Negli asili nido di Reggio Emilia, definiti “i più belli del mondo”, non c’è più posto per i bambini della sezione Piccolissimi. Lo ha fatto sapere nei giorni scorsi con una lettera pubblicata sul suo sito l’Istituzione Nidi e Scuole d’infanzia del Comune. Nello specifico è stato comunicato che non vengono attivate le iscrizioni nei nidi per i bambini nati tra l’1 giugno e il 30 settembre scorsi, a causa delle liste d’attesa già numerose per i nati nel 2021, nel 2022 ed entro maggio 2023.
Inoltre i cantieri aperti con le risorse del Pnrr comporteranno spostamenti provvisori e l’utilizzo di spazi che abitualmente, dal 2013, venivano dedicati all’apertura delle sezioni dei cosiddetti piccolissimi (cioè i nati fino a maggio dell’anno scolastico di riferimento). Al 20 luglio la lista d’attesa nelle strutture educative del capoluogo emiliano riguardava 327 bambini da 0 a 3 anni, mentre al 1 ottobre 245. Lo scorso anno i posti disponibili per i piccolissimi erano stati 20 a fronte di una ottantina di domande.
Nando Rinaldi, il direttore dell’Istituzione Scuole e Nidi d’Infanzia, rispondendo alla Gazzetta di Reggio, dopo che molte famiglie reggiane avevano da subito esternato il proprio disappunto per la decisione, ha spiegato: “Il calo delle nascite non ha riflesso sul nostro servizio, che anzi registra un costante aumento di richieste sul nido (le nascite sono oggi trainate dalle famiglie di immigrati, ndr). Anzi, c’è un boom di domande”. E ha aggiunto: “Il problema è che abbiamo una lista d’attesa, al primo ottobre, di 245 bambini. Tra le richieste di iscrizione inevase, un centinaio riguardano i Piccolissimi. Ne sono stati accolti venti, in una sezione che per di più comporta un elevato bisogno di personale: il rapporto è di una educatrice ogni cinque neonati. Ma mentre i Piccolissimi perderanno otto mesi, i bimbi per i quali è stata fatta l’iscrizione nel luglio scorso se non iniziano il nido a settembre perdono l’anno. Senza contare che per i neonati di quell’età i genitori hanno altre possibilità, come per esempio il periodo di maternità volontaria o il congedo parentale fino agli undici mesi”. Conclude Rinaldi: “Ci dispiace e siamo consapevoli del disagio. Serve una presa in carico di tutta la comunità, compresi i datori di lavoro, per offrire soluzioni ai genitori. Noi da soli non ce la facciamo”.
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Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!