Reggio, a Palazzo da Mosto mostra (gratuita) di Michael Kenna

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Dalla collaborazione tra Amministrazione Comunale di Reggio Emilia, Associazione Viaromaviva e Fondazione Palazzo Magnani è nata l’idea di una mostra dedicata al fotografo anglo-americano Michael Kenna, ospitata nelle sale di Palazzo da Mosto dal 18 febbraio al 19 marzo. Si tratta di un’esposizione fotografica di respiro internazionale che si colloca in un quadrante, quello di via Roma e delle vie attigue, sul quale il Comune ha avviato da alcuni mesi un confronto con tutti i portatori di interesse, le associazioni, i residenti, i commercianti. L’ingresso è gratuito e la mostra sarà aperta tutti i venerdì, sabato e domenica dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 19.

“Siamo particolarmente soddisfatti di questa opportunità culturale, che riteniamo un arricchimento del cartellone artistico della città e un’importante occasione di socialità in una zona di Reggio che sta progettando il proprio futuro assieme all’Amministrazione – affermano gli assessori alla Partecipazione Lanfranco De Franco e alla Cultura Annalisa Rabitti del Comune di Reggio Emilia – Reggio è una città nella quale da sempre protagonismo civico e sapere, vanno a braccetto e anche stavolta si è confermata questa peculiarità. Vogliamo ringraziare l’Associazione Viaromariva e la Fondazione Palazzo Magnani per aver offerto alla città questa mostra, fruibile gratuitamente dalla cittadinanza, dedicata a Kenna, autore apprezzatissimo con un legame particolare con i reggiani”.

L’iniziativa culturale, ad accesso gratuito, è svolta col patrocinio del Comune di Reggio Emilia e in collaborazione con la Fondazione Palazzo Magnani che ha allestito il progetto negli spazi di Palazzo da Mosto e messo a disposizione alcune opere di Michael Kenna provenienti dalla collezione della Provincia. L’Associazione Viaromaviva, nata nel 2001 con lo scopo di valorizzare le attività commerciali artigianali del quartiere di Via Roma, “vede questa mostra come un’opportunità per riportare l’interesse dei reggiani e non solo, verso quest’area del centro storico, favorendo contemporaneamente una migliore qualità della vita nel quartiere – dichiara la presidente dell’Associazione Annarella Ferretti e aggiunge – un particolare ringraziamento va agli sponsor Pittori Cabassi, Sera Security e CNA, che hanno sostenuto e creduto in questa iniziativa”.

Il percorso della mostra si apre con un lavoro quasi inedito di Michael Kenna, un progetto intimo che ha impiegato 10 anni ad emergere dai cassetti del suo archivio. Si tratta di Rafu, la serie fotografica dedicata allo studio delle forme del corpo femminile raccolte negli anni durante i suoi viaggi in diverse città del Giappone e solo recentemente pubblicate. Le donne giapponesi che hanno fatto da modelle erano attrici, ballerine, impiegate, fotografe e praticanti di yoga. “La loro volontà di esprimersi davanti alla macchina fotografica e la loro fiducia nella mia integrità di fotografo ci ha permesso di impegnarci in esplorazioni visive creative e conversazioni”, dice Kenna, che aggiunge “il corpo umano è un miracolo assolutamente sorprendente e misterioso in una miriade di modi”.
L’esposizione prosegue e il visitatore si ritrova a passeggiare in Emilia, in un susseguirsi di scorci del nostro territorio, paesaggi semplici, un albero, una fontana, una collina, ma che nell’immaginario dell’artista si trasformano in oniriche visioni d’argento. Michael Kenna nel suo viaggiare per il mondo alla ricerca di scenari in cui catturare le sue atmosfere di sogno, ha sempre avuto un occhio di riguardo per la città e per la provincia di Reggio Emilia, per lui una vecchia amica che lo accoglie sempre a braccia aperte e di cui subisce tutto il fascino segreto. Tra gli scatti troviamo quindi il castello di Felina che emerge dalle nebbie, la pietra di Bismantova gravata da nubi tempestose; il silenzio ovattato di foglie che cadono in un corridoio di pioppi e di alberi immersi nella neve in una composizione quasi astratta; perfino i nostri giardini pubblici, dove di notte, tra la nebbia leggera, i lampioni si trasformano in bianchi fuochi fatui. Gli alberi sono i protagonisti del paesaggio, quasi un’ossessione per il fotografo, una presenza costante che va a sostituirsi alla figura umana.

