Percorsi di Liberazione (e d’arte)
Gli itinerari di storia e memoria che vi proponiamo coincidono con la data ufficiale della Liberazione di Reggio: 24 aprile 1945, martedì pomeriggio (nella foto di copertina di Istoreco, partigiani in via Ariosto). «L’alba un po’ caliginosa del 24 aprile – scriveva Negri (Sergio Vecchia) membro del Cln provinciale – trovava le strade di Reggio stranamente vuote. Molti, specie alla periferia, avevano passato la notte insonni. Non si sentivano rumori di apparecchi, ma solo, di tanto in tanto, boati lontani, verso oriente…».
Le truppe naziste e fasciste avevano lasciato la città fra il 22 e il 23 aprile. La Liberazione di Reggio, infatti, non avvenne con l’attuazione di un piano insurrezionale vero e proprio, le forze partigiane della montagna si unirono a quelle alleate lungo le statali per Scandiano (Due Maestà e Buco del Signore) e per il Cerreto (Rivalta e San Pellegrino).
Il problema più grave di quel giorno (e dei giorni successivi) fu la presenza in città dei franchi tiratori fascisti, annidati a Porta Castello, sulla torre del Bordello, sulla chiesa di San Giorgio (via Farini), in Ghiara, sulla Galleria Parmeggiani, sulla chiesa di San Pietro, sui tetti dell’attuale museo Spallanzani, alla caserma Zucchi e altrove. Delle truppe tedesche, invece, era rimasto ben poco, attestate soprattutto a nord della città e in ritirata.
I primi sparuti gruppi partigiani della montagna che arrivarono sui viali della circonvallazione fra Porta San Pietro (Piazzale Tricolore) e Porta Castello (Piazzale Diaz) appartenevano alla 284a Brigata Fiamme Verdi “Italo” e alla 26a Brigata Garibaldi “E. Bagnoli”, mentre i partigiani della 76a Sap e della 37a Gap, già operanti in città, iniziavano le prime azioni contro i nazifascisti.
Noi proponiamo 2 itinerari ricavati dalle non sempre chiare ricostruzioni fatte in quei giorni.
Il 25 aprile gli alleati entrarono in città da Porta San Pietro (Piazzale Tricolore) percosero via Emilia San Pietro verso Piazza d’Armi (della Vittoria) tra da due ali di folla festosa.
Percorso 1: Nel cuore della vecchia Reggio
Da viale Umberto I (SS 63 del Cerreto), 24 aprile, ore 16.30 ca, da sud:
– PORTA CASTELLO (Piazzale Diaz): i franchi tiratori fascisti sparano sui partigiani appena entrati nell’esagono cittadino dai palazzi di Piazza 24 maggio. Imbocchiamo la prima a destra, Viale Monte Grappa, e poi la seconda a sinistra, Via del Guazzatoio, e sbuchiamo in:
– Piazza FONTANESI: Sulla piazza dedicata al pittore Antonio Fontanesi, ampia e alberata, sorge un bel palazzo cinquecentesco del quale si è conservato solo il portico. Da qui anticamente passava il canale del Guazzatoio sui cui si aprivano botteghe per la lavorazione della seta, per la concia delle pelli e per la fabbricazione di candele di sego. Sulla sinistra, dalla parte opposta da dove siamo arrivati:
– Via Ponte Besolario che prosegue in:
– Via del Torrazzo (ora dedicata al partigiano Luciano Fornaciari Slim), poi prendiamo la terza a sinistra:
– Via Dei Due Gobbi, arriviamo in fondo e poi giriamo a destra:
– Via della Croce Bianca, proseguendo diritto arriviamo al:
– MUNICIPIO: «Durante tutto questo tragitto non vedemmo anima viva. Anche la piazza era completamente deserta. Girai lo sguardo e vidi il portone del Municipio leggermente scostato. […] Salito lo scalone, trovammo un mucchio di vetri rotti nell’atrio. […] Uscimmo sul balcone e sostammo un istante a guardare la piazza. In un angolo della stanza c’erano il gonfalone del comune e la bandiera italiana. L’allungai a Gim “Toh, mettila fuori”, gli dissi. Così lui la espose» (G. Giovanelli, La 284a Brigata Fiamme Verdi “Italo”, 2002, p. 365).
Sulla piazza Vittorio Emanule II (oggi Camillo Prampolini) i partigiani sono bersaglio di alcuni franchi tiratori fascisti appostati, probabilmente, sulla torre del Bordello. Un partigiano russo viene ferito leggermente. Credendo che il colpo fosse partito dalla torre del Palazzo del Monte, spara una raffica contro l’orologio del Palazzo che per oltre due anni rimane fermo sulle ore 19,30.
