Reggio, i consiglieri regionali Pd sconfessano il sindaco Vecchi e aprono all’esercito in stazione

Stazione di Reggio con polizia

Usano oltre cinquemila battute con  757 parole senza mai scrivere “esercito”, quasi fosse una bestemmia o forse pensando, così, di non sconfessare pubblicamente il sindaco Vecchi e i colleghi del Pd in Comune guidati da Gianluca Cantergiani. Ma di fatto, aprono all’utilizzo dell’esercito in stazione – come da tempo richiesto da cittadini, comitati e centrodestra – pur non citandolo mai, utilizzando una contorta perifrasi (“non è da escludersi la possibilità di una presenza anche di…”) e ricorrendo alla ridicola espressione “componente terrestre delle forze armate”, come se qualcuno potesse mai pensare di inviare la Marina in piazzale Marconi o utilizzare l’Aeronautica con Tornado e F-35 in perenne decollo dal Campovolo…

Sono  i consiglieri regionali del Pd Ottavia Soncini, Roberta Mori, Andrea Costa e l’assessore Alessio Mammi che – in merito al tema della sicurezza a Reggio Emilia e in particolare all’esercito da utilizzare nella zona della stazione, mentre solo alcuni giorni fa il Pd dell’attuale sindaco Vecchi aveva invece bocciato in Consiglio comunale il piano “Strade Sicure”, promosso dal ministero dell’Interno – hanno inviato la seguente nota.

“In riferimento al dibattito relativo alla sicurezza pubblica e alle opzioni possibili in campo per garantirla, ci permettiamo di dare un contributo ed esprimere alcune riflessioni sul tema, perché anche in campagna elettorale è necessario rassicurare, ma anche informare la propria Comunità in modo che non prendano il sopravvento semplificazioni eccessive sia delle istanze che delle soluzioni.

La Regione Emilia-Romagna, nell’ambito delle proprie competenze di prevenzione e miglioramento delle condizioni di rilevanti problemi di sicurezza, conflitto o disordine urbano diffuso, ha stipulato specifici Accordi di programma con gli Enti locali in materia di sicurezza integrata ex L.R. 24/2003, in particolare con il Comune di Reggio Emilia per circa 900mila euro, destinati alle criticità della zona stazione / Turri-Paradisi. Ad essi si sommano i finanziamenti per gli accordi per la promozione della cultura della legalità per un impegno complessivo di oltre 1 milione di euro.

La sicurezza sociale è, infatti, un diritto fondamentale nel patto di cittadinanza tra individui e Stato, promossa dall’insieme di politiche pubbliche volte a ridurre e prevenire condizioni di vulnerabilità delle persone e la sicurezza urbana ne rappresenta un aspetto fondamentale. La sicurezza urbana è da intendersi come bene pubblico che afferisce alla vivibilità e al decoro delle città, da perseguire attraverso interventi di riqualificazione, anche urbanistica, sociale e culturale, e recupero delle aree o dei siti degradati, l’eliminazione dei fattori di marginalità e di esclusione sociale, in modo che gli spazi pubblici possano essere condivisi, vissuti e frequentati da tutti con spirito di Comunità.

L’importanza di garantire la sicurezza nei luoghi sensibili di maggiore aggregazione e transito, come stazioni ferroviarie, scuole, stadi e aree ricreative, è fondamentale. Da un lato, rafforza la cultura della responsabilità e del rispetto reciproco. Dall’altro, contribuisce all’ordine pubblico e al presidio delle forze dell’ordine. In tale contesto in cui la sicurezza dovrebbe essere prioritaria, è fondamentale adottare misure preventive e promuovere una cultura condivisa che tuteli la sicurezza di tutti attraverso operatori sociali di strada, l’attività di prossimità di uffici e servizi pubblici, associazioni e attivisti che presidiano luoghi e costruiscono relazioni di fiducia con individui e gruppi spesso trascurati, fungendo da ponte verso l’accesso a servizi e realizzando azioni che hanno un impatto positivo sulla sicurezza urbana. L’inclusione sociale e l’integrazione sono due pilastri centrali per costruire politiche sostenibili che mirano a creare società più sicure, eque e coese.

D’altronde, l’ordine pubblico e la sicurezza sono di competenza esclusiva dello Stato e la presenza sul territorio di articolazioni periferiche quali Questure e Prefetture, garantisce interventi coordinati e conformi alle direttive nazionali, nonché alle esigenze specifiche dei territori. A tal proposito ciò che emerge come dato oggettivo sull’andamento della delittuosità dal 2015 al 2022 (ultimo anno in cui sono disponibili i dati) segna una contrazione significativa del -30%, con un dimezzamento di fatto dei furti nella Città di Reggio Emilia.

Questo basta? Ovviamente no, perché le situazioni di disagio, rischio e degrado permangono in alcune zone sulle quali diventa necessario promuovere soluzioni mirate, alcune già in cantiere, altre da attivare anche con la richiesta di maggiori risorse di personale a cui il Governo dovrà dar seguito. È anche vero però che sarebbe ingeneroso non riconoscere alle forze dell’ordine l’aumento del presidio delle strade cittadine mediante vigilanza dinamica condivisa nel Comitato per l’ordine e la sicurezza. Così come l’apertura della nuova sede del Comando della Polizia Locale in viale IV Novembre in prospettiva costituirà un ulteriore rafforzamento di prossimità.

In questo quadro di adeguamento dell’efficacia degli strumenti di prevenzione e contrasto alla criminalità diffusa, dove ciascuna istituzione deve fare la propria parte di competenza fino in fondo, non è da escludersi la possibilità di una presenza anche della componente terrestre delle forze armate, consapevoli del ruolo di deterrenza, ma altresì non risolutivo della complessità di fenomeni criminosi originati da molteplici concause.
La sicurezza dei cittadini, infatti, non è di destra o di sinistra, ma è un diritto fondamentale che la politica ha il dovere e la responsabilità di garantire, anche mediante l’adeguamento rigoroso del sistema penale al principio di certezza della pena per essere concretamente in grado di perseguire i reati e di condannarne i colpevoli.

L’unica cosa certa è che, se le nostre Città fossero progettate, organizzate e presidiate con lo sguardo delle donne e delle ragazze che le abitano e le vivono, sarebbero luoghi più accoglienti e sicuri per tutti. Questa costituirebbe la vera leva d’innovazione di una campagna elettorale e di un programma di sviluppo sostenibile per la Città del domani”.