Vasco apre il tour: politici? Solo favole

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Dice Vasco Rossi sui social: “Finalmente Bologna. Con 4 concerti 4 allo stadio Dall’Ara.
Non scontato profeta in patria. Dopo aver fatto tanti concerti tutti intorno, Modena Park, Imola…finalmente quest’anno parte da qui il mio tour.

Per me è un omaggio a questa città che mi ha adottato dall’età di 15 anni, ci sono cresciuto, ci ho fatto l’università, e mi sono formato culturalmente nei miei formidabili anni ’70.

Ho fatto teatro sperimentale, ho scoperto Ionesco, la letteratura americana, Ginsberg, Kerouac, il progressive rock e il grande sogno anarchico di Bakunin.
Sempre da qui ho cominciato ad amare l’arte di scrivere canzoni e sono partito per questa straordinaria incredibile ed inimmaginabile avventura artistica e musicale.
E poi andiamo verso sud, Roma, Palermo (da cui manco da tanto tempo) e Salerno: tutti doppi stadi.
Quest’anno ho saltato San Siro perché era già occupato da troppe Superstar…😜
Vasco Rossi
#vascolive #vascorossi #bologna”.

Dice ancora il Blasco: “Io sono un provocatore. È questo il ruolo dell’artista: provocare le coscienze per mantenerle sveglie”.

Vasco Rossi sul palco dello stadio Dall’Ara di Bologna per quattro date che dopo otto anni lo riportano nella sua città d’adozione, “quella dove mi sono formato e dove tutto ha avuto inizio”. La carica ai 40mila della combriccola, come già nelle date zero a Rimini, lo dà con Dillo alla Luna, un invito a guardare in faccia la realtà. “Perché oggi nell’aria c’è una narrazione piuttosto edulcorata di quelli che vogliono raccontare che va tutto bene, perché in realtà si pensa solo al consenso – spiega il Komandante -. I politici dovrebbero occuparsi di rilsovere i problemi veri, ma io sento solo favole favole favole”. In T’immagini fa nomi e soprattutto cognomi: “Meloni, Berlusconi, Salvini sono favole, ma anche i comunisti e i 5 stelle sono favole”. “Boccio quasi tutti. Si salva solo Pannella, che non c’è più. I politici non fanno gli interessi di questo Paese, ma i loro interessi personali. Adesso c’è una narrazione di grandeur dell’Italia che non è vera. L’Italia non conta niente nel mondo. È una grazia se siamo in Europa”.