Reggio. Il “non expedit” del vescovo Morandi

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La per certi versi clamorosa presa di posizione pubblica di Confcooperative Terre d’Emilia contro l’iniziativa del vescovo Morandi ha portato allo scoperto lo sconcerto che in realtà, da alcuni giorni, pervade tutta la comunità cattolica reggiana dinnanzi a questo non expedit, davvero inatteso, che ha sollevato più di un dubbio e anche qualche malumore tra gli stessi parroci.

Vediamo perché, sgombrando innanzitutto il campo da ogni dietrologia o sospetto, perché è inutile domandarsi cui prodest? o cercare fantomatici ispiratori, politici o meno. Questa missiva non intende danneggiare o favorire questo o quel candidato (Massari o Tarquini, per intenderci) e nemmeno questa o quella eminenza bianca, porpora o grigia che sia (in ordine rigorosamente alfabetico Bonferroni, Caselli, Castagnetti, Delrio, il cardinal Ruini).

Non ci sono loro, ma vi è probabilmente dell’altro – e vedremo cosa – dietro la lettera vergata il 2 febbraio dal vescovo di Reggio Emilia e Guastalla che 24Emilia pubblica in esclusiva. Ma a destar stupore e qualche malcontento è soprattutto il modo con il quale il vescovo Morandi, dopo due anni in cui si è sempre tenuto ben distante (a differenza del suo predecessore Camisasca) dalle dinamiche socio-politiche reggiane, ha deciso di entrarvi in modo così scomposto e, verrebbe da dire pur con tutto il rispetto, un poco superficiale. Senza quell’alto profilo – nel senso di fede e riflessione biblica – che ha fin qui caratterizzato la predicazione di un vescovo che pure nel suo comportamento pastorale ed evangelico ha dimostrato grande vicinanza ai temi sociali.

Solo perché non si fa i selfie e non li posta su un profilo social che grazie a Dio non ha (i fake non valgono), non va infatti ignorato che il vescovo Morandi è spesso in carcere in visita ai detenuti ed è spesso vicino ai poveri, a chi soffre, agli ultimi. Non stupisce, dunque, la sua attenzione anche a tematiche sociali, ma semmai – appunto – il modo con cui per la prima volta su queste tematiche Morandi si è espresso. E in modi così severi e rigidi. Perché se è vero che tanti niet erano già stati pronunciati ed erano già noti (a sacerdoti e diaconi è il diritto canonico a vietare di candidarsi e non tenere riunioni politiche o partitiche nelle parrocchie è indubbiamente cosa buona giusta), è certamente inedita l’estensione del divieto a candidarsi per tutte quelle a figure di servizio nella vita pastorale delle parrocchie elencate anche nelle FAQ che la stessa Diocesi si è vista costretta a pubblicare in fretta e furia: catechisti, lettori, accoliti e ministri straordinari dell’Eucarestia.

Ecco allora che un provvedimento così forte, per altro il primo che vede il vescovo Morandi entrare a piedi pari nella vita socio-politica cittadina, meritava forse ben altre argomentazioni rispetto alla dozzina di righe vergate il 2 febbraio. A maggior ragione, visto l’alto profilo che – per quanto riguarda fede, aspetto dottrinali, riflessioni bibliche – ha fin qui caratterizzato il magistero morandiano.

La comunità cattolica reggiana, insomma, si sarebbe attesa qualcosa in più di una sbrigativa citazione dell’Evangelii gaudium di Papa Francesco e della nota dottrinale con cui già nel 2002 la Congregazione per la dottrina della fede (pontefice Giovanni Paolo II, prefetto Ratzinger) aveva riconosciuto il “diritto-dovere dei cittadini cattolici, come di tutti gli altri cittadini, di cercare sinceramente la verità e di promuovere e difendere con mezzi leciti le verità morali riguardanti la vita sociale, la giustizia, la libertà, il rispetto della vita e degli altri diritti della persona”.

Manca una contestualizzazione alta a un provvedimento tanto inatteso quanto severo e questo appare una stonatura. Resta allora da chiedersi il perché. Non per favorire questo o quel candidato, questo o quel partito, questa o quella fazione, si diceva. Ma semmai, per cercare di evitare il ripetersi di certe tensioni che di recente, in un comune della provincia, hanno visto protagoniste persone al contempo consiglieri comunali (di maggioranza e opposizione) e membri del Consiglio pastorale in un’accesa disputa tra Comune e parrocchia a proposito una scuola materna. Il mischiarsi dei due distinti e contrapposti ruoli –in quella vicenda – ha creato qualche problema e più di un malcontento. Ma la lettera del vescovo, oggi, rischia di crearne ancora di più…