Il generale dell’esercito, incursore, Roberto Vannacci ha fatto tappa a Reggio Emilia, lunedì 18 marzo, per presentare il suo secondo libro, “Il coraggio vince. Vita e valori di un generale incursore”.
Non è un pronostico difficile immaginare, forse, che bisserà il successo del precedente, il “Mondo al contrario”, se possiamo usare come metro di valutazione il fatto che la sala del Capitano del Popolo dell’hotel Posta era strapiena, molta gente non è potuta entrare, e anche chi scrive ha rischiato di rimanere fuori. Ed erano solo le 20, mezz’ora prima dell’inizio, previsto per le 20.30.
Ad intervistare l’ufficiale spezzino, il giornalista Pierluigi Ghiggini e lo scrittore Pier Francesco Grasselli.
Se qualcuno pensava che la platea potesse essere composta solo da persone con il basco o il bomber o dall’aria truce si sbaglia, perché ad ascoltare il generale Vannacci «c’era la maggioranza silenziosa che solitamente tace», come Grasselli definisce le signore e i signori di età diverse accorsi per ascoltare chi finalmente romperebbe il «pensiero unico dominante» sulla patria, sul multiculturalismo, sull’etnie, sul politicamente corretto e altro ancora.
Una «maggioranza silenziosa» stanca di ascoltare la narrazione di chi predica «l’omogeneizzazione» e nega la «diversità», «perché – spiega Vannacci – le diversità vanno esaltate». «Non voglio – prosegue il generale – che nessuno venga a casa mia a dire quello che devo fare. Non farei cambio con un’altra patria, con la civiltà di un altro».
Si è poi soffermato, in particolare, su un passaggio del suo “Mondo al contrario” che aveva suscitato un vespaio a proposito dei caratteri somatici della pallavolista Paola Egonu: «Ha tutto il diritto di essere italiana», dice al Posta, e sembra voler aggiustare un po’ il tiro ma «non si può negare che non abbia i caratteri somatici caucasici».
A proposito, poi, del caso dello omicidio di Saman Abbas, la ragazza di origini pakistane, uccisa perché non aveva voluto accettare un matrimonio combinato, i legali dei familiari accusati dell’assassinio avrebbero chiesto come attenuanti le ragioni culturali in cui si è consumato il delitto.
«Bisogna conformarsi alle leggi della società che ti ospita, alla sua cultura», afferma Vannacci sollecitato da Pierluigi Ghiggini.
E mentre si continua a discutere del suo libro autobiografico “Il coraggio vince”, in sala entra la contestazione organizzata da Aq16, Non una di meno, Xr Reggio Emilia (movimento ambientalista) e dal collettivo Gatte morte.
Piazza del Monte è isolata da tre cordoni di polizia e carabinieri, non molto nutriti, e solo una mezza dozzina di agenti in tenuta antisommossa sbarra via Emilia Santo Stefano; mentre l’altro chiude via Crispi al corteo fermo in piazza Martiri del 7 luglio. Il terzo è in piazza Prampolini.
In Piazza del Monte, nei pressi dell’ingresso della sala del Capitano del Popolo, staziona una ventina di persone… qualcuno anche con il bomber. «Questa canzone non mi piace proprio. È brutta», dice ridacchiando uno di loro mentre dal corteo arrivano le note di “Bella ciao”.
Ma fila tutto liscio.
Ultimi commenti
Anche l' Ordine degli Avvocati di Reggio Emilia .
Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
Diranno, sia a sinistra che a destra, che c'è un disinteresse della politica, in particolare dei giovani, diranno che molti non votano perché pensano che, […]