Nino Mazzoni e le battaglie per la terra

mazzoni_art

Tra i compagni che aiutarono Camillo Prampolini nell’ultima fase della sua vita a Milano, ci fu un vecchio amico e compagno di partito, che con lui condivise tutte le battaglie, le vittorie e le sconfitte, per affermare i valori politici e morali del socialismo riformista.
Parliamo di Nino Mazzoni, classe 1874, nativo di Fiorenzuola d’Adda (PC), certamente il più noto della piccola colonia di socialisti italiani trasferitasi per motivi di sicurezza nel capoluogo lombardo. Il padre Filippo e la madre, di origine reggiana, Maria Valeriani, lo educarono ai principi democratici e repubblicani di libertà e uguaglianza.

Mazzoni aderì al socialismo in giovane età, venendo arrestato tre volte, nel 1894, nel 1896 per manifestazione anticolonialista e infine nel 1898 per aver promosso e partecipato a una manifestazione per il pane. Laureato in legge, collaborò con Claudio Treves all’Avanti! dal 1911 al 1914, quando, a seguito dell’esito del Congresso nazionale del 1912, ritenne esaurita la sua collaborazione al giornale, essendo la direzione dello stesso stata affidata a Mussolini.

Nel 1913 fu eletto deputato nel collegio di Castel San Giovanni-Piacenza, Parma e Reggio Emilia, restando poi sempre riconfermato fino all’avvento del fascismo. Come parlamentare si interessò molto ai problemi legati all’agricoltura, scrivendo saggi, libri e articoli. Tale passione e competenza furono dovuti alla sua esperienza come ispettore alla Federterra, organizzazione sindacale allora guidata da Argentina Altobelli.

Grande sostenitore della socializzazione delle terre, si scontrò anche con diversi compagni del partito e del sindacato, più propensi ad una visione e a una organizzazione più larga e inclusiva di settori, come i piccoli proprietari, molto presenti nel mondo agricolo. Contrario alle tesi sostenute da Leonida Bissolati, si dimostrò sempre un neutralista convinto, in perfetta sintonia con quanto sostenuto da Prampolini e da Turati.

Mazzoni non mancò nemmeno al “Convegno di concentrazione socialista”, che si tenne a Reggio nella Sala del Tricolore, il 10,11 e 12 ottobre 1920, per definire la linea da tenersi nei futuri congressi nazionali e per porre un freno all’indebita ingerenza degli emissari di Mosca, che intendevano accelerare l’unificazione con i comunisti.

Quando, nel 1922, si verificò l’ennesima scissione in casa socialista, Mazzoni non ebbe nessuna esitazione ad aderire al Partito socialista unitario di Turati, Treves, Prampolini e Matteotti. Nello stesso periodo non privò La Giustizia, organo ufficiale del PSU, della sua collaborazione.

Sempre vigilato e minacciato dai fascisti, nel 1924 subì l’ennesima aggressione, che lo convinse a ritirarsi a vita privata a Milano. Aprì un negozio, chiamato Casa Bella, di oggetti d’antiquariato nel cuore della città. Grazie alla sua attività, fu in grado d’offrire un lavoro al suo maestro Prampolini, quando questi abbandonò Reggio con la sua Giustizia settimanale, per rifugiarsi nel capoluogo lombardo.

Mazzoni fu uno dei più assidui frequentatori della casa di Prampolini, mantenendo i rapporti con gli altri compagni, che saltuariamente lo andavano a trovare. Rimase accanto a Prampolini fino all’ultimo giorno, confortandolo e incoraggiandolo nei momenti più dolorosi. Presente al funerale con pochi altri compagni, cercò in seguito di alleviare in tutti i modi il dolore, la solitudine e le difficoltà anche materiali della figlia Pierina e della sorella Lia.

Al funerale giunse con un enorme mazzo di garofani rossi, come a dimostrare la gratitudine eterna di tutti i socialisti italiani impossibilitati a partecipare di persona alle esequie.


Dopo essere stato condannato nel 1939 al confino a Vasto, si rifugiò in Svizzera, fino al termine della guerra. Dopo la liberazione fu membro della Consulta nazionale e dell’Assemblea Costituente in quota al PSIUP. Nel 1947, con la scissione di Palazzo Barberini, infine, aderì al Partito socialista dei lavoratori italiani, poi PSDI, di Saragat. Nel 1946 fu nominato senatore di diritto. Morì a Bordighera nel 1954.