Interviene duramente la Cisl Emilia Centrale, a pochi giorni dal via della stagione sportiva, in merito alla nuova normativa della Figc che richiede una nuova documentazione particolare per ragazzi extracomunitari dai 10 anni in su, anche se nati in Italia.
Fino al 22 settembre fa c’era lo “Ius soli sportivo” che sanava l’assenza di leggi in materia: solo per i bambini che non si trovavano in Italia al compimento del decimo anno di età era richiesta una documentazione particolare da inviare a Roma, la cui autorizzazione richiede un paio di mesi circa. Ma da quella data, sul bollettino della Figc, è stata pubblicata una nuova normativa che richiede la medesima documentazione per il primo tesseramento di tutti i ragazzi dai 10 anni in su, che siano appena arrivati o che siano qui da tempo o addirittura nati qui. Emblematico, a Reggio Emilia, il caso della società di via Adua, che ha oltre la metà dei giovani figli di genitori di origine africana e che ora, per la Figc, richiede una documentazione aggiuntiva per il cui rilascio occorrono circa due mesi. Non potrà partecipare al campionato della federazione.
“Ancora una volta assistiamo a applicazioni di norme surreali per altro comunicate a dieci giorni dall’avvio del campionato – afferma Domenico Chiatto segretario generale aggiunto della Cisl Emilia Centrale, con delega alle politiche per l’immigrazione -; per di più questo avviene in un ambito sportivo ludico dove, almeno nel gioco, i bambini mai dovrebbero sentirsi discriminati per origine della propria famiglia”.
“Come Cisl riteniamo assurda la scelta della Figc – afferma Chiatto – e rivendichiamo il diritto di ottenere almeno lo ius soli sportivo per i minori. In un mondo sempre più interconnesso e multiculturale questo è un passo cruciale verso la promozione dell’uguaglianza e dell’integrazione sociale”. La negazione delle opportunità assegnando lo status di ‘diverso’ già da questa età può alimentare il disagio sociale.*
“Il riconoscimento dello ius soli , a nostro avviso, dovrebbe valere per tutti i bambini che sono in Italia e figli di genitori extra Ue, indipendentemente dalla pratica sportiva, ora così penalizzata – aggiungono Thambinaghajam joseph, presidente Anolf Reggio Emilia, associazione nazionale oltre le frontiere e Sadid Aziz, responsabile area nord Cisl Emilia Centrale -. Parliamo di bambini e ragazzi che, sebbene non siano nati da genitori italiani, sono parte integrante della nostra comunità. Concedere loro la cittadinanza italiana è un riconoscimento dell’identità che hanno sviluppato in questo Paese, e contribuisce a rompere barriere e a promuovere la coesione sociale.
L’assenza di un effettivo ius soli, ad oggi, impedisce ai minori l’accesso a servizi come questo legati al loro status di cittadinanza. Così facendo perdiamo di vista non solo il loro benessere psicofisico, ma anche quello della nostra società nel suo complesso, poiché cittadini ben istruiti e sani s ono un valore aggiunto per la nostra nazione. Chissà tra l’altro nel nostro paese quante altre situazioni come queste ci sono. Si rimanda tutto al compimento del 18 anno di età e a un relativo esame e intanto, assistiamo a surreali dibattiti su libri, come quello del generale Vannacci, sull’italianità della splendida Paola Enogu, solo per il colore della pelle.Con l’auspicio che la Figc intervenga al più presto per sanare la situazione , crediamo sia giunto momento di dire basta a questa situazione folle”.
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Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
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