L’ultima sala si presenta come una passeggiata tra continenti e terre lontane. Barche, pali diroccati e pietre sembrano sculture sulla superficie laminata dell’acqua. Nella visibile forma della natura, l’osservatore può sentire il potere che rimane nascosto ai nostri occhi. Il mare non ha confini, non ha spiagge, non c’è relazione con la terra che sembra preferisca dialogare col cielo. Mongolfiere sospese su un fondo bianco galleggiano conducendo lo sguardo in cieli agitati da nubi, dall’India, passando dalla Francia al Marocco, concludendo il viaggio in Norvegia. La qualità dello straordinario lavoro di Kenna giace nella sua capacità di restituirci l’immagine di un luogo filtrata dalla sua visione e trasfigurata in un qualcosa di altro, non di questo mondo. La cosa che più impressiona nell’indagare il suo vastissimo lavoro di fotografo paesaggista è la straordinaria unitarietà del clima luminoso delle sue fotografie. Che lui fotografi in Giappone, in Emilia o in Egitto, le immagini che ne riporta sono tutte illuminate da una luce fisica e da un sentimento costanti, che il fotografo sembra portarsi dietro assieme alla valigia delle macchine fotografiche, e attraverso le quali soltanto gli interessa guardare il mondo. Quello che è assolutamente inconfondibile nelle fotografie di Kenna è la materia, la luce, il clima psicologico. Inconfondibili per la loro grazia silenziosa, declinati in un bianco e nero magico e avvolgente, i paesaggi del fotografo inglese rispondono a un’armonia e a un equilibrio estremi. Kenna punta a un concetto preciso, elimina ogni elemento di disturbo nel suo scatto e si affranca dalla presenza di persone privilegiando tempi lunghi, anzi lunghissimi, in un rigoroso bilanciamento degli elementi all’interno della forma quadrata.

Biografia: Nato a Widnes, vicino Liverpool, nel 1953, in una famiglia operaia numerosa e modestissima, Michael Kenna non riceve stimoli in campo artistico se non dalla sua naturale solitudine e dalla contemplazione. A 11 anni ha la vocazione e sceglie la via del seminario convinto di diventare sacerdote: la passione per l’arte (all’inizio per la pittura) prende il sopravvento e a 17 anni Kenna abbandona la formazione ecclesiastica in favore della Bunbury School of Art, dove entra in contatto con la fotografia, prima di passare al London College of Printing. L’esperienza fotografica diviene innanzitutto esperienza della visione: «ho sempre detto che avrei potuto essere serenamente un fotografo senza pellicola nella macchina fotografica»; Eugène Atget, Bill Brandt, Mario Giacomelli, Josef Sudek, sono i suoi ispiratori tra i fotografi, mentre in pittura ama i romantici inglesi: Turner, Constable. Il suo apprendistato in fotografia è composito: Kenna si avvicina a diversi generi commerciali e a metà degli anni Settanta attraversa l’oceano per iniziare a San Francisco una lunga collaborazione come stampatore con la già anziana fotografa Ruth Bernard, nota per l’originalità dei suoi nudi in bianco e nero e per la sua vicinanza al gruppo f/64. È un percorso fondamentale per l’autore che qui definisce i suoi materiali e gli strumenti; la fotocamera prediletta diverrà (per restare a lungo) la “classica” Hasselblad 500 CM (con un corredo di ottiche dal 40 al 250mm), e la stampa delle immagini, che Michael Kenna farà sempre da sé (come Ansel Adams o Mimmo Jodice) sarà il secondo momento creativo: un’invenzione, un arricchimento, più che un’impeccabile esecuzione tecnica. Chi conosce la camera oscura sa bene quante variabili e quante sfumature concorrono alla creazione di una stampa fine art: ma Kenna rifiuta il concetto di pre-visualizzazione teorizzato da Adams (Il Negativo), il controllo assoluto della gamma tonale che dal negativo trasmigra nella stampa.