Questa mattina centinaia di operai e operaie della Interpump di Calerno hanno scioperato in solidarietà al delegato sindacale Carmine Albano che ha ricevuto dall’azienda un pesante provvedimento disciplinare.
“L’azienda ha accusato il rappresentante sindacale di insubordinazione perché avrebbe alzato i toni in una discussione con un manager, mentre discuteva di questioni sindacali, quindi nell’esercizio del proprio ruolo di rappresentante – spiega Simone Vecchi, Segretario generale Fiom Cgil Reggio Emilia – Si tratta di un gesto di inutile arroganza da parte dell’Azienda. Questo sciopero si poteva evitare se solo la Direzione avesse dato ascolto al nostro suggerimento di non andare oltre la contestazione”.
“Un provvedimento disciplinare così pesante ad un delegato ha uno scopo chiaro: intimidire tutta la Rsu e con essa i lavoratori che si organizzano nel sindacato, limitare la libertà di espressione e quindi la libertà sindacale.” aggiunge Giovanni Prisco, della Fiom di Reggio, che insieme alle Rsu segue le vicende sindacali dell’Interpump – Avevamo avvisato l’Azienda che in caso di pesanti provvedimenti disciplinari ci sarebbe stata una reazione ma purtroppo non siamo stati ascoltati”.
“La risposta solidale quasi unanime degli operai, compresi molti lavoratori con contratti in somministrazione, è la prova che tutti hanno capito il significato sotteso al provvedimento disciplinare: provare a ridurre al silenzio i rappresentanti sindacali” si legge nella nota delle tute blu della Cgil di Reggio.
“E’ fisiologico che nel confronto sindacale si sviluppino situazioni nelle quali i toni si alzino e che, da una parte o dall’altra, si avverta la controparte delle possibili ripercussioni negative che una data iniziativa unilaterale potrebbe avere sullo stato dei rapporti sindacali – prosegue Vecchi – ma se la reazione datoriale è quella di punire individualmente, e con la più grave delle sanzioni disciplinari, il delegato che esercita con fermezza il proprio mandato di rappresentante dei lavoratori nei rapporti con il datore di lavoro, allora siamo ben oltre il fisiologico e il lecito. Siamo di fronte ad una reazione che cerca volutamente di creare tensioni tra lavoratori e azienda, per di più facendo ricorso ad un uso distorto ed illecito del potere disciplinare.”.
Davanti ai cancelli i lavoratori in sciopero hanno espresso solidarietà al collega e si sono stretti intorno ai propri delegati.
“Dopo la firma del contratto aziendale i rapporti sindacali purtroppo sono andati progressivamente e inspiegabilmente peggiorando – continua la nota della Fiom – con diversi episodi in cui l’azienda ha mostrato nessuna propensione al dialogo, e nelle ultime settimane abbiamo visto un’accelerazione in quella direzione. Non si capisce dove si voglia arrivare considerato che alla Interpump quasi otto operai su dieci sono iscritti alla Fiom”.
“La storia delle relazioni sindacali alla Interpump è positiva e costruttiva, così come positive sono le relazioni nelle altre aziende del Gruppo a Reggio (Walvoil e Reggiana Riduttori) per questo siamo fiduciosi che l’azienda ricominci a dare ascolto alle richieste sindacali, senza chiusure precostituite o dannose prove di forza” dichiara Vecchi.
“Nei giorni scorsi abbiamo richiesto un incontro all’azienda per parlare delle tante ore di cassa integrazione che i lavoratori stanno facendo, purtroppo sempre gli stessi e con poca rotazione, perché questo è il vero problema oggi alla Interpump; chiediamo anche la possibilità di modificare in meglio il regolamento aziendale e il regime di pause collettive- spiegano Prisco e Vecchi – Il nostro obiettivo è tenere il confronto aperto, ascoltarsi e dialogare per trovare accordi che migliorino le condizioni lavorative, il clima aziendale e quindi anche l’efficienza complessiva dell’azienda. Purtroppo finora stiamo riscontrando rigidità, poca propensione alla mediazione, e una certa insofferenza al ruolo del sindacato che sembra arrivare dal secolo scorso: auspichiamo che questa insofferenza sia temporanea e si possa insieme migliorare i rapporti”.
“Questo provvedimento disciplinare nei confronti di un delegato che parla a nome dei colleghi non ha molti precedenti negli ultimi venti anni tra le aziende metalmeccaniche reggiane, è un’eccezione negativa nei rapporti, e proprio per questo abbiamo fiducia che questi retaggi di cultura aziendale precedenti allo Statuto dei lavoratori possano essere sanzionati correttamente in tribunale” conclude la nota della Fiom Cgil di Reggio Emilia.
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Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
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