La Federazione giovanile socialista reggiana si costituisce con qualche anno di ritardo rispetto a quella nazionale. Il ritardo è dovuto al timore del gruppo dirigente del partito che una organizzazione autonoma di giovani possa essere facilmente influenzata dalle tendenze più estremistiche dei sindacalisti rivoluzionari, come è accaduto in quella nazionale, nata a Firenze tre anni prima e guidata da Amedeo Catanesi.
Il partito, d’altra parte, comprendendo già nel suo programma le tematiche giovanili e quelle femminili, non necessita, a parere di Prampolini e seguaci, di un suo doppione. La stessa Giustizia da voce alle loro istanze.
La Federazione giovanile reggiana nasce pertanto, forzando un po’ la volontà dei dirigenti di partito, solo nel 1906 non facendo altro che registrare e collegare tra loro i numerosi circoli giovanili presenti da tempo in provincia. Ancora una volta la realtà è stata più veloce della volontà.
Il primo comunicato della FGS reggiana risale alla celebrazione del 1° maggio 1906. Tra le prime iniziative del giovane e dinamico segretario Giotto Bonini, assumono un certo rilievo la istituzione di una biblioteca circolante per la distribuzione gratuita di libri e la nascita del foglio Le giovani guardie. I temi al centro dell’attenzione giovanile sono sostanzialmente due: l’antimilitarismo e l’anticlericalismo. Dopo aver esitato sull’adesione alla Federazione nazionale perché arroccata nella difesa della sua autonomia e contraria all’adesione al PSI, i giovani reggiani decidono alla fine di un lungo e accalorato dibattito di aderire, nella speranza di poter cambiare la posizione della Federazione nazionale.
Al congresso nazionale di Bologna (24-26 marzo 1907) però lo scontro con i rivoluzionari è violento, tanto che i riformisti e gli unitari, messi in minoranza, si riuniscono a parte e votano l’adesione al PSI e alla Federazione Internazionale Giovanile, adottando il periodico reggiano Le giovani guardie come bollettino ufficiale della nuova Federazione Italiana Giovanile Socialista. Ancora una volta dunque si parte da una scissione, come nel 1892 a Genova con gli anarchici. I vincitori del congresso di Bologna prenderanno con il tempo strade diverse: molti resteranno, seppur in minoranza, nella Federazione giovanile, altri andranno a disperdersi tra i sindacalisti rivoluzionari, gli anarchici e i comunisti.
Qualche mese dopo il periodico Avanguardia, diretto da Arturo Vella, subentrerà a Le giovani guardie come organo ufficiale dell’organizzazione. Al giornale collaboreranno attivamente tre giovani reggiani: Alberto Simonini, Manlio Bonaccioli e Camillo Berneri.
Al congresso nazionale di Reggio del 1908, al quale partecipa attivamente anche Zibordi, viene approvato un documento finale che afferma: “la Federazione giovanile è sorta non come un partito nuovo in antitesi o in contrasto con l’altro, ma come scuola e una palestra nella quale gli istinti ribelli della gioventù dall’ingiustizia sociale creati, siano raccolti e fusi nella forma delle civili lotte proletarie”.
Altri due congressi provinciali si svolgono nel 1909, rispettivamente a Bagnolo e a Cavriago, a conclusione dei quali si decide di intensificare la propaganda antimilitarista con comizi e conferenze e si invitano i giovani coscritti a non adoperare le armi contro i lavoratori. Viene inoltre costituita una cassa per finanziare la propaganda fra i giovani in servizio militare.
