Il freddo, la pioggia, talvolta la neve, ma soprattutto un format vecchio come il cucco, senza grandi ospiti, senza fantasia. Ogni 7 gennaio a Reggio Emilia va in scena la liturgia della nascita della bandiera nazionale, una liturgia che come tale non evolve e annoia, al punto da essere completamente disertata dai cittadini. Non basta la nullità creativa del Comune o delle altre istituzioni: ci si è messa pure la politica che, portando al governo la destra, fa sì che la ricorrenza venga vissuta con forte imbarazzo dal ceto politico locale, sostanzialmente ancora ideologizzato e incapace di separare l’amministrazione quotidiana dalle appartenenze di cultura e di partito.
Per la sinistra locale si tratterebbe di un’emancipazione dai propri antichi vizi di considerare le istituzioni al di sotto di chi le occupa. Governano i fascisti, quindi non invitiamo nessuno: per quanto i saluti romani levati a Roma nel ricordo della strage di Acca Larentia muovano a netto disgusto, e la coincidenza temporale non aiuti, Reggio Emilia deve infine decidere come comportarsi nei prossimi anni, ossia facendo finta di niente e cercare ospiti “presentabili” (quest’anno Metsola in video, sai che appeal, e un ottimo quanto fuori posto Ezio Mauro) oppure cogliere l’occasione per diventare veramente la città del Tricolore e presentare giornate di festeggiamenti laici ai massimi livelli, coinvolgendo il Quirinale, l’Unione Europea, la Regione, le città della Cispadana. Basterebbe saper pensare in grande: altro che Fotografia Europea, che peraltro funziona benissimo, o i grandi eventi all’Arena. Qui sarebbe in gioco l’identità storica di questa media città emiliana che ancora non sa di avere in mano un tesoro da saper far crescere e affermare a livello mondiale, rivolgendosi direttamente alla struttura fraterna che deve unire il paese.
Tre giorni, un paio di concerti con grandi star, l’invito a tutti i capi di stato e di governo della Ue, la partecipazione stabile del Capo dello Stato se possibile, mostre ed eventi top, le dirette streaming e tv. Un pensiero alto capace di rendere il 7 gennaio la giornata della bandiera italiana, di fatto il compleanno della Repubblica. Troppo ambizioso? Chi non pensa in grande non va lontano. Speriamo che i nuovi amministratori abbiano doti e cultura per capirlo.
I volenterosi della guardia civica unica nota di colore con loro plurirammendate uniformi a ricordare quel glorioso passato che diede origine alla nostra Bandiera ricordo che il primo caduto del Risorgimento era Andrea rivasi della guardia civica appunto
Giustissimo quello che scrive.
Eh, Lei ha proprio delle abilita’ propositive.
Buon proseguimento.
Bravo.