga fatto qualcosa al loro interno. Quello che ho trovato qui è una zona centrale della città che è come uno sketchbook vuoto per me. Farò un lavoro di trasformazione ma con gentilezza, per far sì che i luoghi invitino le persone a ritornare là; un lavoro gentile ma che trasmetta magnificenza. Amo l’architettura industriale, e sono rimasto impressionato dalla grandezza dei silos: l’ex mangimificio Caffarri non è un edificio che si nota da lontano, ti obbliga a guardarlo ma solo quando ti avvicini”.

Sono ancora poche le anticipazioni sui dettagli di questa opera d’arte pubblica, ma Tremlett si è sbottonato se non altro sui colori: “Non volevo usare i colori primari, ho scelto quelli che ricordano la terra, il sole, la sabbia. La domanda che mi sono posto è stata come usare questi colori rispetto alle dimensioni importanti dell’edificio: ci saranno passaggi dal chiaro verso lo scuro e viceversa, che possono funzionare molto bene su costruzioni grandi come i silos”. Per quanto riguarda la facciata, invece, “la geometria sarà comprensibile anche dai bambini: sarà astratta, ma giocosa”.

Il progetto artistico, ha detto il sindaco di Reggio Luca Vecchi presentando l’intervento, “andrà a sottolineare uno dei contenitori recuperati dello storico quartiere di Santa Croce, lasciando un segno permanente su un edificio che era dismesso e che è rinato a nuova vita. Quest’area è senz’altro, grazie al Parco Innovazione presso le ex Reggiane, quella che ha subìto le maggiori trasformazioni: poteva diventare luogo di abbandono e degrado e si sta invece trasformando via via in occasione di sviluppo, di lavoro, di socialità e di cultura. In tal senso assistere all’ingresso dell’arte in un contesto simile è del tutto coerente con la missione che questa amministrazione si era data, sin dagli anni passati, nel momento in cui ha lavorato per riempire di contenuti l’area nord della città”.

Per Maurizio Corradini, presidente della Fondazione Palazzo Magnani, con questo progetto “la fondazione, assieme al Comune di Reggio, riprende quel filo della produzione di opere d’arte pubbliche in luoghi strategici della città. Opere d’arte che saranno collegate a rispettive mostre che allestiremo nei prossimi anni ai chiostri di San Pietro, luogo che intendiamo posizionare definitivamente a livello nazionale e internazionale come spazio vocato all’arte contemporanea, oltre la già consolidata Fotografia Europea”.