Sentenza inghiottita dall’alluvione, dopo 48 anni lo scontro sull’ex Br reggiano Azzolini

azzolini_cascina

Dopo 48 anni si riapre lo scontro su Lauro Azzolini, ex brigatista rosso, montanaro di Casina, oggi 79 anni, negli anni Sessanta-Settanta giovane operaio alla Lombardini e appartenente al cosiddetto “gruppo reggiano” storico delle Br, implicato nella vicenda del sequestro di Aldo Moro, quindi arrestato a Milano e condannato all’ergastolo, oggi libero, e che per gli inquirenti è anche l’uomo che fuggì dalla cascina Spiotta, correva il giugno del 1975, quando in un conflitto a fuoco persero la vita Mara Cagol, brigatista trentina e moglie dell’ideologo degli Anni di Piombo, Renato Curcio, e il carabiniere Giovanni D’Alfonso, caduto sotto un lancio di bombe a mano.

E’ il Corriere della Sera, nella ricorrenza dell’omicidio del presidente della Democrazia cristiana, Aldo Moro, a riportare la notizia della carta giudiziaria mancante, sparita e molto probabilmente distrutta dall’acqua nell’alluvione del 1994.
Lauro Azzolini, a 48 anni dai fatti della sparatoria alla Cascina Spiotta, in cui morirono Margherita Cagol (Mara) e l’appuntato dei carabinieri Giovanni D’Alfonso, rimasero gravemente feriti il tenente Umberto Rocca e il maresciallo Rosario Cattafi, è ritenuto uno dei responsabili sulla base di 11 impronte digitali rinvenute dai Ris e impresse nel memoriale, completo di disegni, per illustrare la dinamica degli eventi che all’epoca fu consegnato a Renato Curcio.

Per questo motivo l’ex Br reggiano è stato iscritto nel registro degli indagati con l’accusa di omicidio. Poi, però, è emerso il problema, lo stesso Lauro Azzolini è uno dei terroristi già inquisiti e prosciolti per lo stesso fatto con una sentenza emessa dal giudice istruttore il 3 novembre 1987.
Ora, dunque, gli investigatori hanno chiesto revocare quell’atto sulla base dei nuovi elementi raccolti. Ma la carta non si trova. Tutte le ricerche al tribunale di Alessandria non hanno dato esito. E la spiegazione sta nel fatto che l’archivio del palazzo giustizia fu travolto dall’alluvione del 1994 e in quell’occasione la sentenza con tutta probabilità è  andata distrutta.

Per la Procura il fatto che il proscioglimento non  si trovi è irrilevante. Mentre al contrario per il difensore di Azzolini non si deve procedere: non si può revocare un atto che non c’è. Ora la parola spetta al giudice.