Reggio, a Robi Damelin uno speciale premio per la pace Dossetti

Robi Damelin – Premio speciale Dossetti_2

Lunedì pomeriggio, in apertura della seduta di Consiglio comunale in Sala del Tricolore, Robi Damelin, portavoce di Parents Circle – Families Forum (Pcff – Forum delle famiglie vittime del conflitto israelo-palestinese) ha ricevuto dal presidente della Giuria del Premio per la pace “Giuseppe Dossetti”, Pierluigi Castagnetti, un premio speciale, quale riconoscimento per l’attività svolta dall’associazione israelo-palestinese per favorire il dialogo e la riconciliazione tra i due popoli.

Così recita la motivazione, rivolta al Parents Circle: “Per il suo forte impegno nella promozione di una cultura di pace, di nonviolenza e riconciliazione”.

Il riconoscimento è stato conferito dal sindaco Vecchi e dal presidente Castagnetti, insieme al presidente del Consiglio comunale Matteo Iori, all’assessore al Welfare e Politiche per i migranti Daniele Marchi e ai capigruppo del Consiglio stesso. Erano presenti anche i membri della Giuria del Premio, Chiara Piacentini e Palo Burani.

HANNO DETTO – “Ringrazio Robi Damelin della sua presenza qui oggi – ha detto il sindaco Luca Vecchi – Abbiamo avuto possibilità di conoscerla, nel Parents Circle, durante la nostra missione di fine settembre in Palestina, in occasione della firma del Patto di gemellaggio tra la città di Beit Jala e Reggio Emilia. Quella visita ci ha messo in condizione di comprendere il livello di tensione e di difficoltà di dialogo, quotidianamente percepibile. Era inimmaginabile tuttavia l’atrocità inaudita di quanto accaduto il 7 di ottobre per opera di Hamas e tanto meno oggi il dramma di quanto sta accadendo a Gaza. A partire da questa esperienza e nella presenza di questa situazione che ha riacceso il conflitto tra Palestina e Israele, che sta in relazione con molteplici conflitti bellici che si stanno espandendo in varie parti del mondo, abbiamo voluto promuovere, assieme a numerose associazioni, una serie di iniziative a Reggio Emilia – rivolte alla cittadinanza, ai giovani e alle scuole – per la pace, il dialogo, la riconciliazione. L’invito a Robi Damelin e Laila AlSheikh, che non ha potuto partecipare perché la sua partenza non è stata autorizzata, si inserisce in questo quadro di iniziative. Reggio Emilia ha fatto della cultura del dialogo – tra le tante diversità politiche, culturali e religiose – un elemento distintivo della propria identità storica e contemporanea. Diversità non come un muro, ma quale punto d’incontro con l’altro, di arricchimento reciproco, per promuovere una convivenza civile. Perciò la presenza di Robi Damelin qui oggi è per noi importante per la sua testimonianza, per il suo esempio in Palestina, in Israele, nel mondo”.

“La mia presenza qui oggi – ha detto Robi Damelin – è per me molto emozionante, più di quando ero al Consiglio di sicurezza (dell’Onu) e le persone che mi guardavano avevano già un’opinione prima che cominciassi a parlare. Sono emozionata anche per l’ospitalità che ho ricevuto e perché mi sono resa conto che questa è una città fatta di memoria, di ricordi. Stamattina ho parlato a circa 200 studenti e ho detto loro che per poter parlare di riconciliazione bisogna sempre dirsi la verità. In che modo il vostro essere pro Palestina o pro Israele ci può aiutare, in che modo questo può essere utile alla nostra vita, in che modo la vostra partecipazione a questa o quella manifestazione o lo sventolare una bandiera può aiutarci? Questo non risolverà il conflitto, ma vi aiuterà forse solo a farvi sentire un po’ meglio.

“Quello che vi chiedo perciò è: se non riuscite ad essere neutrali, se dovete per forza prendere un parte, vi chiedo allora di lasciarci stare. Perché l’unica cosa che stareste facendo sarebbe di importare il conflitto tra Israele e Palestina in Italia, andando a diffondere odio tra ebrei e musulmani.

“Perché le persone commettono questi atti, perché un uomo ha ucciso mio figlio? Solo un uomo palestinese ha preso la vita di mio figlio, non tutti i palestinesi, non la nazione palestinese. Ho scoperto poi che quest’uomo che aveva ucciso mio figlio aveva perso uno zio, era stato testimone della sua uccisione violenta; e nella seconda Intifada quest’uomo aveva perso altri due zii sempre per mano dell’esercito israeliano. Credo che abbia ucciso per vendetta. Ma vi posso dire che non esiste vendetta per un figlio che non c’è più. Ho iniziato poi a guardare ai giovani di Gaza e mi sono chiesta: come è possibile arrivare a quel punto, il punto in cui qualcuno ha deciso di togliere la vita a qualcun altro, quel 7 ottobre. Provate a mettervi nei panni di un ragazzo che vive a Gaza, dove c’è una guerra ogni due o tre anni, dove non c’è rifugio, protezione dalle bombe, dove si deve scappare con la propria madre, in un posto dove non c’è libertà, né speranza. Che tipo di adulto potrà diventare questo ragazzo?

“E pensiamo ai ragazzi che vivono nei Kibbutz vicino a Gaza. Pensavano di avere un rifugio sicuro, nonostante anche lì piovessero i razzi. Poi è arrivato quel 7 ottobre, che ha distrutto quel pensiero. Pensiamo a tutte quelle madri che fuggono da Gaza con i loro bambini, anche se non hanno un luogo in cui andare. Io ho un rifugio, casa mia. Ma posso dirvi che è drammatico sentire il rumore dei razzi che cadono vicino casa tua tutti i giorni, senza sapere quanto stia succedendo, soprattutto senza sapere ad esempio che fine abbia fatto la propria nipote, se sia ancora viva o no.