Il palazzo del Comune si erge sul lato sud della Piazza (anche Piazza Grande). È un palazzo del 1400 che nel Settecento ha assunto la forma attuale. Sotto il portico si trovano il busto del generale Cialdini, uno di Camillo Prampolini e un altro di Cesare Campioli (il sindaco della Liberazione); lapidi dedicate ai volontari caduti per l’indipendenza dal 1848 al 1918 (3), ai reggiani decorati di medaglia d’oro al v.m., a Dardano Fenulli (ucciso dai tedeschi alle Fosse Ardeatine), a Giuseppe Mazzini e c’è, dal 1922, il Vessillo tricolore sotto cui sta scritto: “Qui dove nacque – per sempre”. Una lapide dettata da Naborre Campanini e inaugurata da Giosuè Carducci, ricorda che qui venne decretata la nascita della bandiera nazionale (7 gennaio 1797). Nell’interno, all’ingresso, una grande statua di M. E. Lepido, fondatore della città, poi lo scalone del ‘700. e la Sala del Tricolore (XVIII sec.), dove fu tenuto il Congresso della Repubblica Cispadana e decretato i colori della bandiera italiana. La Sala era stata progettata dal Bolognini come archivio della municipalità. Infine due targhe che ricordano la motivazione di conferimento della m.d’oro al v.m. alla Città e i dati relativi al referendum costituzionale del 2 giugno 1946.
Sulla facciata una lapide ricorda come nel vicino palazzo Vescovile fu composta e cantata per la prima volta la «mazurca a Dubroski», che divenne poi l’inno nazionaie polacco. Unita al Municipio è la torre del Bordello, costruita per servire da archivio. Quadrata, ha la parte inferiore, più antica, innalzata ai primissimi del XVI sec. da Antonio Casotti.
La Cattedrale, sul lato est della Piazza, di impianto romanico (costruita secondo la leggenda su quello pagano di Bacco) ha subito più interventi nel corso del tempo. Esempio in tal senso è il marmo cinquecentesco della facciata. Nel vertice della facciata si erge la torre ottagonale e sul balcone si può notare la statua in rame a sbalzo della Madonna, opera di Bartolomeo Spani. Sulla porta maggiore trovano collocazione le statue gigantesche di Adamo ed Eva, opere di Prospero Sogari detto il Clemente, mentre le altre quattro statue in facciata sono dei suoi allievi. Alla sinistra è il Battistero risalente all’XI sec., con un intervento di ripristino nel XV secolo. Tra il 1981 e il 1989 è stato restaurato. Percorrendo il lato destro lungo via Broletto si notano sulla porta minore del duomo due leoni e due colonne romanici e l’architrave rinascimentale. L’abiside, su piazza San Prospero, pare sia stato progettato da Bartolomeo Spani. L’interno del Duomo ha subito profondi cambiamenti
A ovest, unito al Municipio, il palazzo Malaguzzi (sec XIV), famiglia materna dell’Ariosto e, più a nord, il palazzo già Sidoli. La statua – forse opera di Giovan Battista Bolognini, risale al XVIII) – collocata sul pozzo della città, rappresenta il torrente Crostolo e proviene dalla villa degli Estensi di Rivalta (frazione di Reggio Emilia sulla Ss 63 per il Cerreto).
Di fronte al Municipio, e dietro la statua del Crostolo, è il palazzo del Monte di Pietà che fu, fino alla fine del 1400, palazzo del Comune ed era unito con un voltone a quello del Capitano del Popolo (sulla destra). La torre dell’orologio era un tempo quella del Comune, merlata e provvista di una campana. Oltrepassandolo da una delle due vie che lo percorrono sui due lati, sbuchiamo in Piazza C. BATTISTI (ora Piazza del Monte) e con il palazzo dell’ex Monte di Pietà alle nostre spalle, imbocchiamo via Crispi (al civico 3 Casa Scaruffi, sec XVI), che è proprio di fronte a noi, e ci troviamo in:
– Piazza MARTIRI del 7 luglio ’60 sullo sfondo della quale si staglia il Teatro Muncipale “R. Valli” – inaugurato nel 1857.
Alla destra del Teatro si erge il monumento alla Resistenza reggiana inaugurato il 25 aprile 1958. L’opera, in bronzo su base di granito, è dello scultore Remo Brioschi. Subito dietro esso si trova il sacrario in cui sono riporati i nomi e le foto dei 625 caduti della Ressitenza. Prima dell’attuale collocazione, avvenuta nel 1984 e inaugurato in occasione del 40° anniversario della Liberazione, il monumento, in altra forma, si trovava sotto il portico della Galleria Parmeggiani. Il vecchio sacrario fu inaugurato dal presidente della Repubblica Luigi Einaudi il 25 aprile 1950. Poco distante dai due monumenti, sulla nostra destra, nel 1972 è stato scoperto il monumento di Giacomo Fontanesi a ricordo dei 5 reggiani uccisi dalle forze dell’ordine il 7 luglio 1960.
Girando le spalle ai monumenti e fatti pochi passi, superando la fontana che zampilla davanti al Municipale, ci ritroviamo in:
– Piazza della VITTORIA dove il 25 aprile 1945, il giorno successivo a quello dai noi fino qui percorso, la celebrazione della Liberazione fu “disturbata” dal tiro dei cecchini fascisti appostati sui tetti della Galleria Parmeggiani, dell’ex convento di San Francesco (sede dei musei cittadini), della caserma “Zucchi” (oggi sede dell’Università).
