Viaggio nei carrozzoni del tpl/3

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Concorrenzialità e liberalizzazione  – punti cardine della riforma Burlando del 1997 e della conseguente Legge regionale del 1998 – si sono dunque tradotti negli (almeno) 15 anni ininterrotti di affidamento con gara (più spesso con proroga) dei servizi di tpl su gomma nei bacini di Reggio Emilia, Modena e Piacenza a Seta. Ma giusto perché Seta è nata solo nel 2012: in realtà già da inizio millennio ACT, ATCM e Tempi si erano aggiudicate le prime gare post-riforma. E per quanto riguarda l’apertura ai privati?

Seta Spa, anche nel proprio sito, si presenta come “una società mista, con una quota pubblica detenuta dagli Enti locali di Modena, Reggio Emilia e Piacenza ed una quota privata posseduta da HERM-Holding Emilia Romagna Mobilità Srl e da TPER Spa”. C’è anche tanto di schemino grafico che riporta le quote detenute dai soci privati (49,492%) e quelli che, curiosamente, vengono definiti “soldi pubblici”: il restante 50,508%. Ma quanto sono privati, questi soci privati di Seta che, per altro, sono molto importanti visto che per statuto, pur essendo in minoranza, sono loro a dover nominare l’amministratore delegato e, dunque, a governare l’azienda?

Uno dei due soci privati à TPER (Trasporto passeggeri Emilia-Romagna), una Spa – nata anche lei nel 2012, un mese dopo Seta – che ha come soci  la Regione Emilia-Romagna (46,13% delle quote), il Comune di Bologna (30,11%), la Città metropolitana di Bologna (18,79%). Quote marginali sono in capo all’Azienda consorziale trasporti ACT di Reggio Emilia (3,06%), alla Provincia (1,01%) e al Comune di Ferrara (0,65%), a Ravenna Holding Spa (0,04%) e alla Provincia di Parma (0,04%). La stessa Tper è titolare di azioni proprie per il rimanente 0.16%. I soci di TPER sono dunque interamente pubblici e ben il 95% della società è in mano a tre soli enti: Regione Emilia-Romagna, Comune e Provincia di Bologna. Ma in fondo, si dirà, Tper ha appena il 6,6% di Seta, il vero socio privato sarà questa altisonante HERM-Holding Emilia Romagna Mobilità Srl, che ha nel cassetto ben il 42,8% ed è, dunque, il principale azionista del gestore unico del tpl su Reggio, Modena e Piacenza. Sbagliato.
Ora, capire esattamente cosa sia, cosa faccia e come funzioni l’altisonante HERM-Holding Emilia Romagna Mobilità Srl non è semplice. Un sito – che non si nega a nessuno, neppure ad Agenzia per la mobilità o ad ACT – ad esempio non esiste. Anche in rete, si trovano pochissime informazioni. Per fortuna un sito ce l’ha TPER, e da lì scopriamo che ben il 95%  di HERM è in mano alla stessa TPER (il restante 5% a Nuova Mobilità Scrl). Quindi anche il maggiore azionista ‘privato’ di Seta è in mano, fondamentalmente, a Regione Emilia-Romagna, Comune e Provincia di Bologna.
Eppure, all’inizio, in quel lontano 2012 i privati c’erano davvero in HERM. E comandavano, avendone ben il 45,70% del capitale sociale ai tempi in cui TPER si fermava al 44,75%. Erano i francesi di RAPT Dev Italia, braccio tricolore del colosso Régie autonome des transports parisiens che gestisce il trasporto pubblico nell’Ile de France, a quei tempi interessato ad avviare un percorso di internazionalizzazione, probabilmente puntando sulla concorrenzialità e la liberalizzazione promessi dalla riforma Burlando.
Ma la loro esperienza in HERM è durata davvero poco, appena un paio di anni. Più però di quella a Genova, da dove – dopo essere entrati in AMT, che gestisce il tpl all’ombra della Lanterna – i francesi sono fuggiti dopo pochi mesi ritenendo non sussistessero le condizioni sufficienti di autonomia gestionale per poter realizzare il piano di ristrutturazione industriale necessario. Nel febbraio 2014, RAPT scappa dunque anche da HERM, portandosi via di conseguenza – ad appena 18 mesi dalla sua nomina – l’allora amministratore delegato di Seta, Filippo Allegra (foto), in precedenza manager alla Trambus di Roma e all’Ataf di Firenze, che i francesi dirottano sulla Toscana. Allegra esce anche dal Cda di Seta, dove era entrato nel settembre 2012 su nomina appunto di HERM insieme all’ex sindaco di Correggio Claudio Ferrari e con Pietro Odorici (presidente, nominato dai soci pubblici di Modena: era il presidente di ATCM), Giovanni Andrea Ferrari (nominato dai soci pubblici di Reggio Emilia, ed in particolare dal Comune, per 11 anni presidente di TIL, altro carrozzone pubblico reggiano di proprietà di ACT) e Massimo Garibaldi (consigliere, nominato dai soci pubblici di Piacenza).
Della fuga dei francesi approfitta TPER che – in cordata ad AGI e Nuova mobilità – presenta un’offerta vincolante per l’acquisto, pro quota, dell’intero pacchetto azionario di RAPT in HERM, che torna così interamente pubblica. “L’insieme delle operazioni citate rientra nel percorso di sviluppo che vede TPER quale principale nodo di attrazione dell’aggregazione tra le imprese automobilistiche a livello regionale, in linea con quanto previsto dal Piano industriale approvato dai soci all’atto della nascita della società”, informa soddisfatta, con una nota, la società controllata da Regione, Comune e Provincia di Bologna.
(3, continua)

 

 



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