La peste suina africana, malattia virale infettiva che colpisce suini domestici e selvatici ma non si trasmette all’uomo, corre veloce e lo scenario desta preoccupazione in tutta la regione. Se ne è discusso ieri pomeriggio a Reggio Emilia, in un incontro organizzato dall’assessore regionale all’Agricoltura, Alessio Mammi, in collaborazione con la Provincia di Reggio Emilia, a cui hanno partecipato – oltre al presidente Giorgio Zanni, la vice Elena Carletti e il comandante della Polizia provinciale Lorenzo Ferrari – i rappresentanti di associazioni agricole, industriali e ambiti territoriali di caccia.
“Vogliamo condividere con il territorio la strategia che stiamo realizzando, anche nelle aree che ancora non sono interessate dal virus per agire in un’ottica preventiva”, ha detto l’assessore regionale Mammi, che oggi avrà un altro incontro a Modena con il mondo agricolo, industriale e venatorio e che nei giorni scorsi, insieme all’assessore Donini, ha scritto ai ministri Schillaci e Lollobrigida per chiedere il riconoscimento dello stato di calamità naturale per consentire di accedere agli aiuti, attivare misure straordinarie per ridurre la popolazione dei cinghiali e rendere sicure le aziende. Al momnento, come noto, nella nostra regione gli unici casi di peste suina si sono infatti verificati nelle province di Piacenza e Parma.
“In questa situazione, è assolutamente fondamentale un coinvolgimento forte del territorio- ha commentato Mammi-. Noi continuiamo a fare squadra, come sempre abbiamo facciamo in questa regione di fronte alle difficoltà. A breve anche su queste Province verranno istituiti i Got (Gruppi territoriali operativi) previsti dall’ordinanza del Commissario nazionale per individuare le azioni necessarie per il contenimento e la riduzione del rischio che il virus si diffonda nei territori ad oggi indenni. Abbiamo inoltre sollecitato il Governo, e ottenuto la scorsa settimana un primo incontro presso il Ministero dell’Agricoltura, per chiedere una strategia nazionale che coinvolga le regioni confinanti alla nostra per agire in maniera coordinata”.
La Regione ha chiesto inoltre al Governo una dichiarazione di stato di calamità naturale, “per consentire alle produzioni che rientrano nelle zone di restrizione – allevamenti e aziende della trasformazione che subiscono i primi effetti della diffusione del virus – di accedere a benefici fiscali previsti dalla legge in casi di calamità, quali agevolazioni e sospensioni dei mutui o misure rivolte ai lavoratori.
Come ha ricordato l’assessore regionale nell’incontro a Reggio il valore delle produzioni suinicole solo in Emilia-Romagna è pari ogni anno a un miliardo di euro, con notevoli benefici non solo economici ma anche sociali per tutto il territorio, e un danno al settore porterebbe ripercussioni su tutto l’indotto, con conseguenze gravi per le comunità. Tra i punti chiave per una strategia efficace, che possano gestire procedure amministrative straordinarie su appalti per acquisti di servizi e mezzi mirati al contenimento del cinghiale.
Altro punto importante di cui è parlato nell’incontro è quello relativo alla commercializzazione delle carni lavorate, posto che emerge la necessità di realizzare protocolli semplificati con i Paesi terzi, che tutelino il comparto, soprattutto nell’ambito delle produzioni di qualità: per questo è stato chiesto al Governo “un impegno a salvaguardare le esportazioni che rappresentano il valore commerciale più importante negli ultimi anni, in particolare per le produzioni Dop e Igp, e che già ora vedono chiusure da alcuni Paesi e si teme che altri, in particolare quelli del Nord-America, possano aggiungersi”.
Le misure messe a punto dalla Regione
La Regione Emilia-Romagna fin dalla prima comparsa di casi di peste suina sul territorio nazionale si è impegnata per l’innalzamento dei livelli di biosicurezza negli allevamenti e nelle aziende, attraverso due bandi per complessivi 7 milioni di euro, mentre un terzo con una dotazione di ulteriori 3 milioni di euro è stato aperto in questi giorni.
È stata messa a punto una strategia, assieme all’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale e all’Istituto zooprofilattico sperimentale della Lombardia e dell’Emilia-Romagna, per ridurre la circolazione del virus nelle province oggi interessate, concentrandosi in particolare nell’attività di riduzione della popolazione di cinghiali nelle aree poste all’interno del confine delle tre reti autostradali A1, A15 e A21, vicine al distretto di Langhirano.
Sul fronte del contenimento dei cinghiali, la Giunta regionale ha reso disponibili tutti gli strumenti che la normativa nazionale consente per ridurne il numero, ampliando a tutto il periodo dell’anno l’attività in selezione e permettendo ogni forma di autodifesa da parte degli allevatori e degli agricoltori, interessati da una presenza massiccia di cinghiali.
È stato rinnovato inoltre rinnovato l’accordo con le Polizie provinciali e approvata la seconda tranche di finanziamenti alle Province per l’anno in corso, per complessivi 900 mila euro, parte dei quali destinati proprio alla riduzione dei cinghiali con l’obiettivo di ridurne la presenza sul territorio.
Ultimi commenti
Anche l' Ordine degli Avvocati di Reggio Emilia .
Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
Diranno, sia a sinistra che a destra, che c'è un disinteresse della politica, in particolare dei giovani, diranno che molti non votano perché pensano che, […]