La piazza è dominata dal monumento ai caduti, opera dello scultore Alberto Bazzoni, inaugurato il 30 ottobre 1927 in occasione del 5° anniversario della marcia fascista su Roma. Alle sue spalle si estende il
– PARCO del POPOLO (in epoca fascista ribatezzato del LITTORIO) sorto dove era la Cittadella (sec. XIV), abbattuta nel 1848. In essa vi nacque Lodovico Ariosto. I giardini pubblici meritano una passeggiata per le varietà di specie botaniche che offrono e per le varie sculture in essi collocate nel corso del tempo, fra le quali ricordiamo il sepolcro romano dei Concordi (lì sistemato nel 1930) risalente al 41-54 d.c., ritrovato a Boretto (RE).
Percorso 2: Dalla Reggio delle fabbriche, la Gardenia, al Centro storico
24 aprile, ore 16.30 ca, da nord-ovest:
– Via G. GALLIANO (Gardenia), «Appena ricevuto l’ordine corremmo alla cooperativa Cementori a prendere le armi per entrare in città…» (G. Magnanini, Ricordi, 1979, p. 36). Nella via (da via f.lli Manfredi, la SS. n. 63) vi erano le seguenti industrie: Greco e Lombardini e le cooperative: Falegnami, Cementori e Barrocciai. «Mentre superavamo una palizzata della ferrovia secondaria Reggio-Ciano…» eccoci in Via Trento Trieste (Gardenia),
oltrepassata la stazione ferroviaria (lungo il viale sulla destra, poco prima dell’incrocio con Via Bolognesi, partigiano, fino ad alcuni decenni fa c’era la cantina sociale “Gardenia”, mentre subito dopo lo stesso incrocio è la sede della Filippo Re, costruita tra il 1919 e il ’24 su progetto di Ugo Tarchi), proseguiamo dritto lungo il viale e superiamo l’incrocio con la circonvallazione (Viale Isonzo), ci ritroviamo così in:
– Via G. FRANCHETTI, all’incrocio con VIA MONTE PASUBIO, a sinistra, si trova Villa Cucchi mentre e, poco oltre in quest’ultima via, quasi di fronte a VIA VALORIA (ora dedicata al partigiano Paolo Davoli Sartori),
si erge Villa Lombardini luoghi di tortura dei fascisti, in funzione dall’autunno del 1944. Imbocchiano allora Via Valoria (Paolo Davoli) poi a svoltiamo a sinistra:
– Via EMILIA SANTO STEFANO: sulla destra la piazzetta Ugolini con i resti di un portico cinquecentesco di fianco alla chiesa di Santo Stefano (di recente restauro) le cui origini risalgono all’XI secolo. Appartenne ai Templari e poi ai Cavalieri di Malta. Proseguiamo la nostra passeggiata andando dritto verso il centro città e oltrepassiamo Piazza Gioberti (vedi oltre).
«Dopo piazza Gioberti uscirono da un portone due donne giovani che ci salutarono agitando le braccia di gioia, poi una foto ritrae la via Emilia deserta, un’altra con il nostro gruppo con al centro Tarzan e Cesare Melia [il partigiano della famosa fotografia, ndr] … All’altezza dei magazzini Vampa [oggi sede di una libreria] ci corse incontro festoso il cantante Rossi con una rivoltella in pugno».
Percorrendo via Emila S. Stefano, giungiamo tra due ali di alti e vecchi palazzi – ex sede dell’Intendenza di Finanza, 20 (sec XIX) su disegno del Marchelli; Franchetti, 33 (sec. XIX), Palazzo Fossa-Borzacchi, 14 (sec. XVIII), INA, 5 (sec. XVIII), al civico 3 la casa del fisico e matematico Giambattista Venturi – in Piazza C. BATTISTI (ora Piazza del Monte), sul palazzo del Monte si veda Percorso 1. Più drammatico per i partigiani fu l’ingresso in questa piazza: i cecchini fascisti sparavano dai tetti.
«In piazza Del Monte incontrammo i primi partigiani che scendevano dalla montagna … A fianco dell’albergo Posta piazzammo una mitraglia perché sui tetti del Municipio [più esattamente dalla torre del Bordello, ndr] sparavano dei franchi tiratori fascisti. Subito dopo ci spostammo in corso Garibaldi». L’albergo Posta si trova nel Palazzo del Capitano del Popolo costruito nel 1280; nel 1515 divenne Ospizio del Cappello Rosso. Dopo diversi restauri nel corso dei secoli divenne il “Posta” nel 1913 e coincise con il restauro in stile pseudo-rinascimentale della parte occupata dall’albergo ad opera di Guido Tirelli. Sempre in Piazza del Monte, di fronte al palazzo che oggi e sede di una banca, si erge Palazzo Bussetti che risale al 1657. Si narra che il progetto fu di Lorenzo Bernini.
[rielaborazione del mio testo tratto da “Storia e Memoria in Città. Reggio Emilia, mappa storica 1943-1945”, a cura di Glauco Bertani, Michele Bellelli, Francesco Paolella, Istoreco 2006]
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Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
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