di Nicola Bassano
Fellini. Cinema e Sogno.
Fondazione Magnani Rocca – Mamiano di Traversetolo (Parma)
18 marzo – 2 luglio 2023
Nel trentennale della morte di Federico Fellini (avvenuta il 31 ottobre 1993 a Roma a settantatré anni) la Fondazione Magnani-Rocca dedica una mostra al Maestro riminese, per celebrarne il genio e ricordarne l’universo poetico. Un omaggio che i curatori, Mauro Carrera e Stefano Roffi, hanno confezionato ricorrendo alla collaborazione di importanti partners come il Centro Studi e Archivio della Comunicazione dell’Università di Parma (CSAC) e il Fellini Museum di Rimini nonché da numerosi collezionisti privati che hanno fornito parte dei materiali presenti in mostra. La prestigiosa sede espositiva di Mamiano di Traversetolo ha deciso di affiancare l’esposizione felliniana a una mostra dedicata a Felice Casorati, in un ideale e interessante connessione iconografica e concettuale che evidenzia, in alcuni casi, insospettabili aderenze.
Inevitabile, in tal senso, il richiamo al dipinto realizzato dal pittore novarese nel 1921 dal titolo “Le due sorelle” noto anche come “Libro aperto e libro chiuso” inquadrato in una scena del film “La Dolce vita” (1960) collocata nel salotto romano dell’intellettuale Enrico Steiner interpretato magistralmente dall’attore francese Alain Cuny. Un riferimento pittorico spontaneo e puntuale, che utilizza alcuni temi cari a Casorati, come il confronto tra la realtà e il suo ideale, il tormento latente e inesprimibile dell’individuo e la sua incessante ricerca di una realtà armonica ed equilibrata, per raccontare il declino morale e psicologico di un personaggio e più in generale di una società. Nonostante il percorso offra al visitatore un limitato numero di opere, è possibile approcciarsi all’ immaginario felliniano attraverso i vari linguaggi da lui utilizzati. In primis il disegno, strumento prediletto dal regista per sviluppare la sua personalissima idea di cinema.
I suoi schizzi, come diceva l’amico Tonino Guerra, erano preziosi frammenti mentali al servizio dei film, scarabocchi all’interno dei quali si potevano intravedere i personaggi delle storie che stava immaginando; appunti grafici di facce, nasi, baffi e gambe che gli servivano per incominciare a prendere contatto con le sue idee. Insomma, appunti, schizzi e materiali di preparazione utili a domare il suo sterminato immaginario creativo. In mostra sono presenti una decina di disegni realizzati dal regista, quasi tutti provenienti da collezioni private di suoi collaboratori, risalenti alla seconda metà degli anni ’80. La tecnica del bozzetto e della caricatura, imparate dal regista in giovane età, nella redazione della celebre rivista satirica del Marc’Aurelio, al fianco dei giganti dell’umorismo come Marcello Marchesi, Mino Maccari, Cesare Zavattini, Vittorio Metz e Steno, risulterà un’arma fondamentale con cui radiografare, in molti casi con spietata ferocia, la società italiana i suoi ridicoli vezzi e le sue ataviche debolezze. Notevole la sala degli abiti di scena, tutti provenienti dal fondo “Piero Farani” dello CSAC di Parma.
I tre costumi realizzati per il Casanova di Federico Fellini (1976) sono opera di Danilo Donati (che aveva firmato anche la scenografia e l’arredamento), uno dei più grandi costumisti e scenografi del cinema italiano, che per questi abiti vinse l’Oscar nel 1977, il secondo dopo quello ottenuto nel 1969 per il Romeo e Giulietta dell’amico Zeffirelli. Compaesano di Cesare Zavattini, Danilo Donati si formò prima all’Istituto d’Arte di Firenze e quindi all’Accademia di Belle Arti della stessa città, dove frequentò l’atelier di Ottone Rosai. Gli abiti in mostra evidenziano la grande capacità di Donati di trasformare materiali poveri e facilmente deteriorabili in opere d’arte sontuose. L’assoluta fragilità di questi manufatti, pensati per essere realizzati, utilizzati e poi distrutti, ha fatto sì che si perdesse la maggior parte di questo preziosissimo patrimonio. Se ne conservano ancora alcuni importantissimi esemplari a Roma nella Sartoria Farani (oggi diretta da Luigi Piccolo), nel Fondo Donati istituito dagli eredi, nel Fondo Pasolini di Bologna; nell’archivio del Fellini Museum di Rimini, nell’archivio Tirelli a Roma e allo CSAC di Parma.
