Alla vigilia dei provvedimenti governativi che porteranno alla conversione in legge del DL Siccità, entrando così nel merito decisionale di queste rilevanti tematiche per il futuro del paese e dei suoi abitanti l’Autorità di Bacino Distrettuale del Fiume Po, insieme alle altre Autorità Distrettuali, è stata ascoltata al Senato della Repubblica dalle Commissioni 8 e 9. Il Segretario Alessandro Bratti ha ribadito la necessità di adottare una strategia complessiva che possa incidere concretamente sulla reale capacità di adattamento e che non può prescindere dal sommare quelle azioni virtuose in grado di migliorare la resilienza dei territori del distretto del Grande Fiume: opere mirate, anche infrastrutturali, laddove se ne manifesti il bisogno più concreto, ma anche cambio di paradigma nella filiera della gestione nel momento di scarsa disponibilità della risorsa idrica da parte degli enti competenti e incentivazione e sostegno al settore agricolo nell’adozione di sistemi di irrigazione di precisione più sostenibili e dove possibile con colture meno idroesigenti.
L’ANALISI
Gli Assessment Report dell’Intergovernamental Panel on Climate Change (IPCC) includono il Distretto del fiume Po nella fascia climatica fra il Mediterraneo ed il Nord Europa, quale zona di transizione della variazione di piovosità, caratterizzata da un alto grado di indeterminatezza previsionale che genera incertezza sugli sviluppi futuri del clima, in particolare sulla distribuzione delle precipitazioni, anche nevose, e sulla frequenza con cui potranno presentarsi periodi siccitosi e temperature superiori alla media storica.
A partire dal 2000 ci sono stati ben sette anni in cui il bilancio idroclimatico (differenza tra precipitazioni ed evapotraspirazione) del Distretto è risultato fortemente negativo con un aumento dell’intensità dei singoli eventi piovosi ma una riduzione complessiva del numero di eventi totali col risultato di un rilevante calo delle precipitazioni medie nel distretto del fiume Po di circa il 20% su base annua e del 35% nel periodo gennaio-agosto. La diminuzione progressiva delle precipitazioni nell’ultimo ventennio ha fatto registrare un decremento significativo della portata media in chiusura di bacino (sezione del Po a Pontelagoscuro) di circa il 20% su base annua e del 45% nella stagione estiva.
Relativamente all’annata in corso, le proiezioni si annunciano in linea con il quadro sin qui delineato e le precipitazioni delle ultime settimane, che localmente hanno anche creato non pochi danni a causa di smottamenti ed esondazioni, non consentiranno certamente di recuperare il deficit idrico accumulato dall’anno scorso.
Ogni anno nel Distretto del fiume Po vengono prelevati mediamente per i diversi usi circa 20 miliardi di metri cubi d’acqua, di cui quasi l’80% è destinato agli usi irrigui mentre la restante parte è destinata a soddisfare gli usi industriali e civili. Gran parte dei volumi d’acqua prelevati provengono da fonti superficiali, ma un contributo importante è fornito dagli acquiferi sotterranei, soprattutto per soddisfare gli usi civili ed industriali.
Il fabbisogno complessivo per i diversi usi risulta essere sostenibile in condizioni di normalità ed abbondanza ma i periodi di siccità, sempre più frequenti e duraturi, osservati negli ultimi anni hanno fatto emergere importanti problemi di scarsità, soprattutto nel settore irriguo.
Maggior domanda e minor disponibilità stanno così rendendo sempre più difficile la gestione della risorsa idrica a scala distrettuale.
Per fronteggiare i problemi che stanno emergendo si deve ricercare una soluzione che richiede riforme strutturali e investimenti che partano dalle modalità con cui viene conservata e allocata la risorsa idrica fino ad arrivare all’ottimizzazione delle tecniche con cui viene utilizzata.
Tutto questo richiederà l’adozione di strategie di adattamento di lungo periodo che andranno attentamente studiate e che dovranno interessare tutte le componenti che generano una domanda di risorsa idrica probabilmente non più sostenibile.
Le proposte di modifica al testo del DL cosiddetto Siccità avanzate da questa Autorità vanno esattamente in questa direzione e rappresentano il tentativo di armonizzare il disegno del Governo con il quadro istituzionale esistente.
