Recentemente mi è capitato di consultare il libro dello storico Piercarlo Masini intitolato Eresie dell’Ottocento, edito a Milano nel 1978 per i tipi di Editoriale Nuova, quando la mia attenzione si è soffermata su un piccolo ricordo dell’autore circa il rapporto sentimentale e riconoscente che ha caratterizzato la quarantenne unione tra Filippo Turati e Anna Kuliscioff.
Che il legame d’amore e di pensiero tra i due giganti del pensiero socialista abbia segnato la storia del socialismo italiano del primo Novecento sia universalmente conosciuto è certo, non altrettanto si può dire per alcune manifestazioni d’affetto e di riconoscenza che Turati amava esprimere nei confronti della sua donna con brevi dediche sulle raccolte annuali della sua rivista Critica Sociale.
Il prestigio della rivista derivava dalla collaborazione di illustri personaggi della politica e della cultura del tempo, tra i quali, Leonida Bissolati, Andrea Costa, Napoleone Colayanni, Camillo Prampolini, Claudio Treves, luigi Einaudi, Carlo Rosselli e Giacomo Matteotti.
Le dediche riguardavano un ambito più ristretto, intimo e familiare del loro rapporto, e contribuiscono a darci la misura della statura etica, culturale e politica dei due. Si trattava di attenzioni affettuose, con le quali Turati rendeva merito al pensiero politico e all’intelligenza di Anna e allo stesso tempo testimoniavano il suo immutato amore, nato fin dal 1885.
L’interesse e la curiosità di Masini si sofferma, infatti, su una consuetudine ignota o sottovalutata dai più. Turati alla fine di ogni anno faceva rilegare i numeri della rivista Critica Sociale, di cui era direttore, per regalarli con dedica firmata di suo pugno alla sua amata, senza la quale probabilmente la rivista non sarebbe mai nata.
Kuliscioff aveva contribuito alla nascita della rivista più prestigiosa del socialismo riformista italiano e non cessava di dare il suo prezioso contributo sia occupandosi dell’amministrazione, sia arricchendola con articoli, lettere e saggi. La sua vasta cultura e la sua sensibilità per la giustizia sociale, specie quelle delle donne, l’avevano posta al centro delle tematiche più coraggiose affrontate dalla rivista.
Era convinzione comune che Turati senza il supporto e l’incoraggiamento di Anna avrebbe condotto le sue battaglie per l’emancipazione del proletariato con più difficoltà e meno incisività. Lui stesso, d’altra parte, ne era pienamente consapevole.
Le esperienze politiche passate, l’esperienza libertaria accanto ad Andrea Costa, gli arresti subiti e le tante battaglie per l’acquisizione di maggiori diritti civili e politici delle donne, tra cui il suffragio universale, l’aborto e il divorzio, avevano formato la personalità della Kuliscioff e ne avevano fatto un punto di riferimento politico e umano per tutti i socialisti, non solo quelli milanesi.
Lo stesso giornalista Carlo Silvestri, uno dei più vicini a Mussolini, nel suo libro Turati lo ha detto, ha inteso sottolineare quanto era ben noto: “Il miglior cervello politico del socialismo italiano fu realmente quello della soave e fiera donna, innanzi alla quale non vi fu mai chi non si chinasse deferente e ammaliato, Mussolini compreso”.
Per comprendere meglio la profondità del loro rapporto e l’impegno che la Kuliscioff profuse per il successo della rivista, è bene dunque ricordare alcune tra le più significatrici dediche a lei indirizzate da Turati.
Accanto al ricordo dei felici anniversari trascorsi insieme, nel 1892 Turati volle sottolineare il prezioso apporto dato dalla sua compagna alla nascita della rivista: “Alla cara amministratrice e collaboratrice prepotente, il suo umile e ubbidiente Direttore”. Nel 1896 comparve invece una dedica cifrata, apparentemente incomprensibile, ma che riassumeva in realtà la loro storia: “6.13.40 Terno…secco. Filippo ad Anna”. Il riferimento è ai 6 anni della rivista, ai 13 della vita in comune e ai 40 anni della Kuliscioff.
Nel 1897 scrisse: “Cara Anna, nelle pagine migliori ritroverai te stessa. Ciao Filippo”. La dimensione familiare e paterna comparvero esplicitamente in alcune dediche a partire dal 1901, nelle quali Filippo volle esternare la sua preoccupazione per la cara figliuola (Andreina Costa) non ancora convogliata a nozze: “All’Anna, madre, questa figliuola che presto sarà da marito, il babbo”.
Con il trascorrere degli anni anche le dediche iniziarono a risentire delle fatiche delle tante lotte vissute, non nascondendo la preoccupazione di non disperdere le conquiste raggiunte nonostante la guerra, le divisioni della sinistra e il nascente fascismo.
Nel 1916 troviamo: “All’Anna. Per ora si tira avanti…Filippo” e nel 1918: “Alla sua Anna dopo 28 anni di critica reciproca rimasta sempre sociale”.
Ben presto però arrivarono anche i seri problemi di salute di Anna, la gravità dei quali, essendo lei stessa medico, non potevano ingannarla.
Turati apparve a tutti molto affranto e provato, tanto che i suoi più stretti compagni confideranno di non averlo mai visto così abbattuto e silente.
In seguito alla malattia della sua amata, con crescente apprensione nel 1923 scrisse: “Alla sua Anna verso il nostro crepuscolo con tenerezza rinnovata. Filippo”. L’anno seguente: “Alla sua cara malatina dopo tanti anni con l’augurio e con la certezza di durare e di finire insieme, il suo Filippo”.
L’ultima dedica, rassegnata e senza speranza, fu del 1924: “Alla sua cara verso la fine, Filippo”.
Anna Kuliscioff morirà a Milano il 27 dicembre 1925, quando Turati già si preparava alla vita d’esiliato in Francia, dove avrebbe continuato a combattere contro il fascismo e a riorganizzare le fila socialiste.
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Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
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