Mercoledì 25 gennaio la Direzione investigativa antimafia e i carabinieri hanno eseguito una confisca definitiva di beni, denaro e società, sequestrati per un valore iniziale di 13 milioni di euro, tra le province di Reggio, Modena, Parma, Perugia e Crotone, oltre a conti correnti bancari in Lituania e in Romania, nei confronti di dieci persone, quattro delle quali si trovano in carcere perché considerate appartenenti a una famiglia di stampo ‘ndranghetista originaria di Cutro (in provincia di Crotone) e legata al clan del boss Nicolino Grande Aracri.
Passano dunque all’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata (Anbcs) 23 immobili (quattro dei quali a Reggio, sei a Bibbiano, tre a Vezzano sul Crostolo, nove a Montecchio Emilia e uno a Cutro), quattro terreni (uno a Perugia, uno a Reggio e due a Crotone, per un totale di quasi cinque ettari) e tredici mezzi di trasporto tra auto, scooter e autocarri.
Sono state confiscate anche otto società con sedi in Italia e all’estero (tre a Parma, una a Reggio, una a Modena e tre in Romania) operanti a vario titolo nel settore delle costruzioni, una ditta individuale con sede a Montecchio Emilia (in provincia di Reggio) e 45 rapporti finanziari tra conti correnti, libretti, polizze, cassette di sicurezza, carte di debito e carte di credito tra Italia, Lituania e Romania: dieci di questi erano intestati a società, 35 invece erano intestati a persone fisiche (per la maggior parte alle dieci persone destinatarie della misura).
Nel 2014, su richiesta del direttore della Dia, era stato disposto dal tribunale di Reggio un sequestro in via d’urgenza, sottoponendo i beni alla gestione di un amministratore giudiziario. Il sequestro era stato richiesto dagli investigatori del centro operativo Dia di Firenze, che avevano rilevato – da parte di un familiare di uno dei soggetti “attenzionati” – tentativi di distrarre ingenti somme di denaro richiedendo la monetizzazione di titoli dal valore di centinaia di migliaia di euro.
Nel 2018 le indagini condotte dal nucleo investigativo dei carabinieri di Modena nell’ambito dell’operazione Aemilia sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta in Emilia-Romagna e dei successivi procedimenti collegati avevano consentito alla Direzione distrettuale antimafia di Bologna di richiedere e ottenere un’estensione della misura di sequestro in atto.
Due anni dopo, nel 2020, è arrivata la confisca dei patrimoni eseguita da Dia e carabinieri. Ora, a seguito del giudizio definitivo della Corte di cassazione, supportato anche dagli esiti della stessa indagine Aemilia, la confisca è diventata irrevocabile.
Gli altri beni già sequestrati in precedenza sono stati venduti, e il ricavato è stato patrimonializzato a favore dello Stato.
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Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
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