Con l’emanazione delle leggi “fascistissime” del 1925-26 e la conseguente restrizione di ogni libertà di espressione, d’organizzazione, di riunione, tutti i partiti d’opposizione furono sciolti. Aumentò pertanto il numero degli antifascisti che scelsero la via dell’emigrazione, piuttosto che sottostare ad ogni sorta d’angherie, di violenze e di umiliazioni. La maggior parte di loro raggiunse la Francia, anche se significative presenze si registrarono pure in Svizzera, Belgio e Austria. La nuova ondata migratoria politica si sommò a quella del 1922, che già aveva creato in territorio francese diversi circoli, associazioni e mutue di stampo socialista. Il compito che ognuno sentiva come un obbligo politico e morale era quello di continuare la lotta antifascista dall’estero, fino alla sconfitta finale del regime fascista.
Il campo socialista si presentò diviso sostanzialmente in due tronconi. Uno si richiamava al PSU e l’altro, più numeroso, al PSI, che grazie a Nenni era riuscito a respingere ogni tentazione d’unirsi ai comunisti. Il PSU, dopo l’assassinio di Matteotti, aveva raccolto attorno a Turati tutto lo stato maggiore riformista, parlamentari, sindacalisti, cooperatori e amministratori. Apertissimo restava quindi il tema della riunificazione socialista. Nenni, già nel 1923 con il suo “Comitato di difesa socialista”, aveva scongiurato la fusione del PSI con i comunisti e nel 1926 con Rosselli aveva pubblicato il settimanale Il Quarto Stato per rappresentare le ragioni storiche e politiche dell’urgenza dell’unificazione di tutti i socialisti.
Il 28 marzo 1927, dopo parecchi incontri tra i principali esponenti politici, nacque a Parigi la “Concentrazione antifascista”, che comprese PSULI, PSI, PRI, CGdL, Lega dei diritti dell’uomo, con lo scopo di formulare un programma e un’azione politica comune per sconfiggere il fascismo.
I comunisti, non intendendo allearsi con partiti diversi dal loro, si autoesclusero dall’organizzazione.
In un secondo momento entrò nella Concentrazione anche “Giustizia e Libertà” di Carlo Rosselli. La Libertà, diretto da Claudio Treves, divenne il suo organo ufficiale. Il primo numero uscì il 1° maggio 1927.
Stretti rapporti politici e personali intercorsero da subito tra gli esponenti dell’Internazionale operaia socialista (IOS), retta da Friedrich Adler, e i dirigenti del PSULI (Turati, Treves) e del PSI (Nenni). Mentre la dirigenza socialista unitaria si presentò convinta e unita, quella massimalista del PSI dovette superare molti ostacoli prima di aderire alla Concentrazione, che venne considerata il primo significativo passo verso l’unificazione socialista.
Nenni, essendone perfettamente consapevole, si rivelò il più determinato nel raggiungere l’unità socialista al più presto, passando necessariamente anche attraverso l’adesione alla Concentrazione antifascista.
Mentre gli unitari tennero il loro primo congresso in esilio a Parigi il 18 e 19 dicembre 1927, assumendo il nome di partito socialista unitario dei lavoratori italiani (PSULI), i massimalisti del PSI giunsero all’appuntamento dell’unificazione dopo due assise decisive: Il congresso di Marsiglia, del 8-9 gennaio 1930, di carattere organizzativo e quello più politico di Grenoble del 16-17 marzo. Nenni fu il principale artefice dell’operazione che permise finalmente di convocare per il 19-20 luglio a Parigi il Congresso dell’unificazione. Dall’ultima scissione, quella del 1922, erano passati otto anni, ma la realtà era talmente mutata che sembravano trascorsi decenni.
La convergenza si realizzò attorno a due temi; la riconquista della libertà, ricercando tutte le alleanze possibili in campo democratico, come pregiudiziale rispetto a qualsiasi altro obiettivo e l’adesione all’Internazionale per dare alla lotta antifascista un respiro e una risonanza internazionale. Solo il gruppo guidato da Angelica Balabanoff si dichiarò contrario all’operazione e prese una strada autonoma.
I delegati arrivarono da ogni regione della Francia, dall’Inghilterra, dal Belgio, dal Lussemburgo, dall’Austria.
L’Internazionale fu presente con il suo presidente, Emile Vandervelde, con il segretario Friedrich Adler e autorevoli delegazioni dei vari partiti socialisti europei. Il programma d’azione politica venne indicato intorno a due direttive: verso l’Italia con un lavoro sistematico in tutti i luoghi di lavoro- relatore Buozzi- per promuovere agitazioni volte a riconquistare la libertà sindacale; nel campo internazionale per isolare moralmente, politicamente ed economicamente il regime mussoliniano.
I principali protagonisti del congresso furono certamente Nenni e Saragat (foto). Il primo affermò che “se a Livorno con la scissione è cominciata la nostra disfatta, qui con l’Unità comincia la nostra rinascita”; il secondo sottolineò come causa specificatamente italiana che spiegava l’affermazione del fascismo la mancata rivoluzione borghese-liberale nel risorgimento, e riconfermò la necessità per il proletariato di difendere la democrazia.
L’adesione del nuovo partito all’Internazionale Operaia Socialista lo inseriva nel concerto del socialismo europeo, rafforzando la credibilità del neonato PSI e favorendo la crescita anche numerica degli aderenti.
Al termine dei lavori venne nominata la prima direzione composta da: Ugo Coccia segretario politico, Oddino Morgari segretario amministrativo, Turati, Treves e Clerici rappresentanti nella Concentrazione, Modigliani, Nenni e Treves delegati all’esecutivo dell’IOS, Nenni e Pallante e Rugginenti nella redazione dell’Avanti!, Morandi fu invece incaricato di costruire il Centro Interno.
Si stabilì inoltre che Rinascita socialista, la rivista creata dai riformisti, venisse trasformata in un mensile di critica e cultura socialista.
In un documento della direzione del PSI del 20 dicembre 1930 si legge “Il congresso di Parigi ha ritenuto giunta l’ora della ripresa dell’agitazione e della propaganda nel nostro paese, attraverso una rete di gruppi, federazioni di zona, uffici di propaganda, in stretta relazione tra loro e la direzione del partito all’estero…L’attenzione è concentrata sui tre grandi centri operai: Genova, Torino, Milano. Si manifesta il proposito di estendere la riorganizzazione anche a Bologna, Firenze, Roma e Napoli. Quanto ai mezzi, si stabilisce che mentre il partito all’estero dovrà vivere con mezzi propri, i proventi della solidarietà internazionale saranno devoluti integralmente all’azione in Italia”.
Il partito in esilio venne organizzato in nove Federazioni. Cinque coprirono la Francia, una il Lussemburgo, una la Svizzera, una il Belgio e un’altra l’Argentina.
Restava aperto per il momento il tema dei rapporti tra PSI riunificato e GL di Rosselli. Dopo diversi incontri si riconobbe GL come “Il movimento unitario dell’azione rivoluzionaria in Italia” e quindi la possibilità dell’azione comune in quanto entrambe le organizzazioni erano affiliate alla stessa internazionale ed erano impegnate nella lotta al fascismo. Grazie a quell’accordo, GL entrò convintamente nella “Concentrazione antifascista” come membro del comitato esecutivo insieme a PSI e PRI.
Si era così avverato l’ultimo desiderio che Camillo Prampolini aveva confessato al giovane repubblicano Pietro Montasini nel 1926, durante il loro incontro a Milano.
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Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!