“Quindi vi chiedo semplicemente di osservare quel che succede, piuttosto che fingervi o ergervi a esperti del Medi Oriente, e tentare di capire l’umanità che esiste da entrambi i lati. E vi chiedo anche di aiutarci a chiedere a Israele e Palestina di porre fine al conflitto armato, a queste continue uccisioni; e forzarli a sedersi al tavolo del dialogo, perché questo è l’unico modo di sostenere entrambi i Paesi, senza andare a sventolare una bandiera. E vi chiedo infine di spingere per la restituzione degli ostaggi da entrambe le parti.

“Ringrazio personalmente il sindaco di Reggio Emilia – ha concluso Robi Damelin – Ho viaggiato per il mondo e, credetemi, ci sono individui che ti promettono di tutto. Invece il sindaco mi ha promesso che sarei venuta qui, ed eccomi qui oggi. Grazie!”.

“Abbiamo avuto la possibilità di ascoltare da Robi Damelin una lezione di filosofia della pace – ha detto l’onorevole Pierluigi Castagnetti, presidente della Giuria del Premio per la pace Giuseppe Dossetti – Ci ha anche detto: se potete, non interferite; se pensate di conoscere le situazioni… no, non è il caso. Perché la situazione la conoscono bene quelli che la vivono, quelli che vivono quelle situazioni e circostanze. Come Giuria del Premio per la pace Giuseppe Dossetti, abbiamo ritenuto non di assegnare un premio, ma semplicemente di pronunciare un riconoscimento. Questo Premio è intitolato a un grande parlamentare costituente, che ha scritto cioè la Carta costituzionale della democrazia italiana e, fra gli altri, ha scritto l’articolo 11, in cui si afferma solennemente che l’Italia è una Repubblica che ripudia la guerra come strumento di risoluzione delle controversie internazionali. Dossetti era un uomo di pace, che ha lavorato per la pace, nel breve periodo in cui si è occupato di politica. Poi ha deciso di farsi uomo religioso e come tale ha aumentato l’impegno a favore della pace, alimentando un rapporto particolare con la terra che Robi Damelin qui oggi rappresenta.

“L’amore per Israele, la terra dei Padri, degli ebrei ma anche dei cristiani: un amore, un affetto che ha portato Dossetti ad essere presente in Israele per lunghi periodi e a fondare comunità religiose in Terra Santa. La chiamiamo così perché il fondatore della nostra fede cristiana viene da lì, anche dal popolo che Robi Damelin rappresenta.

“Sono molto colpito dalla lezione che Damelin oggi ci ha ripetuto. Lei è una donna che ha esperienza del dolore indicibile, quello di una madre di fronte all’assassinio di un figlio. Non c’è dolore più grande. E lei ha deciso di fare qualcosa perché questo non si ripeta, perché l’odio non abbia la prevalenza. E ha deciso assieme ad altri di partecipare alla fondazione di questa organizzazione, Parents Circle, in cui sono presenti persone che hanno esperienza del dolore: un luogo in cui ci si scambia il dolore reciprocamente, per vedere se questi dolori soggettivi siano in grado di generare una stagione nuova. Partire dal dolore personale per eliminare l’odio e quindi la ragione della guerra: è una lezione straordinaria.

“In Europa – ha concluso Castagnetti – abbiamo memoria di una vittima della barbarie nazista, il filosofo e teologo Dietrich Bonhoeffer, che riconosceva che il dolore esercita una certa autorità. Diceva: noi abbiamo il dovere di inchinarci di fronte all’autorità del dolore. Chi ha vissuto il dolore è una persona autorevole, la sua autorità è una autorità morale. Allora di fronte a questa lezione che Robi Damelin oggi ci ha riconfermato, come Giuria del Premio per la pace Giuseppe Dossetti abbiamo voluto semplicemente inchinarci di fronte a lei, che rappresenta l’autorità del dolore, che è l’unica da cui si può partire per capovolgere la logica della guerra, la logica della violenza che è la logica dell’odio. La ringraziamo di questa testimonianza”.

PARENTS CIRCLE – Il Parents Circle è una organizzazione congiunta israelo-palestinese di cui fanno parte circa 700 famiglie, che hanno perso un familiare stretto a causa del conflitto tra Israele e Palestina. L’organizzazione è impegnata in attività di contrasto ai discorsi d’odio, soprattutto nell’ambito educativo, e promuove dialogo, tolleranza e rispetto della dignità di tutte le vite, testimoniando in incontri pubblici e attraverso i media. Sue portavoci sono appunto Robi Damelin, in questi giorni a Reggio Emilia per una serie di incontri pubblici di testimonianza, e Laila AlSheikh.

NOTA BIOGRAFICA – Robi Damelin, ortavoce del Parents Circle (Forum delle famiglie vittime del conflitto israelo-palestinese), è nata a Johannesburg, in Sudafrica, nel 1945. È immigrata in Israele nel 1967. Prima di allora si è impegnata nel movimento anti-apartheid. Nel marzo del 2002, il figlio della signora Damelin, David, viene ucciso da un cecchino mentre presta servizio militare come riserva. David aveva 28 anni e stava terminando un master in filosofia dell’educazione all’Università di Tel Aviv, nella convinzione che l’istruzione potesse fare la differenza in Israele. Dopo la morte di David, Robi sente il forte bisogno di fare qualcosa per impedire ad altri genitori di vivere il terribile dolore della perdita di un figlio a causa del conflitto. Chiude la sua società di pubbliche relazioni e si dedica interamente al Parents Circle-Families Forum (Forum delle Famiglie in Lutto).