Prenderanno il via giovedì 7 marzo gli eventi promossi dal Comune di Rubiera nell’ambito della rassegna “Rubiera contro le mafie”, incentrata quest’anno sui temi della libertà e della legalità.
Testimoni di giustizia, magistrati, vittime di mafia, donne e uomini impegnati in prima linea nella lotta al crimine organizzato si avvicenderanno nei quattro appuntamenti previsti tra marzo e aprile e rientranti nel progetto “Legalità, etica & giustizia: valori e comportamenti come fondamenti di democrazia” promosso dal Comune di Rubiera in collaborazione con la cooperativa sociale L’Ovile e il finanziamento della Regione Emilia-Romagna.
“Anche le ultime inchieste della Procura di Reggio Emilia – sottolinea il sindaco di Rubiera, Emanuele Cavallaro – dimostrano l’urgenza di occuparsi di lotta alla mafia cercando di scuotere le coscienze anche qui da noi, dove i silenzi sembrano tradursi in tolleranza e poi in complicità, soprattutto se si parla di affari. Libertà e legalità sono due principi fondamentali e inscindibili sui quali si regge la vita civile; le testimonianze che ascolteremo e con le quali ci confronteremo lo attestano con la forza delle esperienze di vita, le sofferenze, ma anche con il coraggio quotidiano di piccole o grandi scelte alle quali siamo invitati a tutela di quella legalità senza la quale è impossibile parlare di libertà”.
Emblematico, al proposito, il primo incontro che si terrà il 7 marzo alle ore 18.00 nella nuova sala dedicata a Lea Garofalo nel centro sociale di Rubiera, in via De Gasperi 3; si tratta, infatti, della prima iniziativa pubblica nella nuova sede di questo spazio dedicato alla memoria di una donna testimone di giustizia e vittima di ‘ndrangheta, e proprio qui si parlerà si parlerà di Maria Chindamo, scomparsa a 44 anni, nel 2016 a Limbadi, in provincia di Vibo Valentia, davanti al cancello della sua tenuta, e il cui corpo non è più stato ritrovato.
Il racconto di questa terribile storia vedrà protagonista Vincenzo Chindamo, fratello di Maria, con il contributo di Carmen Vogani, giornalista che ha dedicato servizi d’inchiesta per cercare di far luce sulla scomparsa di Maria Chindamo.
“Una donna – sottolinea il sindaco Cavallaro – che non si è piegata alle minacce della ’ndrangheta né alle pressioni di un ambiente intriso di cultura mafiosa, pagando con la vita questa scelta di libertà come donna e come imprenditrice”.
Evidente, secondo la Dda di Catanzaro, l’impronta mafiosa sulla scomparsa e sulla morte di Maria Chindamo (un collaboratore di giustizia parla di uccisione e poi del corpo dato in pasto ai maiali), ma anche più complessa, secondo il fratello Vincenzo, cioè legata anche ad un ambiente, un clima culturale che non accettò la sua separazione dal marito, suicidatosi esattamente un anno prima della scomparsa della donna, con la sua auto trovata con la portiera aperta, sporca di sangue e con il motore ancora acceso.
“Una storia drammatica – sottolinea il presidente della coop sociale L’Ovile, Valerio Maramotti – che ne richiama altre alla memoria; la tensione alla giustizia e il desiderio di libertà accomuna Maria Chindamo ad altre donne coraggiose come Lea Garofalo (uccisa nel 2009) o Piera Aiello (vedova di mafia, poi testimone di giustizia, quindi parlamentare impegnata nella lotta alla mafia), che abbiamo avuto modo di ricordare e di ospitare in terra reggiana nell’ambito del Festival “Noi contro le mafie”.
Insieme a Vincenzo Chindamo, e alla giornalista d’inchiesta Carmen Vogani, giovedì a Rubiera interverranno il Sindaco Emanuele Cavallaro e il giornalista Pierluigi Senatore.
Ultimi commenti
Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
Diranno, sia a sinistra che a destra, che c'è un disinteresse della politica, in particolare dei giovani, diranno che molti non votano perché pensano che, […]
Continuano gli straordinari successi elettorali dell'area riformista liberaldemocratica,che si ostina a schierarsi sempre indissolubilmente nel campo del centrosinistra senza mai beccare nemmeno un consigliere,cosi' come […]