Al congresso nazionale di Firenze del 1910, tuttavia, riemergono le spinte massimaliste che hanno in Bruno Fortichiari, futuro comunista, il loro leader. I giovani riformisti pertanto si organizzano per riprendere l’iniziativa e la guida della organizzazione. Svolgono allo scopo incontri interregionali, assemblee provinciali e diversi incontri con i dirigenti del partito. La discussione è centrata quasi esclusivamente sul tema se sciogliersi o continuare la lotta all’interno dell’organizzazione. Fra i giovani reggiani emerge il segretario Manlio Bonaccioli, che al congresso Nazionale di Reggio del 1912 si spende per il non scioglimento della Federazione giovanile, e così in effetti avviene. A questo punto si registra una curiosa situazione. Mentre nel partito i massimalisti vincono il congresso nazionale e si assiste al trionfo di Mussolini, la Federazione giovanile resta a maggioranza riformista, seguendo le orme di Prampolini, Zibordi e Turati. Esattamente il contrario di ciò che era avvenuto nel 1903.
Grazie alla intensa attività dei giovani in città e nelle campagne, la consistenza dell’organizzazione giovanile reggiana aumenta continuamente. Nel 1914, infatti, i circoli sono 43, contro i 34 dell’anno precedente. Gli aderenti superano addirittura i mille soci.
In questo periodo la FIGS reggiana si dimostra ancora più attiva del partito nella propaganda antimilitarista, tanto da rappresentare un fattore decisivo per convincere i giovani, sempre più preoccupati dai tanti e minacciosi venti di guerra, ad aderire alla organizzazione giovanile. La FIGS organizza sul tema dell’antimilitarismo e del rifiuto della guerra diversi convegni e numerose conferenze in tutta la provincia.
Il segretario provinciale Alberto Simonini, reo d’aver assunto in materia posizioni estremistiche viene perfino sfiduciato dalla dirigenza del partito, che non esita così a fare una indebita e pesante invasione di campo. Simonini, pur essendo confermato segretario in un apposito congresso, rinuncia all’incarico.
L’ultimo congresso nazionale prima dell’entrata in guerra dell’Italia si svolge a Reggio nel mese di maggio 1915 e già in quella occasione si nota un calo nelle adesioni e una diminuzione dei circoli aderenti. Durante tutto il periodo di guerra viene incentivata la raccolta di offerte per il “Soldo al soldato”, iniziativa finalizzata a favorire la propaganda antimilitarista all’interno delle caserme, grazie alla diffusione tra i soldati di opuscoli, libri e manifesti contrari al conflitto, così come proposto fin dal 1912 da Manlio Bonaccioli.
Nel dopoguerra il numero degli aderenti riprende ad aumentare raggiungendo nel 1921 i 20.000 iscritti a livello nazionale. Nel 1919 si riorganizzano, perché già presenti anni prima, la “Fanfara rossa” e le squadre dei “ciclisti rossi” per la propaganda nelle campagne. Le tendenze che si affrontano sul piano politico sono, come avviene nel partito, ancora due: quella massimalista e quella riformista. Con la scissione al congresso di Livorno del 1921 e la nascita del PCd’I, la maggioranza dei giovani a livello nazionale passa con i comunisti, mentre la minoranza riformista, che a Reggio, pur con molti abbandoni, resta nel PSI, si riunisce a Fiesole e riconferma l’adesione al partito socialista. In quella occasione il giornale Avanguardia, schierato con i comunisti, viene sostituito con il periodico Gioventù socialista.
Quando poi nel 1922 si consuma l’ennesima scissione del partito con la nascita del Partito socialista unitario, i giovani riformisti si riuniscono nella Federazione Giovanile Socialista Unitaria, che subirà, come tutto il partito, le conseguenze della violenza fascista.
Durante il periodo della resistenza e della lotta partigiana, diversi giovani socialisti contribuiranno, insieme a esponenti di altre forze politiche democratiche, laiche e cattoliche, alla nascita della “Brigata Matteotti”. La FGSI come organizzazione politica rinascerà solo nel secondo dopoguerra.
Ultimi commenti
Anche l' Ordine degli Avvocati di Reggio Emilia .
Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
Diranno, sia a sinistra che a destra, che c'è un disinteresse della politica, in particolare dei giovani, diranno che molti non votano perché pensano che, […]