Di notevole interesse il costume di scena realizzato da Donati per il Mandrake interpretato da Marcello Mastroianni per il film “Intervista” (1987), vera e propria “chicca” dell’intera mostra, omaggio del regista al tanto amato modo dei fumetti. Un amore nato fin da bambino, sulle pagine del Corriere dei Piccoli, leggendo le avventure colorate di “Fortunello” di Frederick Burr Opper e “Felix the cat” di Pat Sullivan oppure il “Little Nemo” di Winsor McCay e “Bibì e Bibò” di Rudolph Dirks. Molto esaustiva la sezione dedicata a manifesti e locandine dei film che ripercorrono l’intera carriera di Fellini, da “Luci del varietà” del 1950, realizzato in co-regia con Alberto Lattuada a “La voce della luna” del 1990, testamento spirituale del regista.
Tanti i pezzi di grande valore e interesse, come il manifesto di Amarcord (1973) realizzato dall’amico Giuliano Geleng partendo da uno schizzo del fratello Antonello, una carrellata in chiave naïf dei principali personaggi del film, un’opera che interpreta fedelmente il sentimento e le atmosfere della pellicola grazie ai colori decisi e nitidi della composizione.
Degna di menzione la locandina disegnata da Andrea “Paz” Pazienza, interpretazione personale del mondo grottesco e sognante raccontato ne “La città delle donne” (1980). Lo sviluppo orizzontale dell’immagine, la predominanza di tonalità blu, nere e rosse, ci regalano una figura misteriosa e affascinante, che nasconde nello sguardo severo e ieratico il senso profondo e sfuggente dell’universo femminile.
Presenti in mostra anche le locandine realizzate da Milo Manara per “Intervista” e “La voce della luna”. Proprio al 1987 risale il primo incontro tra i due nel quale Fellini chiede a Manara le illustrazioni per una sceneggiatura appena pubblicata sul “Corriere della Sera”: nasce così lo uno straordinario fumetto, “Viaggio a Tulum”, apparso su “Corto Maltese”.
Il rapporto tra i due si consolida e Manara, con la stretta collaborazione del regista rielabora uno dei progetti più personali di Fellini dando vita a Il viaggio di G. Mastorna detto Fernet, pubblicato sulle pagine de “Il grifo”.
L’ultima sezione della mostra è un’intensa galleria di scatti fotografici che ritraggono il Maestro al lavoro sul set con attori e collaboratori o in momenti di vita privata. Tanti i volti di grandissimi personaggi del cinema nazionale e internazionale, dalla moglie Giulietta Masina al suo alter ego Marcello Mastroianni, da Donald Sutherland (un indimenticabile Casanova) alla splendida Anita Ekberg, ancora oggi immagine iconica nel mondo della “dolce vita” romana. Vale ancora la pena segnalare i tre scatti realizzati dai fotografi Mimmo Frassineti e Adriano Mordenti che raccontano l’incontro tra Federico Fellini e Andy Warhol avvenuto a Roma nel 1977.
La mostra, inaugurata il 18 marzo rimarrà aperta fino al 2 luglio 2023. Il catalogo, pubblicato da Dario Cimorelli Editore, contiene saggi dei curatori Mauro Carrera e Stefano Roffi, di Eugenia Paulicelli e di Gianfranco Angelucci, scrittore, regista e giornalista, storico collaboratore di Federico Fellini per il quale ha scritto la sceneggiatura del film “Intervista”.
Nicola Bassano, storico del cinema, laureato in Conservazione dei Beni Culturali all’Università di Parma, è stato per quasi un decennio il responsabile dell’Archivio Federico Fellini della Cineteca del Comune di Rimini. Si occupa di ricerca d’archivio, collaborando con musei, fondazioni e istituzioni e promuovendo il cinema italiano e i suoi grandi autori, con un occhio di riguardo per il Maestro Federico Fellini. E’ autore di libri, saggi e articoli sul cinema e l’arte contemporanea. Nel 2020 ha partecipato con un saggio dal titolo Fellini’s Critical Reception in Italy” al libro “A companion to Federico Fellini”, volume che raccoglie i contributi dei maggiori esperti felliniani a livello internazionale. Nel 2021 è uscito il suo ultimo libro dal titolo “Fellini 70” (Bibliotheka Edizioni). Mentre per il prossimo autunno è in uscita il volume, per i 50 anni del film, “Amarcord per sempre”.
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Anche l' Ordine degli Avvocati di Reggio Emilia .
Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
Diranno, sia a sinistra che a destra, che c'è un disinteresse della politica, in particolare dei giovani, diranno che molti non votano perché pensano che, […]