‘Africa’ è la prima esposizione di sempre di Salgado a Reggio Emilia, è stata inaugurata e aperta al pubblico sabato 9 febbraio (ore 17) al Caffè letterario Binario49 e proseguirà contemporaneamente nello stesso luogo e allo Spazio Gerra fino al 24 marzo 2019.
Promossa dall’associazione Casa d’Altri, che gestisce il Binario49, in collaborazione Ics – Innovazione Cultura Società di Spazio Gerra e con il sostegno del Comune di Reggio Emilia, curata da Lélia Wanick Salgado, ‘Africa’ offre in 100 fotografie una retrospettiva su 30 anni di reportage realizzati a partire dagli anni Settanta nell’Africa sub-sahariana, ripercorre l’esperienza dell’autore nel continente africano dalle guerre di indipendenza alle catastrofi naturali, da una natura incontaminata all’incontro con persone sorprendenti.
L’esposizione raccoglie, in una sequenza indicata dall’autore, nella prima parte, al Binario49, il lavoro realizzato nei viaggi e nelle esplorazioni di Salgado tra il 1974 e il 2005 nel sud del continente tra Mozambico, Malawi, Angola, Zimbabwe, Sud Africa, Ruanda, Uganda, Congo, Zaire e Namibia; nella seconda parte, allo Spazio Gerra, i reportage realizzati dal 1973 al 2006 nelle regioni dei Grandi laghi tra Repubblica democratica del Congo, Burundi, Tanzania, Zaire, Kenya Ruanda e nelle regioni sub-sahariane Mali, Sudan, Somalia, Chad, Mauritania, Senegal, Etiopia.
Vincitrice il premio del pubblico M2-El Mundo per la migliore mostra nell’ambito di PhotoEspaña 2007, Africa è un omaggio alla storia, ai popoli e ai fenomeni naturali del continente africano, ma anche una denuncia.
Sebastião Salgado è un fotografo chinato sull’umanità. Ricerca e ama l’umanità come un valore assoluto: le condizioni, le contaminazioni, le relazioni, le migrazioni, dolorose, di cui è protagonista. E’ mosso con responsabilità dalla volontà di documentare, con potenti immagini in bianco e nero, le persone e i loro luoghi antichi e nuovi, le loro culture, il lavoro e la dignità, le apocalissi umanitarie e i riscatti che esse vivono, i paesaggi e i cieli grandiosi e meravigliosi, o devastati, in cui trascorrono le loro esistenze. L’osservare una sua foto, cattura e conduce dritto dentro quel luogo, al fianco di quella persona ritratta.
La sua arte, è stato detto, è un umanesimo narrato con la fotografia.
La mostra sarà a ingresso libero e sarà affiancata da una serie di attività collaterali, tra cui un workshop curato da Juliano Salgado, figlio del fotografo e co-regista assieme a Win Wenders del documentario candidato all’oscar Il Sale della Terra. Ci saranno anche visite guidate e dedicate a scuole o gruppi su appuntamento. Gli eventi collegati – fra cui documentari e interventi culturali – potranno costituire opportunità per approfondire i temi dell’esposizione e le dinamiche geopolitiche internazionali.
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Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
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