In tal senso, senza alcuna pretesa di stravolgere i contenuti del decreto, ma semplicemente andando a redistribuire in capo ai diversi soggetti le funzioni da questo previste, si va ad attribuire a ciascuno degli attori in gioco un ruolo preciso evitando sovrapposizioni di funzioni che rischierebbero di essere controproducenti (vedi le funzioni di “controllo e verifica” dell’operato delle Regioni in materia di attuazione delle disposizioni di cui all’art. 146 del D.lgs. 152/06 che vengono ricondotte in capo alla Cabina di regia e non al Commissario o le funzioni relative alla gestione della risorsa idrica che, non avendo carattere di eccezionalità, vengono ricondotte in capo all’Osservatorio e non al Commissario). In questo modo, la legge di conversione del decreto andrebbe ad introdurre nel quadro normativo vigente gli aggiustamenti necessari per garantire il governo della risorsa nella fase di transizione ecologica che stima vivendo.
In quest’ottica, non si può che plaudire all’introduzione degli Osservatorio per gli utilizzi idrici quali organi statutari delle Autorità di bacino distrettuali quali sedi riconosciute di composizione degli interessi economico-sociali territori che fanno capo ai diversi territori in relazione all’utilizzo della risorsa in condizioni di scarsità.
In relazione a questi ultimi, atteso che, come più volte evidenziato finora, il problema della gestione della risorsa in condizioni di scarsità sarà una costante nei prossimi anni, è opportuno che le funzioni di regolazione degli invasi, in ragione della rilevanza che questi hanno nella gestione della risorsa disponibile e dell’influenza che la loro regolazione può avere nella formazione dei deflussi dei corsi d’acqua di valle (vedi regolazione dei grandi laghi nel Distretto del fiume Po), vengano attribuite agli Osservatori onde evitare che la gestione di queste opere diventi esclusivo appannaggio dei territori in cui esse ricadono.
Chiaramente, per sostenere l’impatto che l’attribuzione delle nuove funzioni potrà avere sulle Autorità di distretto, queste ultime dovranno essere messe nelle condizioni di operare al meglio. In tal senso, data la rilevanza del distretto del fiume Po che, estendendosi per quasi 90.000 chilometri quadrati e comprendendo ben otto regioni (Piemonte, Valle d’Aosta, Liguria, Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, Toscana, Marche), la Provincia autonoma di Trento e parte del territorio francese e svizzero, rappresenta un’area strategicamente rilevante per il Paese, sarebbe opportuno che la relativa Autorità di distretto venisse messa nelle migliori condizioni per operare. Pertanto, sarebbe opportuno che il fondo di funzionamento a questa dedicato venisse almeno in parte reintegrato delle risorse che le sono state recentemente tagliate in sede di legge di Bilancio 2023 senza nessuna motivazione (2 milioni a fronte dei circa 4,5 milioni tagliati).
Si propone, infine, l’introduzione di alcune disposizioni specifiche utili al fine di consentire la prosecuzione delle attività di progettazione e realizzazione di infrastrutture idriche strategiche per il distretto del fiume Po. In particolare, si propone l’introduzione di alcuni commi all’art. 4 del testo del decreto che risultano essere funzionali ai fini della realizzazione degli interventi di cui al PNRR che interessano direttamente l’asta fluviale del fiume Po rispetto al quali preme evidenziare la strategicità del progetto di rinaturazione del fiume Po quale misura di adattamento ai cambiamenti climatici sviluppata in coerenza con la pianificazione distrettuale di rilevanza europea. Inoltre, si propone l’inserimento di un articolo 4 bis allo scopo di dare certezza alla progettazione di alcune infrastrutture nel distretto padano volte a dare risposte rapide ad alcune criticità di particolare rilievo determinate dalle ricorrenti crisi idriche, tra cui la barriera anti-intrusione del cuneo salino nel Delta del Po e i due invasi della Val d’Enza e della Val di Lanzo, finanziata attraverso il DM Infrastrutture e mobilità sostenibile del 29 agosto 2022, n. 259, confermando l’applicazione della normativa del D.lgs. 50/2016 (Codice degli appalti) sulla base del quale era stato avviato l’iter.
In conclusione, come Autorità di distretto del fiume Po, ci auguriamo che la conversione in legge del Decreto contribuisca a migliorare il sistema di governo della risorsa, andando a delineare un sistema di poteri dove a ciascuno degli attori in gioco vengano attribuite funzioni chiare e pienamente “esercitabili” in attesa di riuscire ad avviare una nuova stagione di pianificazione e programmazione che, anche attraverso l’individuazione di una nuova visione del territorio, ci consenta di affrontare la transizione ecologica in atto.
Ultimi commenti
Anche l' Ordine degli Avvocati di Reggio Emilia .
Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
Diranno, sia a sinistra che a destra, che c'è un disinteresse della politica, in particolare dei giovani, diranno che molti non votano perché pensano che, […]